I giudici avevano stabilito che si dovesse ritornare al voto. Il leghista era diventato governatore anche grazie ai 27.892 voti della lista “Pensionati per Cota” di Michele Giovine, ex consigliere regionale condannato insieme al padre Carlo per le firme false a sostegno del loro movimento
Il governatore Roberto Cota non ci sta. E arriva fino alla Suprema Corte. La Regione Piemonte ricorrerà in Cassazione contro la sentenza del Consiglio di Stato sulle elezioni regionali del 2010: i giudici avevano stabilito che si dovesse ritornare al voto. L’annuncio dell’appello arriva dallo stesso presidente piemontese sottolineando che “nella serata di ieri si è tenuta una Giunta straordinaria durante la quale è stato autorizzato, mediante delibera, il ricorso in Cassazione da parte della Regione Piemonte alla sentenza del Consiglio di Stato”.
“Abbiamo letto le motivazioni della sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato l’annullamento delle elezioni regionali del 2010. Siamo rimasti fortemente perplessi per le possibili violazioni di legge riscontrate, in particolare per quelle relative all’eccesso di potere giurisdizionale, censurabili dalla Cassazione. Per rispetto nei confronti dei piemontesi, il cui voto è pienamente legittimo e che non hanno nulla a che vedere con l’accanimento politico che ha portato all’epilogo di questi giorni, ci riteniamo obbligati a sottoporre la questione alla Corte di Cassazione”.
Precisando che “ciò non avrà alcun effetto dilatorio o sospensivo”, Cota precisa di aver “avviato tutte le pratiche per indire le elezioni regionali in concomitanza con quelle europee. Ovviamente ci auguriamo che la Cassazione ristabilisca la giustizia in tempi rapidi e utili”.
Il leghista era diventato governatore del Piemonte anche grazie ai 27.892 voti della lista “Pensionati per Cota” di Michele Giovine, ex consigliere regionale condannato insieme al padre Carlo per le firme false a sostegno del loro movimento. Il Tar aveva dovuto aspettare proprio la condanna definitiva in Cassazione, il 18 novembre 2013, per fissare l’ultima udienza del ricorso nel quale trattare nel merito la questione. Ai giudici era bastata la falsità della loro lista per annullare il voto. C’era stato quindi il ricorso al Consiglio di Stato.
Secondo Cota andava fatto una sottrazione rispetto: togliendo i voti dei partiti illegittimi l’esponente del Carroccio avrebbe, secondo la sua tesi. comunque vinto con 6.085 voti di vantaggio sull’ex governatrice Mercedes Bresso.