Tra scadenze - molto stretti i tempi per andare al voto - e assenza di sfidanti di rango, l'ex primo cittadino e presidente della Compagnia di San Paolo sempre più sicuro della candidatura. I big del Pd contrari all'ennesimo sforzo dei militanti e dell'organizzazione
In Piemonte i big del Partito democratico non vogliono le primarie. Prima l’ex segretario regionale Gianfranco Morgando e ora il suo successore Davide Gariglio reputano che non ci sia bisogno di chiamare i sostenitori a scegliere il candidato alle prossime elezioni regionali. Un nome forte c’è già ed è Sergio Chiamparino. Così l’ex sindaco di Torino è passato dalla Compagnia di San Paolo alla campagna elettorale senza dover superare la selezione. E così il partito mette da parte il suo statuto, molto chiaro su questo punto: “Non si svolgono le elezioni primarie nel caso in cui, nei tempi prescritti dal regolamento, sia stata avanzata una sola candidatura alla carica oggetto di selezione”. A prima vista ci sarebbe ancora tempo per nuove candidature, ma secondo il Pd ci sono alcuni ostacoli.
Innanzitutto è una questione di scadenze. La data più probabile per le elezioni, il 25 maggio, non è così lontana. Mancano meno di cento giorni, ha ricordato Gariglio ai giornali locali. Morgando precisa: “La presentazione delle liste potrebbe essere il 26 aprile. In tal caso il 10 aprile dovrebbe essere tutto pronto”. Il capogruppo in consiglio regionale Aldo Reschigna sostiene che in questo periodo “ci sono altre urgenze oltre le primarie, cioè la costruzione di un programma e di alleanze”. Insomma, l’organizzazione delle primarie farebbe perdere molto tempo e imporrebbe ai volontari un tour de force: “C’è pure un problema di organizzazione e stress dei militanti, che non è indifferente negli ultimi tempi”, dice l’ex segretario regionale.
Mancano poi concorrenti forti. Morgando ricorda che quando era ancora in carica “la segreteria regionale aveva invitato gli iscritti a farsi avanti, ma non è emerso nulla”. Secondo il consigliere Roberto Placido “manca un candidato che possa giocare la competizione. Se ci fosse un concorrente in gamba si farebbero”. Per Reschigna “le primarie sono uno strumento importante solo se ci sono più candidature, altrimenti è un rito inutile”.
Pesa poi lo smacco di domenica, quando solo 25mila persone sono andate a votare alle primarie per l’elezione del segretario regionale: “È l’esito della lunga trafila di voti per i segretari provinciali, nazionali e infine quelli regionali – continua Placido – ma è anche la risposta a quello che è successo al governo. È un chiaro segnale di sfiducia, stanchezza e protesta degli elettori”. Se ci fossero delle primarie per il candidato presidente non si ripeterà il flop: “L’attenzione per il segretario regionale è bassa, per sindaci e governatori invece è più alta”.
Il tema delle primarie dovrà comunque essere sottoposto alla valutazione dei possibili alleati della coalizione. Mercoledì pomeriggio in una sede del Pd i democratici incontreranno i rappresentanti di Sel, dei Moderati e forse anche di Scelta Civica. Nei giorni scorsi il senatore di Sel Giorgio Airaudo, che in Piemonte è noto per la sua lunga esperienza come dirigente Fiom, si era proposto come sfidante di Chiamparino, seguito dalla compagna di partito Monica Cerutti, unica donna finora a farsi avanti, e dal segretario dei Moderati Giacomo Portas. “Finora con la sua candidatura Chiamparino non ci ha dato nessuna indicazione sul programma e sugli argomenti – afferma Cerutti – le primarie permetterebbero invece di allargare la partecipazione e porre dei temi e un’idea per il Piemonte”.