Cinque milioni di euro, confiscati a Massimo Ciancimino, e dimenticati in Svizzera. Soldi che dovevano entrare nelle casse dello Stato italiano, ma che da tre anni giacevano nei caveaux elvetici: secondo le norme che regolano gli accordi tra i due Stati, sarebbero potuti tornare presto nelle tasche del figlio del sindaco mafioso di Palermo. Il motivo? Lo Stato italiano non li aveva ancora richiesti. Ci ha pensato il gip di Palermo Gioacchino Scaduto, che dopo la segnalazione del procuratore di Lugano, ha predisposto le pratiche per inoltrare la rogatoria tramite il Ministero della Giustizia.
Era stato lo stesso Scaduto a sequestrare quei soldi a Ciancimino junior nel 2005, perché considerati una parte dell’immenso tesoro accumulato illecitamente da don Vito Ciancimino. Erano però dovuti passare quasi sette anni perché la condanna di Ciancimino junior per riciclaggio diventasse definitiva: due anni e otto mesi di carcere e la confisca dei beni. Un tesoro smisurato fatto di appartamenti, yacht di lusso, fiammanti Ferrari e conti correnti. Un difetto di coordinazione tra i vari pm e gip che durante gli anni si erano occupati del caso, sommato all’ingente patrimonio confiscato a Ciancimino Junior, aveva quindi fatto in modo che quei soldi finissero dimenticati in un limbo: ufficialmente di proprietà dello Stato, giacevano nei forzieri svizzeri dalla fine del 2011. Ciancimino, processato insieme agli avvocati Giorgio Ghiron e Gianni Lapis, era accusato anche di intestazione fittizia di beni, accusa poi caduta in prescrizione. Dal 2009 ha iniziato a rendere dichiarazioni e a consegnare documenti ai pm che indagano sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e le Istituzioni: nel processo attualmente in corso davanti la corte d’assise di Palermo è oggi imputato per concorso esterno a Cosa Nostra e calunnia ai danni di Gianni De Gennaro.
L’ultimo rampollo di don Vito (indicato, insieme alla sorella Luciana, come suo erede universale da un documento ritrovato nel 2005) è attualmente indagato per concorso in riciclaggio dalla procura di Roma: avrebbe investito ingenti somme di denaro in una delle più grandi discariche del mondo, quella di Glina, in Romania, valutata circa 115 milioni di euro.
Nelle scorse settimane Ciancimino Junior si è recato negli uffici della procura di Palermo annunciando di voler restituire dodici milioni di euro, depositati su un conto estero, per dare un segno della sua buona fede. “Sono somme, che risalgono a prima dell’entrata in vigore della legge sulle confische dei beni e che vennero già passate sotto esame da Falcone” ha spiegato l’erede di don Vito.
In serata Massimo Ciancimino ha precisato all’Ansa: “Oggi scadevano i termini perpoter presentare un ricorso per un eventuale restituzione dei beni dopo il mio proscioglimento dal reato di riciclaggio da parte delle autorità svizzere, ma già una richiesta per il sequestro era stata prontamente inoltrata dalla sezione Misure di prevenzione presieduta dalla dottoressa Saguto, che ha sempre tenuto con estrema rigidità e serietà sotto controllo tutti i beni inerenti al pseudo tesoro di Vito Ciancimino, di cui farebbero parte anche quei cinque milioni”.
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