Dalla Sicilia a Grenoble, passando per Siena, Torino e Poitiers. Questa la storia di Clizia Centorrino, una ragazza di 26 anni dal nome suggestivo e dai tratti tipicamente siciliani, che a 18 anni lascia la sua Messina per studiare Lettere Moderne in Toscana prima, e Culture Moderne Comparate in Piemonte poi, il tutto condito con un intervallo Erasmus di un anno a Poitiers e un intermezzo di 12 mesi come assistente di lingua, sempre in Francia.
Italiana di nascita e francese di adozione, Clizia è oggi una dottoranda in Lettere e Cinema presso l’Université Stendhal 3 di Grenoble, in co-tutela con l’Università di Torino.
La sua scelta di frequentare un PhD in Francia non nasce per caso: “Credo di aver capito sin dal primo colloquio avuto con il mio professore francese che questa sarebbe stata la mia scelta – racconta – dopo avergli consegnato la mia tesi specialistica, si è mostrato subito interessato alla mia formazione e al progetto. Inutile quindi spiegare perché io sia rimasta qui”.
Dopo aver lavorato per alcuni mesi alla Bibliomediateca del Museo Nazionale del Cinema, senza purtroppo essere retribuita, Clizia sceglie di scommettere sul suo futuro, abbandonando affetti, certezze, abitudini e la sua amata Sicilia per trasferirsi all’estero e confrontarsi con un sistema educativo, e non solo, diverso da quello cui era abituata.
“Conoscevo già il modello universitario francese, un sistema che s’interessa ai giovani e alle idee innovative e in cui il ruolo del ricercatore è fondamentale all’interno della vita accademica – continua Clizia – ma ci sono anche molte caratteristiche della politica sociale che apprezzo; un esempio su tutti, le agevolazioni economiche alle quali ha diritto un giovane studente”.
Clizia, infatti, dopo aver vinto a Gennaio un dottorato all’università di Grenoble, è ora in attesa della firma effettiva del contratto, secondo il regolamento previsto dall’università francese, che le permetterà di ricevere un finanziamento a tutti gli effetti. Nel frattempo, dichiara, “sono totalmente in grado di mantenermi grazie all’indennità di disoccupazione che ricevo dallo Stato francese per il mio precedente lavoro di assistente di lingua italiana presso una scuola di Grenoble”.
La Francia, insomma, le appare come il paese dei balocchi, un luogo che offre tutti i mezzi per raggiungere i propri obiettivi, ma non è sempre stato così facile. All’inizio Clizia, così come tutti i ragazzi che, per un motivo o per un altro decidono di cercare fortuna in altri lidi, si è trovata a dover fare i conti con nuovi ambienti ed abitudini, nuovi amici e lingue, insomma una nuova vita. “Integrarsi è stato uno dei passi più difficili da compiere – ci spiega – per quanto mi riguarda, sin dal primo giorno ho cercato di inserirmi nell’ambiente lavorativo e provare a comprendere un sistema scolastico molto diverso. Bisogna avere fiducia in se stessi e, anche se può sembrare retorico, credere nelle persone che ci circondano”.
Lasciare la propria terra, a prescindere da quale sia la meta e il motivo, ci mette di fronte alle nostre più recondite paure, alle nostre debolezze, ma anche a forze che non credevamo nemmeno di avere. Il cambiamento ci spinge a fare un passo indietro rispetto al nostro passato e un passo avanti rispetto al nostro futuro, che si mostra tanto stimolante quanto spaventoso, e questo Clizia lo sa bene.
“Ammetto che svariate volte mi sono posta la domanda se tornare o no in Italia, – conclude – e la risposta è sì, tornerei subito”, ma non sa se crederci veramente, perché stenta ancora a trovare quell’ancora di salvezza che le permetta un sicuro ritorno alla sua terra d’origine.
“Adesso mi preoccupo delle conseguenze – riflette con amarezza – il nostro Paese rischia di diventare veramente un Paese di vecchi. Il Governo italiano non sta pensando a nessuna soluzione possibile per trattenere i giovani talenti. I nostri genitori finanziano in un certo senso il successo di altri Paesi europei perché, alla fine, la fuga diventa la sola alternativa possibile per realizzare i nostri sogni”.
Amartya Kumar Sen, famoso economista indiano e Premio Nobel per l’economia, sostiene che la fuga dei cervelli potrebbe risolversi in un beneficio a lungo termine, qualora quest’ ultimi fossero realmente intenzionati a far ritorno.
La domanda conclusiva di Clizia allora è: “Abbiamo veramente intenzione di tornare?”.