L’ultima immagine del popolo siriano in fuga dalla guerra è quella di un bimbo al confine con una piccola valigia in mano. Da ormai tre anni la Siria è lacerata da un sanguinoso conflitto di cui non si intravede la fine, travolta da una catastrofe umanitaria di proporzioni inimmaginabili. Ecco perché domani sera (ore 21) al palazzo della Filanda di Cornaredo (Milano) si terrà un incontro dal titolo: “Quel che resta della Siria”. L’incontro è organizzato da il Cuore in Siria, il progetto nato alcuni mesi fa per iniziativa di tre volontari attivi tra Milano e Forlì, Claudia Ceniti, Paola Francia e Pietro Tizzani. E nasce con il patrocinio del Comune di Cornaredo – Assessorato alle Politiche Sociali, e della Provincia di Milano. Interverranno la giornalista italo-siriana, Susan Dabbous e Gaspare Urso, del Giornale di Sicilia.
Insomma un appuntamento importante, visto che anche a Milano l’arrivo dei profughi siriani sta diventando una vera emergenza. Per usare le parole dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, António Guterres, “quella a cui stiamo assistendo è la crisi umanitaria di sfollati e rifugiati più grave, per numeri e condizioni di vita, dalla guerra in Ruanda. E potrebbe essere la peggiore dalla Seconda Guerra Mondiale”.
A fare il punto sulla crisi umanitaria e dei diritti umani, presentando progetti ed esperienze, saranno Andrea Iacomini, portavoce di UNICEF Italia; Antonio Scordia, membro del Coordinamento Medio Oriente e Nord Africa della Sezione Italiana di Amnesty International e Stefano Crespan, di Ai.Bi. Associazione Amici del Bambini, organizzazione impegnata a contrastare l’abbandono minorile attraverso l’adozione internazionale, l’affido, il sostegno a distanza e la cooperazione.
Alla fine del 2013, secondo l’Osservatorio per i diritti umani in Siria, erano più di 130 mila, di cui oltre 6 mila bambini, che nel rapporto dell’Oxford Research di Londra superano gli 11 mila.
A questa contabilità, si aggiungono gli oltre 2 milioni e mezzo di rifugiati (la metà bambini e 425 mila hanno meno di 5 anni) che hanno trovato accoglienza in Libano, Giordania e Turchia, e i 6 milioni e mezzo di sfollati dell’interno. Per un totale di oltre 9 milioni di persone che avrebbero bisogno di assistenza immediata.