Un mese e mezzo prima di diventare premier, Matteo Renzi incassava l’endorsement di una delle più grandi banche private del mondo. Un documento pubblicato il 7 gennaio scorso dall’istituto svizzero Ubs, riproposto oggi sul blog di Beppe Grillo, spingeva infatti la candidatura dell’attuale segretario del Pd, sostenendo che era l’uomo giusto per riportare l’Italia sulla retta via.

“A meno che Matteo Renzi riesca a modificare in modo sostanziale il percorso delle riforme, il più importante dei Paesi periferici avrà probabilmente meno spazio di manovra per negoziare il suo budget 2015 
con la Commissione europea“, spiega il dossier intitolato “Outlook 2014 sullo stato dell’economia dell’Eurozona”.

Il concetto è ribadito alcune pagine più avanti. “L’Italia è decisamente dietro a Spagna, Portogallo e Grecia quando si parla di difficoltà di fare riforme”, prosegue il dossier. “Questa paralisi porterà probabilmente a una maggior 
pressione da parte della Commissione europea sul Paese per la riduzione del rapporto debito-Pil al 60%, che probabilmente limiterà il margine di manovra almeno per il budget 2015, a meno che Matteo 
Renzi non riesca a invertire il percorso di riforme”.

Gli analisti di Ubs scommettevano su Renzi anche per quanto riguarda il “deprezzamento del costo del lavoro, necessario per risolvere il problema della competitività”. Il documento sostiene infatti che “le misure per risolvere questo problema sono una priorità di Renzi”, anche se precisa poco più avanti che “la strada per lui sarà probabilmente in salita”.

La banca svizzera, tuttavia, non è la prima a tifare per il sindaco uscente di Firenze. All’inizio di dicembre 2013, alla vigilia delle primarie del Pd, a favore di Renzi si era schierata anche Unicredit, una delle principali banche italiane. “Crediamo che la vittoria di Renzi sarà un fattore positivo, soprattutto se otterrà un buon margine sugli avversari”, scriveva la banca in una nota agli investitori, sottolineando che un risultato simile “dovrebbe essere visto come un passo importante verso un sano cambio generazionale nella politica italiana”.

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