Si avvia nella più fitta nebbia il primo governo Renzi, dopo la “notte dei cristalli” della decapitazione di Enrico Letta e degli ultimi rappresentanti del vecchio corso.
Il “golpe democratico” seguito a primarie vittoriose (alcuni dittatori, tristemente famosi, hanno cominciato vincendo le elezioni), ha prodotto un cambio di regime, mai una crisi di Governo è stata dichiarata in diretta televisiva, nel corso di una riunione di partito, dalla persona direttamente interessata al fatto.
L’informazione main stream, disorientata dalla <Blitzkrieg> guerra lampo dell’ormai ex sindaco di Firenze, dopo una mezza giornata di ondivaghi dubbi, si è italianamente adeguata alla situazione e ha imbastito in poche ore uno scenario da concorso di bellezza: “Dimmi chi è il ministro più bello”; non si fa altro che consultare, sondeggiare, tifare per i diversi possibili abitanti dei dicasteri che non sono spelonche sull’Appennino abruzzese ma le sontuose sedi dei ministeri.
La capacità di saltare sul carro del vincente, nel nostro paese supera ormai perfino i record olimpici di salto della quaglia, c’è addirittura una lotta acerrima tra i partiti della destra a chi possa essere il prossimo outsider alleato di Renzi.
Questa frizzante fibrillazione si riverbera nel paese, amplificandosi e diversificandosi in mille cromatiche situazioni, i “ renziani” di ieri e di oggi si lanciano in prodigiose battaglie per espugnare le roccaforti della vecchia nomenclatura post comunista in particolare in Emilia Romagna.
Così ad esempio ad Anzola, alle porte di Bologna, ma non è il solo caso, si fronteggiano due candidati sindaco, l’uno Carlo Castellucci espressione del sindaco uscente Loris Ropa e dell’ormai declinante area Bersaniana-Erraniana, l’altro Giampiero Veronesi, più che emergente, renziano doc, lanciatissimo a vincere le primarie; in verità c’è una terza candidata Stefania Naldi ma sembra senza molte chanches.
Ora sembra che il clima sia tutto diverso, ovviamente non significa che l’avvento del renzismo e dei suoi esponenti in Comune, debba necessariamente causare sfracelli, però la frattura è forte e pubblica, i toni sono alti, le accuse all’amministrazione uscente durissima, lo scontro è frontale e pubblico.
Veronesi usa tutte le armi per vincere, quelle tradizionali degli incontri, delle assemblee nei centri sociali e nei circoli ma non disdegna d’impiegare anche le armi nuove del marketing politico-pubblicitario ed ecco che ha tappezzato l’auto con il logo del suo nome (una V allungata che somiglia molto alla R stilizzata di Matteo!) e tra le altre trovate ha perfino scelto di distribuire caramelle con lo stesso simbolo.