Stabilizzare i lavoratori per incassare gli incentivi e poi delocalizzare. Magari in Albania. È quanto sta avvenendo negli stabilimenti italiani di Teleperformance, uno dei colossi del call center in Italia. La multinazionale francese, nel 2008, ha infatti stabilizzato migliaia di giovani in Italia ricevendo in cambio sostanziosi stanziamenti di denaro dal Governo. L’ultimo “beneficio”, in ordine di tempo, è stato concesso dal Governo con la legge di stabilità approvata lo scorso mese di dicembre.
Nel testo si legge che “l’incentivo ha un importo massimo di 200 euro per lavoratore. Il valore annuale dell’incentivo non può superare 3 milioni di euro per ciascuna azienda e non può comunque superare il 33 per cento dei contributi previdenziali pagati da ciascuna azienda. L’incentivo è riconosciuto nel limite massimo di 8 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016”. Insomma diversi milioni di euro per i prossimi tre anni per premiare un’azienda che ha permesso ai propri dipendenti di guardare con certezza a futuro. Peccato che, qualche settimana dopo questo provvedimento, Teleperformance abbia annunciato di voler trasferire in Albania la commessa vinta con Eni per la gestione telefonica del back office.
La notizia ha scatenato l’ira dei sindacati che hanno denunciato l’atteggiamento dell’azienda spiegando che “questa scelta ci vedrà fortemente contrari. Con la sottoscrizione dell’accordo del gennaio 2013 – hanno spiegato le segreterie nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil – l’azienda ha sottoscritto, con il sindacato ed i lavoratori, un patto che va ben al di là del contenuto dell’accordo stesso. Spostare oggi questa commessa all’estero rappresenterebbe per il sindacato un atto ostile che non potrebbe non avere ripercussioni immediate sui rapporti sindacali in azienda”. Sul piede di guerra, le sigle sindacali hanno chiesto la convocazione “in tempi rapidi” di un incontro per fare il punto sulla situazione “complessiva dell’azienda e delle commesse”.
E a Taranto, intanto, dove lo stabilimento Teleperformance rappresenta la seconda realtà occupazionale dopo l’Ilva, la notizia ha suscitato paura tra i giovani dipendenti. “In un Paese normale, – ha commentato Andrea Lumino della Slc Cgil – a seguito della denuncia fatta dal sindacato, le istituzioni dovrebbero chiamare l’azienda e chiedere se ha adempiuto agli obblighi previsti dalla legge rispetto alla delocalizzazione e bloccare gli incentivi o i finanziamenti pubblici. Non solo. Si dovrebbe informare anche il committente legato all’energia e chiedere se avalla questo discorso. Insomma – ha aggiunto il sindacalista tarantino – se non si risolve il problema a livello politico, i sindacati con i lavoratori avranno sempre mani nude. Noi faremo il nostro, presso tutte le sedi politiche e giuridiche: è ignobile che lavoro buono come quello del back office di questa grande azienda, tra l’altro ben pagato, vada in Albania”.