“Pd e Forza Italia di nuovo a braccetto dicono no all’abolizione degli sconti di pena per i condannati per corruzione e concussione”. E’ la denuncia del Movimento cinque stelle dopo il voto al Senato che ha trasformato in legge il decreto cosiddetto “svuotacarceri”. La denuncia è del senatore Enrico Cappelletti, capogruppo grillino in Commissione giustizia. Dopo la bocciatura in Commissione venerdì scorso, afferma Cappelletti, “Forza Italia e Pd, con l’aiuto del vergognoso voto segreto richiesto dai berlusconiani, hanno votato contro l’emendamento del M5S che prevedeva di non estendere il beneficio dello sconto del 40% di pena ai condannati per corruzione e concussione”. E questo, aggiunge il senatore, appena qualche giorno dopo “l’umiliante relazione dell’Unione Europea che attribuisce all’Italia l’infausto primato della corruzione in Europa“. La settimana scorsa, inoltre, era stata la Corte dei conti a rilanciare l’allarme dell’impatto del sistema delle tangenti sul bilancio pubblico, chiedendo al parlamento leggi “più incisive”.
Ma il Parlamento è andato in direzione esattamente opposta. “Sarebbe stato giusto aspettarsi una reazione”, continua Cappelletti. “Ad esempio un inasprimento delle pene, o meglio una proposta per rendere più agevole ed efficace il perseguimento di questo reato, o ancora un intervento per arginare il fenomeno”. E “la vergogna ancora più grande se si pensa che a parole molti colleghi del Pd firmano appelli di sacrosante campagne come quella “Riparte il Futuro” di Libera contro la corruzione. Poi votano il contrario”.
Il decreto svuotacarceri è stato approvato, a due giorni dalla decadenza, con 147 voti favorevoli, 95 voti contrari e nessun astenuto. Ma non sono solo i Cinque stelle a denuinciare le modalità dell’approvazione: “Trecento richieste di voto segreto mi fanno dire che non si tratta di una richiesta a tutela della libertà di coscienza dei parlamentari – ha dichiarato il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda, intervenuto questa mattina in aula – ma di una richiesta politica e chi l’ha fatta si assume la responsabilità di tutte le conseguenze”.
LA SCHEDA – CHE COSA PREVEDE LA NUOVA LEGGE SULLE CARCERI
Più diritti ai detenuti, ma soprattutto misure per sfoltire la popolazione carceraria. Come l’ampliamento dell’affidamento in prova o uno “sconto di pena” ulteriore per i più meritevoli. Esclusi i boss e chi si è macchiato dei delitti più gravi. E’ quanto prevede il decreto, convertito definitivamente in legge dal Senato, considerato una risposta all’Europa dopo la sentenza “Torreggiani” che ha condannato l’Italia per il modo in cui tratta i detenuti.
BRACCIALETTI ELETTRONICI – Gli strumenti elettronici di controllo saranno la regola, non più l’eccezione. Attualmente, nel disporre i domiciliari, il giudice li prescrive solo se necessari; da domani dovrà prescriverli sempre, a meno che (valutato il caso concreto) non ne escluda la necessità. Si rovescia cioè l’onere della motivazione, con l’obiettivo di assicurare un controllo più costante e capillare senza un ulteriore aggravio per le forze di polizia.
PICCOLO SPACCIO – L’attenuante di lieve entità nella detenzione e cessione illecita di stupefacenti diventa reato autonomo. Per il piccolo spaccio, insomma, niente più bilanciamento delle circostanze, con il rischio (com’è oggi) che l’equivalenza con le aggravanti come la recidiva porti a pene sproporzionate. Cade il divieto di disporre per più di due volte l’affidamento terapeutico al servizio sociale dei condannati tossico/alcool dipendenti. Ai minori tossicodipendenti accusati di piccolo spaccio sono applicabili le misure cautelari con invio in comunità. Con queste norme si ripristina una differenza sostanziale tra droghe pesanti e leggere “unificate”, invece, nella legge Fini-Giovanardi.
AFFIDAMENTO IN PROVA – Si spinge fino a 4 anni il limite di pena (anche residua) che consente l’affidamento in prova ai servizi sociali, ma su presupposti più gravosi (periodo di osservazione) rispetto all’ipotesi ordinaria che resta tarata sui 3 anni. Si rafforzano i poteri del giudice di sorveglianza.
LIBERAZIONE ANTICIPATA SPECIALE – In via temporanea (dal 1 gennaio 2010 al 24 dicembre 2015) sale da 45 a 75 giorni per ogni 6 mesi di reclusione la detrazione di pena concessa con la liberazione anticipata. L’ulteriore sconto, che non vale in caso di affidamento in prova e detenzione domiciliare, si applica se l’interessato viene considerato “meritevole”. Sono esclusi dal beneficio i condannati di mafia o di gravi delitti (omicidio, violenza sessuale, rapina aggravata, estorsione).
DETENZIONE DOMICILIARE – Acquista carattere permanente la disposizione che consente di scontare presso il domicilio la pena detentiva (anche se parte residua) non superiore a 18 mesi. Restano ferme, peraltro, le esclusioni già previste per i delitti gravi o per altre particolari circostanze (ad esempio, la possibilità di fuga o la tutela della persona offesa).
ESPULSIONE DETENUTI STRANIERI – Si amplia il campo dell’espulsione come misura alternativa al carcere. Non solo vi rientra (com’è oggi) lo straniero che debba scontare 2 anni di pena, ma anche chi è condannato per un delitto previsto dal testo unico sull’immigrazione purché la pena non sia superiore nel massimo a 2 anni e chi è condannato per rapina o estorsione aggravate. Si delineano meglio i ruoli del direttore del carcere, questore e magistrato di sorveglianza, e si velocizza già dall’ingresso in carcere la procedura di identificazione per rendere effettiva l’esecuzione dell’espulsione.
GARANTE DEI DETENUTI – Presso il ministero della Giustizia si istituisce il Garante dei diritti dei detenuti: 3 componenti che restano in carica 5 anni non prorogabili. Compito del Garante è vigilare sul rispetto dei diritti umani nelle carceri e nei Cie. Può accedere in qualunque struttura, chiedere informazioni e documenti, formulare specifiche raccomandazioni all’ amministrazione penitenziaria. Ogni anno il Garante trasmette alle Camere una relazione sulla sua attività.
RECLAMI E DIRITTI – Più possibilità di fare reclami e di essere ascoltati.