L’uomo da 500 milioni nella vendita da 5 miliardi di navi militari al Brasile si chiama Piero Stefanon Ruzzenenti. Classe 1949, nel cuore è rimasto ufficiale dei paracadutisti. Dopo una vita in Brasile come agente (anche Oto Melara e Selex, gruppo Finmeccanica) e due candidature nel 2006 con il Movimento di Mirko Tremaglia e poi nel 2008 con la Destra di Storace, stava per fare l’affare della vita piazzando 11 fregate (60 per cento Fincantieri e 40 per cento di Finmeccanica) alla Marina brasiliana.
I pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock che indagano per corruzione l’ex ministro Claudio Scajola, l’ex deputato Massimo Nicolucci e l’imprenditore napoletano del settore aeronautico Paolo Graziano, amico dell’allora ministro della difesa brasiliano Jobim, non lo hanno mai identificato né sentito come testimone. Negli atti dell’indagine è stato a lungo intercettato nel 2011 sul suo telefonino brasiliano ma è rimasto sempre un ‘Piero N.M.I”. Fincantieri ha ricostruito la sua versione del rapporto con la società brasiliana in una lunga nota che è la base di un audit consegnato dal gruppo ai pm Woodcock e Piscitelli. “Il 6 Ottobre del 2008 – spiega Fincantieri – la società firma un accordo di “sale representative agreement” con PR International Consulting”, di Ruzzeneneti. Dopo un anno e mezzo di viaggi e contatti Fincantieri “decide di rinnovare, in data 6 Aprile 2010, in anticipo sulla scadenza di Dicembre 2010, l’accordo di assistenza commerciale con PR”.
Nella nota di Fincantieri non c’è scritto ma nel nuovo contratto si prevede, secondo Ruzzenenti, una percentuale del 10 per cento. Cinque giorni dopo, “il 12 Aprile 2010, i Presidenti dei due Paesi firmano un patto di Partenariato strategico Italia-Brasile”. Ruzzenenti è a un passo dai 500 milioni di euro ma il 30 luglio 2010 Fincantieri gli scrive che l’accordo è disdettato. Cosa è successo? Il 24 giugno c’era stato un accordo istituzionale tra governi e Fincantieri decide di far fuori Ruzzenenti perché non è più suo il merito. Ma in quei giorni entra in scena anche un altro potenziale agente. Il 14 settembre 2010 Berlusconi convoca Bono a Palazzo Grazioli: “Berlusconi – racconta Bono ai pm – disse alla presenza di Lavitola di tener presente che Lavitola era il suo fiduciario per il Brasile”. Ruzzenenti racconta al Fatto: “Con la scusa dell’accordo tra governi che era stato reso possibile dal mio lavoro, Fincantieri mi propose, senza mettere nulla scritto, di ridurre la mia percentuale dal 10 all’uno per cento”.
Comunque, nonostante l’ingresso di Lavitola sulla scena e le lettere di disdetta, Ruzzenenti tiene il pallino in mano fino alla primavera-estate del 2011. I pm di Napoli lo intercettano mentre è in partita alla grande e parla con Walter Tarantelli, manager di Telespazio Brasile, e con Alberto Maestrini, direttore delle costruzioni navali militari di Fincantieri, lo stesso che gli aveva disdettato teoricamente il contratto un anno prima. I commenti dei pm Woodcock e Piscitelli sulle conversazioni di ‘Piero’ (non identificato allora) non sono molto favorevoli: “Significativa, in quanto traspare il possibile pagamento di una tangente, è una telefonata intercettata sull’utenza brasiliana di Tarantelli con tale Piero (Ruzzenenti, ndr). Tarantelli dice al suo interlocutore dell’invio di due lettere e chiede un incontro con tale Pedro per perfezionare un accordo.
Nel contesto Piero (Ruzzenenti, ndr) suggerisce un incontro personale con tale Andrade (Sergio Andrade, titolare della Andrade Gutierrez, una grande società brasiliana che sta costruendo lo stadio di Porto Alegre ed è stato uno dei più grandi finanziatori della campagna elettorale che ha portato Dilma Rousseff alla presidenza del Brasile, nell’ottobre 2010, ndr) a questo punto Piero Ruzzenenti chiede esplicitamente a Valter Tarantelli come fare per pagare queste persone e Tarantelli risponde che poi si vedrà”. Poi Ruzzenenti aggiunge “dopo di ciò c’e bisogno che qualcuno vada a parlare con ‘quella’ e le dica di far firmare il contratto” e Walter Tarantelli dice che “a ’lei’ bisogna spiegare la prassi ovvero prima la firma degli accordi e poi solo dopo l’entrata dei finanziamenti si procederà’ al pagamento”.
Probabilmente “la signora” dovrebbe essere Dilma Rousseff da poco eletta presidente del Brasile e a lei bisogna spiegare che prima si fa la firma e solo dopo l’entrata dei finanziamenti si procede al pagamento. Di chi? Questa è la spiegazione che danno i pm napoletani nella richiesta di arresto contro Lavitola nell’estate del 2011: “Il riferimento dei pagamenti alle persone “sta gente” piuttosto che all’affare lascia ipotizzare la necessità di versare una tangente a coloro che verosimilmente si sono attivati per la buona riuscita dell’operazione nel comparto difesa del paese sudamericano”. Giuseppe Bono, l’amministratore delegato di Fincantieri, davanti ai pm sfuma in una riga il suo ruolo e soprattutto non parla dell’importo del 10 per cento della mediazione, che corrisponde quasi perfettamente alla percentuale dell’ 11 per cento della quale aveva parlato il grande accusatore Lorenzo Borgogni. Nel verbale firmato da Bono l’agente è denominato ‘Ruzzinetti’.
Contattato dal Fatto a Rio de Janeiro, Ruzzenenti risponde: “Ma quali tangenti! Erano commissioni lecite per un affare che purtroppo è sfumato. La mia società aveva firmato il 6 aprile del 2010 un contratto con Fincantieri che si impegnava a pagarmi una commissione del 10 per cento. In caso di vendita delle navi per 5 miliardi, PR avrebbe incassato 500 milioni. Tutto legale. Ovviamente avrei dovuto pagare altri soggetti che avevano lavorato all’operazione in Brasile. A me sarebbero rimasti circa 100 milioni di euro mentre il resto sarebbe stato diviso in altre 4 quote da 100 milioni ai gruppi che si erano occupati dell’affare”. Ruzzenenti descrive l’operazione: “le navi sarebbero state costruite da Fincantieri con Andrade Gutierrez, che avrebbe guadagnato circa un miliardo. Andrade era un grande finanziatore della campagna del presidente Rousseff ed era in grado di parlare con lei”.
C’è poi una conversazione del 30 maggio del 2011 nella quale Ruzzenenti “conversa con Maestrini (direttore dell’area militare di Fincantieri) e questi gli dice che lo ha chiamato Pedro e gli ha detto che va tutto bene a parte 50/60 milioni (…) Maestrini dice che lui gli ha dato l’opzione di pagare in ritardo condizionato al fatto di chiudere la negoziazione con i sindacati”. Spiega Ruzzenenti: “Pedro non è un politico ma Pedro Celestino Pereira, titolare di una società, la Icoplan. I 50 milioni sono relativi alla contrattazione per l’acquisto di un cantiere da parte di Fincantieri di un imprenditore, Mauro Campos”. Fincantieri replica: “Il nostro contratto del 2008 con PR International Consulting era in vista di una gara minore alla quale non abbiamo partecipato. Il 30 luglio 2010 abbiamo comunicato alla società che le nostre intese erano superate per l’intervenuto accordo governo-governo, e quindi non più valide. Nessun contratto è stato poi concluso e quindi non capiamo perché si debba continuare a parlare del niente”.
Da Il Fatto Quotidiano del 17 febbraio 2014
Giustizia & Impunità
Fincantieri, la “strana mediazione” da 500 milioni di euro per le navi militari
Per un contratto da 5 miliardi la società era pronta a strapagare un mediatore di Finmeccanica. Nelle intercettazioni un manager del gruppo pubblico spiega che "la signora", forse la presidente Rousseff, avrebbe dovuto firmare e solo dopo sarebbero arrivati i soldi
L’uomo da 500 milioni nella vendita da 5 miliardi di navi militari al Brasile si chiama Piero Stefanon Ruzzenenti. Classe 1949, nel cuore è rimasto ufficiale dei paracadutisti. Dopo una vita in Brasile come agente (anche Oto Melara e Selex, gruppo Finmeccanica) e due candidature nel 2006 con il Movimento di Mirko Tremaglia e poi nel 2008 con la Destra di Storace, stava per fare l’affare della vita piazzando 11 fregate (60 per cento Fincantieri e 40 per cento di Finmeccanica) alla Marina brasiliana.
I pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock che indagano per corruzione l’ex ministro Claudio Scajola, l’ex deputato Massimo Nicolucci e l’imprenditore napoletano del settore aeronautico Paolo Graziano, amico dell’allora ministro della difesa brasiliano Jobim, non lo hanno mai identificato né sentito come testimone. Negli atti dell’indagine è stato a lungo intercettato nel 2011 sul suo telefonino brasiliano ma è rimasto sempre un ‘Piero N.M.I”. Fincantieri ha ricostruito la sua versione del rapporto con la società brasiliana in una lunga nota che è la base di un audit consegnato dal gruppo ai pm Woodcock e Piscitelli. “Il 6 Ottobre del 2008 – spiega Fincantieri – la società firma un accordo di “sale representative agreement” con PR International Consulting”, di Ruzzeneneti. Dopo un anno e mezzo di viaggi e contatti Fincantieri “decide di rinnovare, in data 6 Aprile 2010, in anticipo sulla scadenza di Dicembre 2010, l’accordo di assistenza commerciale con PR”.
Nella nota di Fincantieri non c’è scritto ma nel nuovo contratto si prevede, secondo Ruzzenenti, una percentuale del 10 per cento. Cinque giorni dopo, “il 12 Aprile 2010, i Presidenti dei due Paesi firmano un patto di Partenariato strategico Italia-Brasile”. Ruzzenenti è a un passo dai 500 milioni di euro ma il 30 luglio 2010 Fincantieri gli scrive che l’accordo è disdettato. Cosa è successo? Il 24 giugno c’era stato un accordo istituzionale tra governi e Fincantieri decide di far fuori Ruzzenenti perché non è più suo il merito. Ma in quei giorni entra in scena anche un altro potenziale agente. Il 14 settembre 2010 Berlusconi convoca Bono a Palazzo Grazioli: “Berlusconi – racconta Bono ai pm – disse alla presenza di Lavitola di tener presente che Lavitola era il suo fiduciario per il Brasile”. Ruzzenenti racconta al Fatto: “Con la scusa dell’accordo tra governi che era stato reso possibile dal mio lavoro, Fincantieri mi propose, senza mettere nulla scritto, di ridurre la mia percentuale dal 10 all’uno per cento”.
Comunque, nonostante l’ingresso di Lavitola sulla scena e le lettere di disdetta, Ruzzenenti tiene il pallino in mano fino alla primavera-estate del 2011. I pm di Napoli lo intercettano mentre è in partita alla grande e parla con Walter Tarantelli, manager di Telespazio Brasile, e con Alberto Maestrini, direttore delle costruzioni navali militari di Fincantieri, lo stesso che gli aveva disdettato teoricamente il contratto un anno prima. I commenti dei pm Woodcock e Piscitelli sulle conversazioni di ‘Piero’ (non identificato allora) non sono molto favorevoli: “Significativa, in quanto traspare il possibile pagamento di una tangente, è una telefonata intercettata sull’utenza brasiliana di Tarantelli con tale Piero (Ruzzenenti, ndr). Tarantelli dice al suo interlocutore dell’invio di due lettere e chiede un incontro con tale Pedro per perfezionare un accordo.
Nel contesto Piero (Ruzzenenti, ndr) suggerisce un incontro personale con tale Andrade (Sergio Andrade, titolare della Andrade Gutierrez, una grande società brasiliana che sta costruendo lo stadio di Porto Alegre ed è stato uno dei più grandi finanziatori della campagna elettorale che ha portato Dilma Rousseff alla presidenza del Brasile, nell’ottobre 2010, ndr) a questo punto Piero Ruzzenenti chiede esplicitamente a Valter Tarantelli come fare per pagare queste persone e Tarantelli risponde che poi si vedrà”. Poi Ruzzenenti aggiunge “dopo di ciò c’e bisogno che qualcuno vada a parlare con ‘quella’ e le dica di far firmare il contratto” e Walter Tarantelli dice che “a ’lei’ bisogna spiegare la prassi ovvero prima la firma degli accordi e poi solo dopo l’entrata dei finanziamenti si procederà’ al pagamento”.
Probabilmente “la signora” dovrebbe essere Dilma Rousseff da poco eletta presidente del Brasile e a lei bisogna spiegare che prima si fa la firma e solo dopo l’entrata dei finanziamenti si procede al pagamento. Di chi? Questa è la spiegazione che danno i pm napoletani nella richiesta di arresto contro Lavitola nell’estate del 2011: “Il riferimento dei pagamenti alle persone “sta gente” piuttosto che all’affare lascia ipotizzare la necessità di versare una tangente a coloro che verosimilmente si sono attivati per la buona riuscita dell’operazione nel comparto difesa del paese sudamericano”. Giuseppe Bono, l’amministratore delegato di Fincantieri, davanti ai pm sfuma in una riga il suo ruolo e soprattutto non parla dell’importo del 10 per cento della mediazione, che corrisponde quasi perfettamente alla percentuale dell’ 11 per cento della quale aveva parlato il grande accusatore Lorenzo Borgogni. Nel verbale firmato da Bono l’agente è denominato ‘Ruzzinetti’.
Contattato dal Fatto a Rio de Janeiro, Ruzzenenti risponde: “Ma quali tangenti! Erano commissioni lecite per un affare che purtroppo è sfumato. La mia società aveva firmato il 6 aprile del 2010 un contratto con Fincantieri che si impegnava a pagarmi una commissione del 10 per cento. In caso di vendita delle navi per 5 miliardi, PR avrebbe incassato 500 milioni. Tutto legale. Ovviamente avrei dovuto pagare altri soggetti che avevano lavorato all’operazione in Brasile. A me sarebbero rimasti circa 100 milioni di euro mentre il resto sarebbe stato diviso in altre 4 quote da 100 milioni ai gruppi che si erano occupati dell’affare”. Ruzzenenti descrive l’operazione: “le navi sarebbero state costruite da Fincantieri con Andrade Gutierrez, che avrebbe guadagnato circa un miliardo. Andrade era un grande finanziatore della campagna del presidente Rousseff ed era in grado di parlare con lei”.
C’è poi una conversazione del 30 maggio del 2011 nella quale Ruzzenenti “conversa con Maestrini (direttore dell’area militare di Fincantieri) e questi gli dice che lo ha chiamato Pedro e gli ha detto che va tutto bene a parte 50/60 milioni (…) Maestrini dice che lui gli ha dato l’opzione di pagare in ritardo condizionato al fatto di chiudere la negoziazione con i sindacati”. Spiega Ruzzenenti: “Pedro non è un politico ma Pedro Celestino Pereira, titolare di una società, la Icoplan. I 50 milioni sono relativi alla contrattazione per l’acquisto di un cantiere da parte di Fincantieri di un imprenditore, Mauro Campos”. Fincantieri replica: “Il nostro contratto del 2008 con PR International Consulting era in vista di una gara minore alla quale non abbiamo partecipato. Il 30 luglio 2010 abbiamo comunicato alla società che le nostre intese erano superate per l’intervenuto accordo governo-governo, e quindi non più valide. Nessun contratto è stato poi concluso e quindi non capiamo perché si debba continuare a parlare del niente”.
Da Il Fatto Quotidiano del 17 febbraio 2014
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Amsterdam, 3 feb. –(Adnkronos) - E' nell'ottica di una semplificazione "in linea con i cambiamenti comunicati" a dicembre al momento dell'uscita di Carlos Tavares, la riorganizzazione annunciata questa mattina da Stellantis. Un 'aggiornamento' che rafforza il ruolo delle singole regioni, accorpa ingegneria e software, rilancia su qualità e marketing e vede l'uscita di scena di alcuni top manager. Decisioni - si spiega in una nota - che "consentono il giusto equilibrio tra responsabilità regionali e globali, facilitando la rapidità delle scelte e la loro esecuzione" e "rafforzano ulteriormente l’impegno di Stellantis nell’ascoltare i propri clienti" ponendo "le basi per una rinnovata crescita".
A livello di management, Linda Jackson lascia il gruppo e al vertice del brand Peugeot è sostituita da Alain Favey. Abbandona anche Yves Bonnefont, Chief Software Office, visto che "le attività software sono ora integrate in un’organizzazione di sviluppo e tecnologia del prodotto guidata da Ned Curic allo scopo di semplificare il processo di immissione sul mercato di prodotti e servizi innovativi per tutti i brand in tutti i mercati in cui l’azienda è presente". Nuovo responsabile anche per Jeep, con la nomina di Bob Broderdorf, dal momento che Antonio Filosa - che mantiene il suo attuale ruolo di COO delle Regioni d’America - assume la leadership globale dell’ente Quality, definito "fulcro della promessa dell’azienda ai clienti".
Nuovo capo anche per DS, dal momento che Olivier François - che mantiene la responsabilità di Fiat e Abarth - guiderà un nuovo Marketing Office, per seguire meglio le attività di promozione dei singoli brand e "supportarli al meglio, in particolare attraverso la pubblicità, gli eventi globali e le sponsorizzazioni". Gli enti Corporate Affairs e Communications sono stati uniti sotto la guida di Clara Ingen-Housz e Anne Abboud è stata nominata alla guida dell’unità veicoli commerciali di Stellantis Pro One.
Come sottolinea il Chairman di Stellantis John Elkann "gli annunci di oggi semplificheranno ulteriormente la nostra organizzazione e aumenteranno la nostra agilità e il rigore dell’esecuzione a livello locale. Non vediamo l’ora di guidare la crescita fornendo ai nostri clienti una scelta ancora più ampia di straordinari veicoli a combustione, ibridi ed elettrici”. Confermata la linea sul processo di nomina del nuovo Chief Executive Officer che "è in corso, gestito da un Comitato Speciale del Consiglio d’Amministrazione, e si concluderà entro la prima metà del 2025".
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Siamo vicini ad Antonio Tajani, alla sua famiglia e soprattutto a suo figlio Filippo, vittima di un malore durante una partita di calcio. Gli auguriamo una pronta guarigione, e che possa tornare presto in campo”. Lo dichiarano i capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Esprimo il mio più profondo riconoscimento alla Brigata Sassari per il coraggio, la dedizione e l’alto senso del dovere dimostrato durante tutta la missione Unifil. Ringrazio il generale Messina, con il quale sono sempre rimasta in contatto per essere costantemente informata sullo stato del contingente. I nostri soldati hanno affrontato sfide complesse e delicate, portando avanti il nome dell’Italia con grande professionalità. Il loro impegno ha garantito la stabilità in una regione così fragile, e sono fiera di come abbiano rappresentato la nostra Nazione". Lo ha affermato la deputata di Fratelli d'Italia Barbara Polo, componente della commissione Difesa, al rientro del contingente della Brigata Sassari.
"Da sarda, -ha aggiunto- non posso che essere estremamente orgogliosa nel vedere i miei concittadini impegnati con tanto valore nelle operazioni internazionali. La Brigata Sassari è il fiore all’occhiello del nostro esercito, una realtà che continua a distinguersi per preparazione e coraggio”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Ci mancavano i sedicenti comitati civici che spalleggiano gli occupanti abusivi di immobili a rendere sempre più invivibile il quartiere Esquilino, uno dei più belli di Roma da tempo in mano ad immigrati clandestini e bande criminali. Ne ha fatto le spese un bravo giornalista come Luca Telese aggredito per aver difeso i presidi di legalità che dopo le denunce della Lega le istituzioni stanno predisponendo. Telese chiamato ad un’assemblea pubblica da un sedicente Polo Civico ha avuto l'ardire di affermare che cancellate di protezione dei luoghi di socialità non sono poi da demonizzare. Per difendere la possibilità di vivere in pace e nella legalità all'Esquilino di Roma, come in tutte le periferie d'Italia, è necessario che venga subito definitivamente approvato il ddl sicurezza”. Lo afferma il deputato della Lega ed ex magistrato Simonetta Matone.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Nella loro foga alla ricerca del complotto, di qualcuno su cui scaricare le proprie responsabilità, di uno spauracchio a cui assegnare colpe per nascondere le inadeguatezze del governo Meloni, i colleghi di Fratelli d’Italia hanno nuovamente toccato inesplorate vette di contraddizione. L’ultimo attacco frontale è stato riservato a Gimbe e al suo presidente Cartabellotta, colpevole di aver detto con dati inequivocabili che il decreto dell’Esecutivo sulle liste d’attesa è fermo al palo e che solo uno dei sei decreti attuativi è stato già approvato". Lo afferma Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari sociali della Camera e coordinatore del Comitato politico salute e inclusione sociale del M5S.
"Oltre a usare parole estremamente gravi nei confronti di chi porta avanti con serietà e professionalità un preziosissimo lavoro scientifico a tutela della sanità, il senatore Zaffini -aggiunge l'esponente pentastellato- ha però di fatto confermato i ritardi denunciati da Cartabellotta, sebbene secondo lui siano in realtà tempi record. Una contraddizione decisamente bizzarra. E nel frattempo, i medici di medicina generale operano come meglio credono e la proposta di Forza Italia in merito è ancora ben lontana dal concretizzarsi".
"Al presidente Cartabellotta -conclude Quartini- va tutta la mia solidarietà, visto che ultimamente è stato identificato come avversario politico, alla stregua di una forza di opposizione, come persino Bruno Vespa aveva avuto l’indecenza di dire. Questo attacco scomposto, in ogni caso, non fa che confermare la linea di questa maggioranza: è sempre colpa degli altri. Dai magistrati, a coloro che distribuiscono la benzina, fino a Gimbe”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Il nemico del giorno del governo è la Fondazione Gimbe e in particolare il suo presidente Nino Cartabellotta, accusato da esponenti di maggioranza di essere un bugiardo che falsifica i dati perché ‘cavalier servente’ e comunista. Affermazioni di una gravità inaudita contro un organismo indipendente e autorevole come Gimbe, che fa un grande lavoro di raccolta e verifica dei dati sanitari. La colpa di Cartabellotta? Aver fatto notare che a sei mesi dall’approvazione del decreto liste d’attesa mancano ancora cinque dei sei decreti attuativi, cosa tra l’altro confermata dalla stessa maggioranza". Lo afferma Mariolina Castellone, senatrice M5S e vicepresidente del Senato.
"Ancora una volta, questa destra cerca di trasferire su altri le colpe della propria incapacità e si produce in un costante bullismo contro professionisti che fanno il proprio lavoro, cercando di intimorirli. Per fortuna -conclude l'esponente pentastellata- ci sono i numeri a parlare e a smentire la propaganda di governo. E ci siamo noi a tutelare le voci libere e indipendenti”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Quello delle liste di attesa è un tema che riguarda non solo la salute ma anche la dignità della persona. Un tema che richiede senso di responsabilità e che non riscontro nelle dichiarazioni sparate a raffica da esponenti di Pd, 5 stelle e sinistra. Gli stessi che ci hanno consegnato un Servizio sanitario nazionale allo sfascio e per il quale ci stiamo adoperando per rimetterlo in sesto. Il collega Cartabellotta e la Fondazione Gimbe meritano rispetto, in quanto sono giustificati per la mancata conoscenza del lavoro che il Governo ha messo in campo sui decreti attuativi. Non posso al contrario giustificare i colleghi senatori che siedono nella commissione Sanità del Senato presieduta dal presidente Zaffini o i presidenti di Regione che prendono parte alla Conferenza Stato-Regioni". Lo afferma il senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Sanità in Senato.
"Se non sanno -aggiunge- devo purtroppo arguire che dormono mentre se, come penso, sanno e attaccano il presidente Zaffini, che ha solo voluto puntualizzare il lavoro del Governo in risposta alle valutazioni della Fondazione Gimbe, è grave perché si tratta di un comportamento in grave mala fede. Si può anche non conoscere quanto si stia facendo sul tema, ma il senso di responsabilità vuole che prima di sparare a salve ci si informi e ci si documenti . In questo modo si prenderebbe facilmente atto che quanto annunciato dalla Fondazione Gimbe non è proprio puntuale perché -e lo ha spiegato bene il presidente Zaffini- la situazione riguardo ai decreti attuativi è la seguente: Criteri di funzionamento della piattaforma nazionale e regionali delle liste d’attesa: Il decreto è stato trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni. In attesa del parere della Conferenza Stato Regioni alla quale è stato inviato il 13 settembre 2024".
"Funzionamento della piattaforma nazionale di monitoraggio in coerenza con il modello di classificazione e stratificazione della popolazione, risulta ‘fatto’. Poteri sostitutivi del ministero della Salute in caso di inottemperanza delle Regioni e il rispetto agli obiettivi della legge: decreto trasmesso in Conferenza Stato-Regioni il 6 novembre 2024. Linee di indirizzo per l’attivazione dei sistemi di disdetta da parte dei Cup: il decreto è in fase di definizione da attuare con il Piano nazionale delle liste d’attesa in lavorazione predisposto dalla Direzione generale della Programmazione sanitaria già condiviso con Regioni e Mef. Metodologia per la definizione del fabbisogno di personale del Ssn (superamento tetti di spesa): il decreto è in via di ultimazione. Il Piano di azione per rafforzare i servizi sanitari e sociosanitari (nelle Regioni del Sud destinatarie dei fondi del Piano nazionale Equità e salute): decreto trasmesso alla conferenza Stato-Regioni il giorno 8 gennaio 2025".
"In questo confronto tra Zaffini e i nostri avversari politici -conclude Zullo- si può cogliere la differenza tra noi e loro: noi lavoriamo per mettere riparo agli sfasci che ci hanno lasciato in eredità, loro non sanno andare oltre l’irresponsabile e deleteria polemica sterile, dannosa dell’immagine del nostro Servizio sanitario nazionale”.