Il Renzi-pensiero sulla scuola è stato soggetto a tali e tante rivisitazioni e ripensamenti, che – soprattutto ora, che il vincitore è in sella e potrebbe apparire quantomeno inopportuno presentargli il conto di tante sconcertanti dichiarazioni da lui proferite, soltanto un anno fa – la ricostruzione risulta impervia. Nel corso dei mesi, a poco a poco, sono state destituiti di fondamento precise dichiarazioni e programmi di evidente stampo manageriale-privatistico-neoliberista, a suo tempo però documentati, con cui l’effervescente rottamatore si presentò appena 14 mesi fa alle primarie contro Bersani.
Ma, cercando di non farci condizionare dal profondo senso di diffidenza che quel trasformismo di comodo ha ingenerato in molti insegnanti, atteniamoci alla stretta contemporaneità. E, a poche ore ormai dalla nomina del prossimo inquilino del Miur, riferiamoci pertanto alle dichiarazione rilasciate pochi giorni fa da Davide Faraone (il nuovo responsabile scuola del Pd) a Orizzonte Scuola
“Selezione dei docenti da parte delle scuole? Parliamone. Magari con concorsi a livello di singolo istituto o di reti di istituti”. Poi precisa: “nessuna chiamata diretta, ma eventualmente concorso a livello di scuola o di rete di scuole” Insomma, il Pd sembra generosamente accogliere uno dei desiderata della Lega Nord, da sempre fautrice del reclutamento “personalizzato”, nel loro caso per selezionare la razza purosangue che possa istruire studenti altrettanto purosangue a lingua, cultura e tradizioni rigorosamente padane (ddl Pittoni e Goisis). Ipotesi peraltro non estranea alla Aprea D.O.C., il pdl 953/2008, poi rimasticato in chiave soft dal PD pre larghe intese. Parlatene pure (voi e tra voi): ma non dimenticate l’art. 52 della Costituzione, che prevede l’accesso di tutti i cittadini a tutti gli uffici pubblici senza discriminazione; e non dimenticate in quale di Paese già viviamo, anche grazie alle disattenzioni delle (un tempo) opposizioni.
Annuncia “ascolto e condivisione” (musica nuova…) e “scuola come priorità” (forse qualcuno dei suoi predecessori – di destra o di sinistra – in “campagna elettorale” ha mai parlato di ministero autoreferenziale e di scuola come tema secondario?). Aborre il termine reclutamento (“non siamo mica nell’esercito“) e rilancia la scansione regolare dei concorsi – quella già caldeggiata da Profumo – riservati al personale abilitato, confermando la scelta del Tfa. Faraone si dice sostenitore di uno sviluppo di carriera del personale docente “io credo che sarebbe utile differenziare le carriere e definire dei criteri obiettivi, il meno discrezionali possibili, per valutare le competenze, la formazione e il lavoro di un docente. In tutto il mondo si cerca di definirli e credo che con la collaborazione dei docenti lo si possa fare anche da noi: in modo quantitativo con il numero delle ore effettivamente “lavorate” a scuola oltre le ore di lezione, con il numero degli alunni, con la definizione dello status di scuole a rischio, con la qualità certificata di formazione in servizio”. Anche in questo caso siamo di fronte a una prospettiva non dissimile dalla Aprea. Per quanto riguarda l’autonomia – la “grande incompiuta del nostro sistema scolastico”, Faraone afferma: “Sulla gestione delle risorse credo che una scuola debba autogestirsi in base alle esigenze e ai bisogni degli allievi. Mentre sulla selezione delle risorse il dibattito è aperto”. Sarebbe più onesto e virtuoso un Pd che dicesse parole chiare sull’ingresso massiccio dei privati (e dei loro interessi e strategie) nella scuola pubblica; o dobbiamo invece accontentarci dell’Aprea-Ghizzoni, che prevedeva il consiglio di amministrazione, lo statuto dei singoli istituti e la legittimazione agli interventi dei privati, prefigurazione evidente della rottura del principio di unitarietà del sistema scolastico nazionale, concretizzazione del principio di uguaglianza di tutti i cittadini?
Per fortuna Faraone ha invece usato parole chiare sulle scuole paritarie. Sono quelle del Pd, il partito che ha ostacolato il referendum di Bologna contro la destinazione di fondi pubblici alle scuole dell’infanzia paritarie, e che ne ha ignorato gli esiti; quello che sostanzialmente ha taciuto e continua a nicchiare sul tema del buono scuola in Lombardia. Il partito per cui detti finanziamenti non sono in dubbio, perché “Se ne discutiamo in termini quantitativi, lo Stato con la scuola paritaria ci guadagna visto che spende per un alunno di scuola paritaria da 1/10 a 1/6 di quanto spende per gli alunni delle scuole a gestione statale. Va anche evitato l’approccio ideologico e questo vale per entrambe le parti in causa. I pasdaran dell’una e dell’altra fazione non ci portano lontano: affrontiamo la questione con concretezza e pragmatismo e una soluzione condivisa si troverà certamente”. Ne è sicuro, Faraone? Se “approccio ideologico”, per lui, significa dismissione della fedeltà ai principi costituzionali, non conti sulla pacificazione nazionale, in nome della “concretezza e del pragmatismo”: in nome della politica “del fare” sono già state compiute abbastanza infrazioni gravissime, anche dal suo partito.
Sulla “sperimentazione dei 4 anni di liceo” Faraone pare non ricordare che il suo partito ne è stato a più riprese entusiasta sostenitore. Poiché – per sua stessa ammissione – se la “sperimentazione” (non una parola sull’anomalia della stessa) va a regime libera il 20% dell’organico, che per il responsabile scuola del Pd va necessariamente reimpiegato “in compresenze, recupero, orientamento, ricerca didattica”, avallarla significa approvare quel tipo di spregiudicata operazione. Vorremmo perciò conoscere la sua opinione: una sperimentazione così sui generis è motivata da urgenze pedagogiche (e non tiriamo fuori il solito “ce lo chiede l’Europa”) oppure da triviali urgenze di cassa?
L’intervista tenta di essere con ogni evidenza un decalogo di “buone intenzioni”. Fermo restando che, come nelle migliori tradizioni italiche, non c’è una parola su come reperire i fondi per dare ad esse corpo, una lettura attenta evidenzia però come anche la stessa bontà di quelle intenzioni sia del tutto opinabile. Esse infatti si basano su una parziale presa di distanza rispetto al programma che Renzi rese pubblico nel 2012, ma non appaiono da nessun punto di vista essere la base per il rilancio –sarebbe meglio dire la ricostruzione – di una scuola davvero in grado di fornire pari opportunità a tutti i giovani cittadini, garantendo loro l’acquisizione di competenze culturali critiche e la possibilità di collocarsi sul mercato del lavoro con prospettive non umilianti. Vengono infatti ribadite – e per certi aspetti ampliate- tutte le ambiguità che hanno caratterizzato il rapporto del Pd con l’istruzione pubblica e privata fin dalla sua fondazione.
Marina Boscaino
Insegnante
Scuola - 19 Febbraio 2014
Renzi-pensiero: sull’istruzione pubblica per ora solo ambiguità
Il Renzi-pensiero sulla scuola è stato soggetto a tali e tante rivisitazioni e ripensamenti, che – soprattutto ora, che il vincitore è in sella e potrebbe apparire quantomeno inopportuno presentargli il conto di tante sconcertanti dichiarazioni da lui proferite, soltanto un anno fa – la ricostruzione risulta impervia. Nel corso dei mesi, a poco a poco, sono state destituiti di fondamento precise dichiarazioni e programmi di evidente stampo manageriale-privatistico-neoliberista, a suo tempo però documentati, con cui l’effervescente rottamatore si presentò appena 14 mesi fa alle primarie contro Bersani.
Ma, cercando di non farci condizionare dal profondo senso di diffidenza che quel trasformismo di comodo ha ingenerato in molti insegnanti, atteniamoci alla stretta contemporaneità. E, a poche ore ormai dalla nomina del prossimo inquilino del Miur, riferiamoci pertanto alle dichiarazione rilasciate pochi giorni fa da Davide Faraone (il nuovo responsabile scuola del Pd) a Orizzonte Scuola
“Selezione dei docenti da parte delle scuole? Parliamone. Magari con concorsi a livello di singolo istituto o di reti di istituti”. Poi precisa: “nessuna chiamata diretta, ma eventualmente concorso a livello di scuola o di rete di scuole” Insomma, il Pd sembra generosamente accogliere uno dei desiderata della Lega Nord, da sempre fautrice del reclutamento “personalizzato”, nel loro caso per selezionare la razza purosangue che possa istruire studenti altrettanto purosangue a lingua, cultura e tradizioni rigorosamente padane (ddl Pittoni e Goisis). Ipotesi peraltro non estranea alla Aprea D.O.C., il pdl 953/2008, poi rimasticato in chiave soft dal PD pre larghe intese. Parlatene pure (voi e tra voi): ma non dimenticate l’art. 52 della Costituzione, che prevede l’accesso di tutti i cittadini a tutti gli uffici pubblici senza discriminazione; e non dimenticate in quale di Paese già viviamo, anche grazie alle disattenzioni delle (un tempo) opposizioni.
Annuncia “ascolto e condivisione” (musica nuova…) e “scuola come priorità” (forse qualcuno dei suoi predecessori – di destra o di sinistra – in “campagna elettorale” ha mai parlato di ministero autoreferenziale e di scuola come tema secondario?). Aborre il termine reclutamento (“non siamo mica nell’esercito“) e rilancia la scansione regolare dei concorsi – quella già caldeggiata da Profumo – riservati al personale abilitato, confermando la scelta del Tfa. Faraone si dice sostenitore di uno sviluppo di carriera del personale docente “io credo che sarebbe utile differenziare le carriere e definire dei criteri obiettivi, il meno discrezionali possibili, per valutare le competenze, la formazione e il lavoro di un docente. In tutto il mondo si cerca di definirli e credo che con la collaborazione dei docenti lo si possa fare anche da noi: in modo quantitativo con il numero delle ore effettivamente “lavorate” a scuola oltre le ore di lezione, con il numero degli alunni, con la definizione dello status di scuole a rischio, con la qualità certificata di formazione in servizio”. Anche in questo caso siamo di fronte a una prospettiva non dissimile dalla Aprea. Per quanto riguarda l’autonomia – la “grande incompiuta del nostro sistema scolastico”, Faraone afferma: “Sulla gestione delle risorse credo che una scuola debba autogestirsi in base alle esigenze e ai bisogni degli allievi. Mentre sulla selezione delle risorse il dibattito è aperto”. Sarebbe più onesto e virtuoso un Pd che dicesse parole chiare sull’ingresso massiccio dei privati (e dei loro interessi e strategie) nella scuola pubblica; o dobbiamo invece accontentarci dell’Aprea-Ghizzoni, che prevedeva il consiglio di amministrazione, lo statuto dei singoli istituti e la legittimazione agli interventi dei privati, prefigurazione evidente della rottura del principio di unitarietà del sistema scolastico nazionale, concretizzazione del principio di uguaglianza di tutti i cittadini?
Per fortuna Faraone ha invece usato parole chiare sulle scuole paritarie. Sono quelle del Pd, il partito che ha ostacolato il referendum di Bologna contro la destinazione di fondi pubblici alle scuole dell’infanzia paritarie, e che ne ha ignorato gli esiti; quello che sostanzialmente ha taciuto e continua a nicchiare sul tema del buono scuola in Lombardia. Il partito per cui detti finanziamenti non sono in dubbio, perché “Se ne discutiamo in termini quantitativi, lo Stato con la scuola paritaria ci guadagna visto che spende per un alunno di scuola paritaria da 1/10 a 1/6 di quanto spende per gli alunni delle scuole a gestione statale. Va anche evitato l’approccio ideologico e questo vale per entrambe le parti in causa. I pasdaran dell’una e dell’altra fazione non ci portano lontano: affrontiamo la questione con concretezza e pragmatismo e una soluzione condivisa si troverà certamente”. Ne è sicuro, Faraone? Se “approccio ideologico”, per lui, significa dismissione della fedeltà ai principi costituzionali, non conti sulla pacificazione nazionale, in nome della “concretezza e del pragmatismo”: in nome della politica “del fare” sono già state compiute abbastanza infrazioni gravissime, anche dal suo partito.
Sulla “sperimentazione dei 4 anni di liceo” Faraone pare non ricordare che il suo partito ne è stato a più riprese entusiasta sostenitore. Poiché – per sua stessa ammissione – se la “sperimentazione” (non una parola sull’anomalia della stessa) va a regime libera il 20% dell’organico, che per il responsabile scuola del Pd va necessariamente reimpiegato “in compresenze, recupero, orientamento, ricerca didattica”, avallarla significa approvare quel tipo di spregiudicata operazione. Vorremmo perciò conoscere la sua opinione: una sperimentazione così sui generis è motivata da urgenze pedagogiche (e non tiriamo fuori il solito “ce lo chiede l’Europa”) oppure da triviali urgenze di cassa?
L’intervista tenta di essere con ogni evidenza un decalogo di “buone intenzioni”. Fermo restando che, come nelle migliori tradizioni italiche, non c’è una parola su come reperire i fondi per dare ad esse corpo, una lettura attenta evidenzia però come anche la stessa bontà di quelle intenzioni sia del tutto opinabile. Esse infatti si basano su una parziale presa di distanza rispetto al programma che Renzi rese pubblico nel 2012, ma non appaiono da nessun punto di vista essere la base per il rilancio –sarebbe meglio dire la ricostruzione – di una scuola davvero in grado di fornire pari opportunità a tutti i giovani cittadini, garantendo loro l’acquisizione di competenze culturali critiche e la possibilità di collocarsi sul mercato del lavoro con prospettive non umilianti. Vengono infatti ribadite – e per certi aspetti ampliate- tutte le ambiguità che hanno caratterizzato il rapporto del Pd con l’istruzione pubblica e privata fin dalla sua fondazione.
Articolo Precedente
Scuola, in Lombardia si combatte a suon di ricorsi per 355 posti da preside
Articolo Successivo
Ucraina, oggi in classe chiudete i libri, aprite il giornale e parlatene
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Da telefonata Trump-Putin primo passo per la pace: stop attacchi alle linee energetiche. Zelensky accetta, ma mette in guardia: “Mosca vuole solo indebolirci”
Politica
Meloni sminuisce il piano di riarmo Ue: ‘Un annuncio roboante rispetto a realtà’. E attacca: ‘Chi parla di tagli al welfare inganna i cittadini’
Zonaeuro
Von der Leyen spinge l’Ue verso lo scontro con la Russia: “Se vuole evitarlo, si prepari alla guerra”
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".