Non mi è mai interessato parlare dei personaggi televisivi: per deformazione professionale alla tv dei “volti”, quasi sempre molto provinciale, ho sempre preferito la tv dei format, più stimolante e internazionale. Faccio un’eccezione per Pif, che però è un’eccezione solo apparente, perché Pif – che presenterà il pre-festival di Sanremo – è un vero e proprio “uomo-format”, l’unico in Italia che abbia diritto a questo titolo.
Intendiamoci, sono molti qui da noi gli artisti o presunti tali che possono vantarsi di avere un programma tutto loro, spesso addirittura con il loro nome nel titolo, in modo da far capire bene a tutti che è proprio un programma loro. Se infatti all’estero questo privilegio è riservato solo ai più capaci e talentuosi, e solo dopo anni e anni di gavetta, in Italia un programma su misura te lo tirano dietro, se sai attivare le leve giuste. Ma tutti costoro, bravi e meno bravi, sono al massimo il “centro nevralgico” del loro show, che viene costruito da molte persone e da molte professionalità diverse (autori, regista, cameramen, scenografi….).
Pif invece no. Pif il suo programma se lo fa tutto da solo: lo pensa, lo scrive, lo gira, l’interpreta e lo monta. Ecco perché è un “uomo-format” a tutti gli effetti. In fondo, è il sogno di noi italiani: far tutto da sé, non dipendere da nessuno. Ma mentre gli altri che si azzardano a fare una cosa del genere ottengono risultati imbarazzanti, con filmini da prima comunione (e lo dico con cognizione di causa, perché tentativi del genere ne ho visti un’infinità), Pif, incredibilmente, riesce sempre a tirar fuori dei piccoli gioiellini.
Ma partiamo dall’inizio. Pif si forma nella scuola autori Mediaset, durata solo due anni, ma che ha prodotto altri ottimi professionisti. Davide Parenti, deus ex machina de Le Iene, che per queste cose ha l’occhio lungo, nota subito questo individuo un po’ stortignaccolo e strambo e gli affida i primi servizi. All’inizio Pif fa solo l’autore, poi anche l’inviato, infine si mette pure a girare in prima persona. Si tratta però ancora solo di singoli pezzi, della durata di pochi minuti. Brillanti, ma con il marchio di fabbrica delle Iene sempre impresso.
Con “Il Testimone”, andato per la prima volta in onda su Mtv nel 2007, fa invece il salto di qualità. Per realizzarlo diventa uno di quegli “one-man-band” che si vedevano un tempo nelle piazze. Solo che, al posto degli strumenti musicali, Pif ha una camera portatile (per gli appassionati di queste cose, una Sony NX30) sempre incollata alla sua mano destra (protetta da un guantino), lo spillino col microfono e una borsa con le batteria a tracolla. Così attrezzato e sbuffante se ne va in giro a filmare cose, persone e situazioni in presa diretta; quando ha qualcosa da dire, ruota la camera verso di sé e la dice.
Ogni puntata, della durata di mezz’ora prima e di un’ora lorda poi (troppo, decisamente troppo anche per lui…), è una vera e propria storia, con un arco narrativo compiuto. Ed è questa forse la prima caratteristica che, al di là dell’abilità tecnica, lo contraddistingue da chi fa prodotti analoghi: mentre gli altri affastellano sequenze (magari godibili e divertenti, ma quasi sempre col fiato corto), Pif racconta una storia completa, con un inizio, una fine e un climax perfettamente calibrato. L’altra caratteristica è la sua capacità di entrare in sintonia totale e immediata con la gente che incontra. Pif non giudica mai: si limita a descrivere fatti e persone così come sono, senza filtri e senza ottiche preimpostate. Per questa ragione è un “one-man-band”: altre persone “di servizio” (tecnici audio e video) con la loro semplice presenza comprometterebbero il risultato finale, contaminando quel senso di realtà, nonché di complicità col prossimo, che è forse il suo punto di forza maggiore.
Si tratta ora di vedere se questo suo modo di raccontare (perché così farà nell’anteprima) funzionerà anche nell’ambiente patinato e noiosetto di Sanremo. Perché un conto è essere “testimoni” di realtà vere e quotidiane, con gente e facce vere, un conto è esserlo nella realtà artificiale del nostro caro, vecchio e stra-paesano Festival della canzone.