“Il nuovo governo definisca in fretta la destinazione dei risparmi che intende ricavare dalla spending review, l’Italia non può perdere tempo”. Il monito al presidente del Consiglio incaricato Matteo Renzi arriva direttamente da Carlo Cottarelli, il commissario nominato da Letta e Saccomanni alla revisione della spesa pubblica per il triennio 2014-2016. Al momento non ci sono stati contatti tra lui e il segretario del Pd, assicura Cottarelli. “Attendo anch’io di sapere a chi dovrò consegnare le mie proposte”, scherza di fronte agli studenti del Clapi, il corso di economia e management delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni internazionali dell’università Bocconi di Milano. Del resto, che a Palazzo Chigi ci sia Letta o Renzi, i conti del commissario non cambiano: “L’Italia dovrà abbassare la spesa primaria al di sotto della media europea di almeno due punti percentuali“, spiega, e avverte: “L’alternativa è avere una tassazione più elevata rispetto agli altri paesi”. Ma niente tagli lineari, questa volta. Anche perché, continua l’ex dirigente del Fondo monetario internazionale, “i tagli facili sono stati fatti, e la spesa pubblica è già scesa del 2% in termini nominali”. Uno sforzo che secondo Cottarelli non basta, perché gli interessi sul debito sono alti e il Pil dell’Italia troppo basso. “Per avere una spesa efficiente servono interventi strutturali, cose che fino a ieri erano considerate tabù”, rilancia. Poi, rispondendo alle domande di alcuni studenti e a quanti paventano un effetto recessivo della diminuzione della spesa, risponde: “Nel 2012 bisognava tassare e tagliare per tamponare il deficit. Oggi si possono destinare più risorse all’abbattimento del cuneo fiscale. Ma bisogna decidere in fretta, perché a seconda dell’obiettivo cambiano gli incentivi da mettere in campo, e soprattutto perché queste riforme hanno bisogno di tempo per dare risultati. E l’Italia di tempo ne ha poco”. E Renzi adesso lo sa di Franz Baraggino