Il Renzi-pensiero sulla scuola è stato soggetto a tali e tante rivisitazioni e ripensamenti, che – soprattutto ora, che il vincitore è in sella e potrebbe apparire quantomeno inopportuno presentargli il conto di tante sconcertanti dichiarazioni da lui proferite, soltanto un anno fa – la ricostruzione risulta impervia. Nel corso dei mesi, a poco a poco, sono state destituiti di fondamento precise dichiarazioni e programmi di evidente stampo manageriale-privatistico-neoliberista, a suo tempo però documentati, con cui l’effervescente rottamatore si presentò appena 14 mesi fa alle primarie contro Bersani.
Ma, cercando di non farci condizionare dal profondo senso di diffidenza che quel trasformismo di comodo ha ingenerato in molti insegnanti, atteniamoci alla stretta contemporaneità. E, a poche ore ormai dalla nomina del prossimo inquilino del Miur, riferiamoci pertanto alle dichiarazione rilasciate pochi giorni fa da Davide Faraone (il nuovo responsabile scuola del Pd) a Orizzonte Scuola
“Selezione dei docenti da parte delle scuole? Parliamone. Magari con concorsi a livello di singolo istituto o di reti di istituti”. Poi precisa: “nessuna chiamata diretta, ma eventualmente concorso a livello di scuola o di rete di scuole” Insomma, il Pd sembra generosamente accogliere uno dei desiderata della Lega Nord, da sempre fautrice del reclutamento “personalizzato”, nel loro caso per selezionare la razza purosangue che possa istruire studenti altrettanto purosangue a lingua, cultura e tradizioni rigorosamente padane (ddl Pittoni e Goisis). Ipotesi peraltro non estranea alla Aprea D.O.C., il pdl 953/2008, poi rimasticato in chiave soft dal PD pre larghe intese. Parlatene pure (voi e tra voi): ma non dimenticate l’art. 52 della Costituzione, che prevede l’accesso di tutti i cittadini a tutti gli uffici pubblici senza discriminazione; e non dimenticate in quale di Paese già viviamo, anche grazie alle disattenzioni delle (un tempo) opposizioni.
Annuncia “ascolto e condivisione” (musica nuova…) e “scuola come priorità” (forse qualcuno dei suoi predecessori – di destra o di sinistra – in “campagna elettorale” ha mai parlato di ministero autoreferenziale e di scuola come tema secondario?). Aborre il termine reclutamento (“non siamo mica nell’esercito“) e rilancia la scansione regolare dei concorsi – quella già caldeggiata da Profumo – riservati al personale abilitato, confermando la scelta del Tfa. Faraone si dice sostenitore di uno sviluppo di carriera del personale docente “io credo che sarebbe utile differenziare le carriere e definire dei criteri obiettivi, il meno discrezionali possibili, per valutare le competenze, la formazione e il lavoro di un docente. In tutto il mondo si cerca di definirli e credo che con la collaborazione dei docenti lo si possa fare anche da noi: in modo quantitativo con il numero delle ore effettivamente “lavorate” a scuola oltre le ore di lezione, con il numero degli alunni, con la definizione dello status di scuole a rischio, con la qualità certificata di formazione in servizio”. Anche in questo caso siamo di fronte a una prospettiva non dissimile dalla Aprea. Per quanto riguarda l’autonomia – la “grande incompiuta del nostro sistema scolastico”, Faraone afferma: “Sulla gestione delle risorse credo che una scuola debba autogestirsi in base alle esigenze e ai bisogni degli allievi. Mentre sulla selezione delle risorse il dibattito è aperto”. Sarebbe più onesto e virtuoso un Pd che dicesse parole chiare sull’ingresso massiccio dei privati (e dei loro interessi e strategie) nella scuola pubblica; o dobbiamo invece accontentarci dell’Aprea-Ghizzoni, che prevedeva il consiglio di amministrazione, lo statuto dei singoli istituti e la legittimazione agli interventi dei privati, prefigurazione evidente della rottura del principio di unitarietà del sistema scolastico nazionale, concretizzazione del principio di uguaglianza di tutti i cittadini?
Per fortuna Faraone ha invece usato parole chiare sulle scuole paritarie. Sono quelle del Pd, il partito che ha ostacolato il referendum di Bologna contro la destinazione di fondi pubblici alle scuole dell’infanzia paritarie, e che ne ha ignorato gli esiti; quello che sostanzialmente ha taciuto e continua a nicchiare sul tema del buono scuola in Lombardia. Il partito per cui detti finanziamenti non sono in dubbio, perché “Se ne discutiamo in termini quantitativi, lo Stato con la scuola paritaria ci guadagna visto che spende per un alunno di scuola paritaria da 1/10 a 1/6 di quanto spende per gli alunni delle scuole a gestione statale. Va anche evitato l’approccio ideologico e questo vale per entrambe le parti in causa. I pasdaran dell’una e dell’altra fazione non ci portano lontano: affrontiamo la questione con concretezza e pragmatismo e una soluzione condivisa si troverà certamente”. Ne è sicuro, Faraone? Se “approccio ideologico”, per lui, significa dismissione della fedeltà ai principi costituzionali, non conti sulla pacificazione nazionale, in nome della “concretezza e del pragmatismo”: in nome della politica “del fare” sono già state compiute abbastanza infrazioni gravissime, anche dal suo partito.
Sulla “sperimentazione dei 4 anni di liceo” Faraone pare non ricordare che il suo partito ne è stato a più riprese entusiasta sostenitore. Poiché – per sua stessa ammissione – se la “sperimentazione” (non una parola sull’anomalia della stessa) va a regime libera il 20% dell’organico, che per il responsabile scuola del Pd va necessariamente reimpiegato “in compresenze, recupero, orientamento, ricerca didattica”, avallarla significa approvare quel tipo di spregiudicata operazione. Vorremmo perciò conoscere la sua opinione: una sperimentazione così sui generis è motivata da urgenze pedagogiche (e non tiriamo fuori il solito “ce lo chiede l’Europa”) oppure da triviali urgenze di cassa?
L’intervista tenta di essere con ogni evidenza un decalogo di “buone intenzioni”. Fermo restando che, come nelle migliori tradizioni italiche, non c’è una parola su come reperire i fondi per dare ad esse corpo, una lettura attenta evidenzia però come anche la stessa bontà di quelle intenzioni sia del tutto opinabile. Esse infatti si basano su una parziale presa di distanza rispetto al programma che Renzi rese pubblico nel 2012, ma non appaiono da nessun punto di vista essere la base per il rilancio –sarebbe meglio dire la ricostruzione – di una scuola davvero in grado di fornire pari opportunità a tutti i giovani cittadini, garantendo loro l’acquisizione di competenze culturali critiche e la possibilità di collocarsi sul mercato del lavoro con prospettive non umilianti. Vengono infatti ribadite – e per certi aspetti ampliate- tutte le ambiguità che hanno caratterizzato il rapporto del Pd con l’istruzione pubblica e privata fin dalla sua fondazione.
Marina Boscaino
Insegnante
Scuola - 19 Febbraio 2014
Renzi-pensiero: sull’istruzione pubblica per ora solo ambiguità
Il Renzi-pensiero sulla scuola è stato soggetto a tali e tante rivisitazioni e ripensamenti, che – soprattutto ora, che il vincitore è in sella e potrebbe apparire quantomeno inopportuno presentargli il conto di tante sconcertanti dichiarazioni da lui proferite, soltanto un anno fa – la ricostruzione risulta impervia. Nel corso dei mesi, a poco a poco, sono state destituiti di fondamento precise dichiarazioni e programmi di evidente stampo manageriale-privatistico-neoliberista, a suo tempo però documentati, con cui l’effervescente rottamatore si presentò appena 14 mesi fa alle primarie contro Bersani.
Ma, cercando di non farci condizionare dal profondo senso di diffidenza che quel trasformismo di comodo ha ingenerato in molti insegnanti, atteniamoci alla stretta contemporaneità. E, a poche ore ormai dalla nomina del prossimo inquilino del Miur, riferiamoci pertanto alle dichiarazione rilasciate pochi giorni fa da Davide Faraone (il nuovo responsabile scuola del Pd) a Orizzonte Scuola
“Selezione dei docenti da parte delle scuole? Parliamone. Magari con concorsi a livello di singolo istituto o di reti di istituti”. Poi precisa: “nessuna chiamata diretta, ma eventualmente concorso a livello di scuola o di rete di scuole” Insomma, il Pd sembra generosamente accogliere uno dei desiderata della Lega Nord, da sempre fautrice del reclutamento “personalizzato”, nel loro caso per selezionare la razza purosangue che possa istruire studenti altrettanto purosangue a lingua, cultura e tradizioni rigorosamente padane (ddl Pittoni e Goisis). Ipotesi peraltro non estranea alla Aprea D.O.C., il pdl 953/2008, poi rimasticato in chiave soft dal PD pre larghe intese. Parlatene pure (voi e tra voi): ma non dimenticate l’art. 52 della Costituzione, che prevede l’accesso di tutti i cittadini a tutti gli uffici pubblici senza discriminazione; e non dimenticate in quale di Paese già viviamo, anche grazie alle disattenzioni delle (un tempo) opposizioni.
Annuncia “ascolto e condivisione” (musica nuova…) e “scuola come priorità” (forse qualcuno dei suoi predecessori – di destra o di sinistra – in “campagna elettorale” ha mai parlato di ministero autoreferenziale e di scuola come tema secondario?). Aborre il termine reclutamento (“non siamo mica nell’esercito“) e rilancia la scansione regolare dei concorsi – quella già caldeggiata da Profumo – riservati al personale abilitato, confermando la scelta del Tfa. Faraone si dice sostenitore di uno sviluppo di carriera del personale docente “io credo che sarebbe utile differenziare le carriere e definire dei criteri obiettivi, il meno discrezionali possibili, per valutare le competenze, la formazione e il lavoro di un docente. In tutto il mondo si cerca di definirli e credo che con la collaborazione dei docenti lo si possa fare anche da noi: in modo quantitativo con il numero delle ore effettivamente “lavorate” a scuola oltre le ore di lezione, con il numero degli alunni, con la definizione dello status di scuole a rischio, con la qualità certificata di formazione in servizio”. Anche in questo caso siamo di fronte a una prospettiva non dissimile dalla Aprea. Per quanto riguarda l’autonomia – la “grande incompiuta del nostro sistema scolastico”, Faraone afferma: “Sulla gestione delle risorse credo che una scuola debba autogestirsi in base alle esigenze e ai bisogni degli allievi. Mentre sulla selezione delle risorse il dibattito è aperto”. Sarebbe più onesto e virtuoso un Pd che dicesse parole chiare sull’ingresso massiccio dei privati (e dei loro interessi e strategie) nella scuola pubblica; o dobbiamo invece accontentarci dell’Aprea-Ghizzoni, che prevedeva il consiglio di amministrazione, lo statuto dei singoli istituti e la legittimazione agli interventi dei privati, prefigurazione evidente della rottura del principio di unitarietà del sistema scolastico nazionale, concretizzazione del principio di uguaglianza di tutti i cittadini?
Per fortuna Faraone ha invece usato parole chiare sulle scuole paritarie. Sono quelle del Pd, il partito che ha ostacolato il referendum di Bologna contro la destinazione di fondi pubblici alle scuole dell’infanzia paritarie, e che ne ha ignorato gli esiti; quello che sostanzialmente ha taciuto e continua a nicchiare sul tema del buono scuola in Lombardia. Il partito per cui detti finanziamenti non sono in dubbio, perché “Se ne discutiamo in termini quantitativi, lo Stato con la scuola paritaria ci guadagna visto che spende per un alunno di scuola paritaria da 1/10 a 1/6 di quanto spende per gli alunni delle scuole a gestione statale. Va anche evitato l’approccio ideologico e questo vale per entrambe le parti in causa. I pasdaran dell’una e dell’altra fazione non ci portano lontano: affrontiamo la questione con concretezza e pragmatismo e una soluzione condivisa si troverà certamente”. Ne è sicuro, Faraone? Se “approccio ideologico”, per lui, significa dismissione della fedeltà ai principi costituzionali, non conti sulla pacificazione nazionale, in nome della “concretezza e del pragmatismo”: in nome della politica “del fare” sono già state compiute abbastanza infrazioni gravissime, anche dal suo partito.
Sulla “sperimentazione dei 4 anni di liceo” Faraone pare non ricordare che il suo partito ne è stato a più riprese entusiasta sostenitore. Poiché – per sua stessa ammissione – se la “sperimentazione” (non una parola sull’anomalia della stessa) va a regime libera il 20% dell’organico, che per il responsabile scuola del Pd va necessariamente reimpiegato “in compresenze, recupero, orientamento, ricerca didattica”, avallarla significa approvare quel tipo di spregiudicata operazione. Vorremmo perciò conoscere la sua opinione: una sperimentazione così sui generis è motivata da urgenze pedagogiche (e non tiriamo fuori il solito “ce lo chiede l’Europa”) oppure da triviali urgenze di cassa?
L’intervista tenta di essere con ogni evidenza un decalogo di “buone intenzioni”. Fermo restando che, come nelle migliori tradizioni italiche, non c’è una parola su come reperire i fondi per dare ad esse corpo, una lettura attenta evidenzia però come anche la stessa bontà di quelle intenzioni sia del tutto opinabile. Esse infatti si basano su una parziale presa di distanza rispetto al programma che Renzi rese pubblico nel 2012, ma non appaiono da nessun punto di vista essere la base per il rilancio –sarebbe meglio dire la ricostruzione – di una scuola davvero in grado di fornire pari opportunità a tutti i giovani cittadini, garantendo loro l’acquisizione di competenze culturali critiche e la possibilità di collocarsi sul mercato del lavoro con prospettive non umilianti. Vengono infatti ribadite – e per certi aspetti ampliate- tutte le ambiguità che hanno caratterizzato il rapporto del Pd con l’istruzione pubblica e privata fin dalla sua fondazione.
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.