Da non sportiva ma appassionata di sport, le Olimpiadi rappresentano l’evento per antonomasia, da seguire a qualsiasi ora del giorno e della notte. Vedere un atleta salire il gradino più alto del podio con in mano il mazzo di fiori, e ascoltare l’inno del suo paese, mi emoziona come nient’altro (va beh, vincere il mondiale ai rigori contro la Francia non ha paragoni).
Ecco una serie di titoli ad effetto letti negli ultimi giorni sui giornali italiani:
“Anna Fenninger, oro e bellezza sul podio“. L’atleta vince il Super G.
“Julia Mancuso, la bella americana arriva terza nella supercombinata”.
“Gli occhi di ghiaccio della sexy atleta estone del biathlon”.
“Komissarova cade: la 23enne russa, una delle atlete più belle delle olimpiadi…”
“Kaetlyn Osmond, la bella del pattinaggio“.
Nella stampa estera, le stesse notizie non riportavano alcun riferimento alle caratteristiche fisiche delle atlete.
Non è che a Sochi manchino atleti di bell’aspetto, Innerhofer e Bode Miller ad esempio non sono certo da buttare via, eppure quando hanno vinto una medaglia, non sono stati descritti come “il bel bolzanino o il bell’americano”.
La bellezza femminile fa più notizia di quella maschile.
E la bellezza cattura più lettori che non la bravura.
Certo, ci sono esempi di atleti che, al di là della loro carriera di sportivi, hanno catalizzato l’attenzione anche sulla loro bellezza, vedi l’evergreen David Beckham, il nuotatore francese Camille Lacourt o il nostro Mirko Bergamasco. Ma le proporzioni non sono comparabili.
Quando l’atleta donna è anche attraente, in Italia diventa quasi un must esaltarne in primis la bellezza rispetto alla qualità della prestazione, come se vincere una medaglia alle Olimpiadi fosse una questione estetica più che di talento!
Certo, il pubblico che segue gli eventi sportivi è caratterizzato più da uomini che da donne e quindi, se il titolo dell’articolo contiene un richiamo sexy e pruriginoso (tipo quello sull’atleta russa che dopo aver vinto il bronzo nel pattinaggio veloce si è sganciata la cerniera svelando, accidentalmente, l’assenza di reggiseno) questo garantirà una readership maggiore.
In Italia, l’ossessione per il fisico non è una novità.
Come ragazzini delle medie, che in mancanza di vocaboli o concetti più articolati, apostrofano l’un l’altro con i “sei grasso”, “hai i brufoli”, “quattr’occhi” “tettona” anche per gli adulti, un tratto fisico può diventare la principale distinzione.
Insultare o esaltare il fisico è più immediato, d’effetto.
Diventa notizia stessa se Brunetta è basso, la Cancellieri grassa, Fassino magro, l’Annunziata strabica, la Boccassini rossa, Obama abbronzato (su quest’ultimo si può stendere un velo pietoso).
Essere belli non è una colpa, è una grande fortuna a prescindere da come si decida di usarla, ma in un contesto prettamente sportivo (al di là che le Olimpiadi siano un grande spettacolo mediatico) non dovrebbe fare notizia.
Molte testate accentuano la bellezza delle donne più che la loro bravura, finendo per diminuirne le capacità, ma non credo si possa parlare di sessismo. Solo di cattivo giornalismo.