L’ultima idea è questa: al ministero dell’Economia potrebbe andare Piero Fassino, attuale sindaco di Torino del Pd. L’interessato sarebbe molto contento, dicono, visto che già si aspettava una chiamata dal governo Letta, mai arrivata. Per i renziani è una mossa coerente con l’approccio di avere un ministro dell’Economia politico con un peso sufficiente a garantire la riuscita del programma economico del premier incaricato Matteo Renzi. E Fassino è uno dei primi a essersi schierato con il sindaco di Firenze. Se invece si opta per il ministro tecnico, i nomi sono sempre quelli: Lucrezia Reichlin e il neopresidente dell’Istat Piercarlo Padoan.
Con il Tesoro affidato a Fassino , Graziano Delrio andrebbe diretto a fare il sottosegretario a Palazzo Chigi, una figura, quella del “capo dello staff”, che si annuncia decisiva in un governo in cui le poltrone sono l’aspetto più delicato. Tutto il resto è molto fluido. Luca Cordero di Montezemolo resta in corsa per il ministero dello Sviluppo, ma ieri girava con forza anche il nome di Franco Bernabè, l’ex presidente Telecom che è meno glamour, ma ha un piglio manageriale più deciso. Un altro manager pubblico che resta nel totoministri è Mauro Moretti, l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato che ora è in corsa per il Lavoro (anche il suo stile manageriale è parecchio brusco), carica per la quale resta papabile il giuslavorista Pietro Ichino, nome parecchio divisivo da sempre nel Pd anche ora che è migrato verso Scelta Civica.
Caduta, almeno per ora, la candidatura di Fabrizio Barca, un potenziale ministro dell’Economia con i rapporti giusti a Bruxelles, diventa fondamentale inserire nella squadra qualcuno che conosca bene le dinamiche europee. Stefano Fassina, della minoranza Pd, ha chiesto dalla web tv del Fatto di confermare l’attuale ministro degli Affari europei, Enzo Moavero, una scelta caldeggiata anche dal Quirinale e dal futuro presidente della Commissione europea Martin Schulz, ieri a Roma. Ma se resta Moavero poi bisogna trovare una poltrona per Federica Mogherini, responsabile Europa nella segreteria renziana del Pd.
Si chiama fuori Ernesto Carbone, che a Radio 24, dice: “Non farò il ministro dell’Agricoltura . Lo assicuro al 100 per cento”. E anche Roberto Giachetti, possibile ministro per i Rapporti col Parlamento, ha detto a Sky che non vuole entrare nell’esecutivo. Il Nuovo centrodestra continua a trattare. Matteo Renzi non vorrebbe Angelino Alfano nella squadra, ma su questo il Colle è inflessibile: il segretario di Ncd ci deve stare. La trattativa è quindi su quanti ministeri concedere: Ncd ne chiede quattro, ma realisticamente sa che potrà ottenerne tre. Beatrice Lorenzin potrebbe rimanere alla Sanità, Maurizio Lupi a presidiare i Trasporti (ministero di spesa pesante, anche in chiave Expo2015), Alfano all’Interno. Ma nella trattativa sono entrate anche le caselle della Difesa e quella della Cultura (che però pare è promesso a Dario Franceschini, Pd).
di Stefano Feltri e Carlo Tecce
da il Fatto Quotidiano del 19 febbraio 2014