L'allarme arriva da Gian Luigi Molinari che nel corso dell'ultima direzione ha discusso come primo ordine del giorno la difficile gestione finanziaria, soprattutto in vista dei tagli ai finanziamenti dei partiti politici: "C'è stata poca lungimiranza"
L’ultima grana per il Partito democratico di Piacenza si chiama bilancio. “Sì, siamo bloccati nella nostra azione” ha ammesso il segretario Gian Luigi Molinari, a seguito dell’ultima direzione che ha discusso come primo punto all’ordine del giorno proprio la questione del buco che la dirigenza “renziana” si è trovata a dover gestire dopo aver conquistato il partito alle scorse primarie. A spese dei “cuperliani”.
Un “rosso” di qualche migliaio di euro che, certo, non spaventa dal punto di vista economico, per ora. Ben più difficile, invece, giustificarlo politicamente. In periodo di cure dimagranti per i partiti, infatti, sarebbe difficile poter accrescere il debito in vista delle prossime amministrative ed europee. Quali investimenti e iniziative possono essere messi in campo prima delle scadenze elettorali? Nessuno. “Anche se fosse un euro, il problema è che la mia gestione è bloccata nella possibilità di fare investimenti” ha continuato il segretario che, con la trasparenza che aveva promesso, ha deciso di non nascondere la situazione.
Così, dopo le poche tessere del passato (poi recuperate grazie alla campagna delle primarie), ora il nodo da sciogliere per il Pd locale è legato ai numeri del bilancio previsionale. E come allora, la stranezza sta nel fatto che a Piacenza il partito è forte, con centinaia di amministratori locali e che esprime, oltre al sindaco del capoluogo, anche tre parlamentari “pesanti” – gli unici piacentini – come Pier Luigi Bersani, Maurizio Migliavacca e Paola De Micheli, oltre al fedelissimo di Matteo Renzi, l’ex sindaco Roberto Reggi (primo cittadino dieci anni), sempre in lizza per un posto di rilievo anche in questi giorni.
Mala gestione precedente? “Forse solo poca lungimiranza” ha detto senza mezzi termini il segretario Molinari. “Credo sia stata sopravvalutata qualche entrata e, nonostante stimi il mio predecessore (Vittorio Silva, ndr), è stata sottovalutata qualche uscita. Senza contare la sede è molto grande ed è una spesa importante che dobbiamo sostenere ogni anno”. Ma questo, per Molinari, è anche “il segno che il partito non vive di regalie esterne. E soprattutto, che non beneficia dei trasferimenti da parte della direzione nazionale per quanto riguarda i rimborsi elettorali”.
Che in via Martiri della Resistenza le casse languissero da tempo, però, lo si poteva intuire almeno dallo scorso 4 luglio quando, tra lo stupore generale, uscì l’annuncio che la Festa del partito, che da anni si svolgeva ai Bastioni di Porta Borghetto, stava rischiando di saltare. Esagerate le spese di riapertura delle strutture militari di proprietà del Demanio, edificate abusivamente tra le due guerre mondiali e, normalmente, chiuse al pubblico.
La parlamentare Paola De Micheli, allarmata dalle imminenti elezioni che avrebbero visto Pier Luigi Bersani correre per palazzo Chigi si affrettò a rassicurare: “La festa la faremo comunque. Perché se c’è una cosa importante del Partito Democratico è essere radicato sul territorio, si occupa del territorio e dallo stesso fa crescere la classe dirigente”. Nonostante i proclami, già allora chi aveva in mano i conti sapeva che sarebbe stato un salasso. “Ma non farla un fallimento politico” disse l’organizzatore storico Giorgio Cisini. Alla fine si fece, in versione low cost, alla cooperativa di San Lazzaro, ma intanto il buco cresceva, anche grazie alla scelta di cambiare sede dalla sobria in viale Risorgimento, dove è stata festeggiata la vittoria alle comunali di Paolo Dosi, a via Martiri della Resistenza, struttura su due piani dove si sarebbe dovuto festeggiare quella di Bersani. Purtroppo per il Pd, quel giorno, rimase deserta.
Il segretario Molinari, dal canto suo, ha però annunciato che non intende recriminare: “Ci stiamo rimboccando le maniche e, dopo aver affrontato l’argomento in direzione, faremo come in ogni buona famiglia: si fa con quello che si ha”. D’accordo con il tesoriere, sono stati quindi bloccati i pagamenti di straordinari e rimborsi di tutti i dirigenti “per dare un messaggio forte” e poi, dopo che la questione approderà alla segreteria regionale, verranno studiati nuovi metodi per reperire risorse, per il funzionamento del partito e la promozione. “La preoccupazione – ha aggiunto il segretario piacentino – non è tanto per il buco, ma come a fronte del buco di bilancio possiamo impostare i lavori nei prossimi mesi. Andremo avanti con il volontariato e la disponibilità delle persone. Questo è un anno per tirare una riga e poi ripartire”.