Per fermare il declino:

Esso ha una duplice caratteristica. Il Governo

  • viene affidato a chi rappresenta almeno la metà dell’elettorato
  • è severamente controllato e limitato da:

            –  i diritti e i poteri di veto delle minoranze;
            – la Costituzione, e l’autonomia di altri poteri dello Stato.

Ciò limita gli abusi del potere, e induce i politici a favorire un insieme più vasto di interessi, prossimo all’interesse generale del paese.

Alla radice del declino italiano c’è l’allontanamento dalla democrazia liberale e dalla Costituzione, che ha generato comportamenti politici contrari all’interesse generale. Per valutare le proposte di riforma istituzionale bisogna dunque chiedersi se tendano a rendere il sistema più inclusivo e rappresentativo o meno. Non ho la verità in tasca, dunque faccio solo qualche domanda.

Legge elettorale

1)  La Corte Costituzionale ha sentenziato che il premio di maggioranza del Porcellum era ‘irragionevole’. Un premio del 16%, ottenuto con il 37% dei voti validi, è ragionevole?

2)  Gli sbarramenti contro i partiti piccoli dovevano impedire ‘ricatti’ al governo. Ma nell’Italicum la governabilità è già garantita dal premio di maggioranza e dal ballottaggio, che attribuiscono alla prima minoranza il 53% dei parlamentari. Allora gli sbarramenti che scopo hanno?

3) L’Italicum è un maggioritario ‘alla quarta’. Il primo effetto maggioritario è quello spagnolo, dato dai collegi piccoli. Il secondo è il premio di maggioranza. A questo si aggiunge il ballottaggio. Infine vi sono le soglie di sbarramento (altissime per chi non si ‘coalizza’: si parla del 12%). L’effetto cumulato produce una distorsione enorme delle preferenze del corpo elettorale, larga parte del quale non sarà rappresentato al Governo. Siamo ancora in democrazia liberale?

4) Se il primo partito prende il 40% e gli altri non superano le soglie di sbarramento, il primo prende il 100% dei seggi?

5) Se al ballottaggio accedono (prevalgono) coalizioni diverse al Senato e alla Camera, l’Italicum non garantisce neppure la governabilità. Non sarebbe meglio affrontare prima l’abolizione del Senato? O si vuole ‘forzare la mano’ al Parlamento sull’assetto Costituzionale?

6) ‘Sapere la sera stessa chi governerà il giorno dopo le elezioni’: per 20 anni – fino al governo Monti – sapevamo: il paese è in macerie! Sicuri che sia un buon obiettivo? Non è più importante sapere chi governerà dopo sei mesi? L’Italicum obbliga i partiti a formare grandi coalizioni elettorali; ma poi, in Parlamento, essi hanno ogni incentivo a porre dei veti per strappare vantaggi: sicuri che alla fine non avremo più instabilità? Non era meglio la ‘sfiducia costruttiva’?

7) La classe politica italiana s’è abituata a scaricare sulla legge elettorale la sua incapacità. Davvero il fallimento della 2° Repubblica è stato causato dai partiti minori? La grande sfida era l’Euro: come restare competitivi, come ritrovare nuovi equilibri geopolitici. Alle classi dirigenti è mancata la consapevolezza di queste sfide; perciò hanno fallito: ma hanno fallito politicamente. A che pro aumentare la ‘governabilità’ a scapito della rappresentanza, se non per blindare vecchie politiche fallite e impopolari?

8) L’italicum sembra fatto apposta per consentire a Renzi e a Berlusconi di sbarazzarsi di avversari interni ed esterni e poi giocarsi il paese a dadi. Ma così si favorisce la piaggeria e la politicizzazione delle istituzioni. E si avvantaggia chi, come Berlusconi, è in grado di coalizzare le forze più eterogenee. Non c’è il rischio di consegnare l’Italia a un Le Pen (v. Legge Acerbo 1924)?

9) La democrazia richiede qualcosa di più che le sole elezioni: a maggior ragione con il maggioritario. Ma in Italia gli stabilizzatori democratici sono indeboliti. Vogliamo introdurre il maggioritario senza che gli elettori possano scegliere i parlamentari (collegi uninominali, preferenze, primarie, democrazia nei partiti), senza sciogliere le concentrazioni mediatiche, senza limitare lo spoil system nella PA e nelle Autorità Garanti, l’abuso dei decreti legge, la concentrazione dei finanziamenti ai partiti nelle mani di un sol Uomo (il Segretario), le storture delle Commissioni elettorali, i conflitti d’interesse?

10) Si dice: se oggi si votasse con la proporzionale vigente l’Italia sarebbe ‘ingovernabile’. Ma l’offerta politica e il voto cambiano in funzione del sistema elettorale. Inoltre, quando nessuna proposta è totalmente convincente, in molti paesi si votano partiti diversi per obbligarli ad un’alleanza in Parlamento, affinché ciascuno imponga agli altri di rinunciare alla parte più impopolare del suo programma. Perché toglierci questa possibilità?

Abolizione del Senato

11) L’abolizione del bicameralismo perfetto riduce la trasparenza del procedimento legislativo di fronte ai cittadini; e facilita la decretazione d’urgenza che umilia il Parlamento. In Italia si fanno troppe leggi e male. L’esigenza di ‘sveltire’ si riferisce all’azione amministrativa: cosa c’entra il Parlamento?

12) Abolendo il Senato ed eleggendo direttamente di fatto il Presidente del Consiglio, si indeboliscono i ruoli del Presidente della Repubblica e del Parlamento. Mancando le preferenze, bisognerebbe reintrodurre il vincolo di mandato. Si vuole farla finita con il Parlamentarismo? Ma allora non sarebbe più coerente fare un buon Presidenzialismo, passando attraverso un’Assemblea Costituente eletta su base proporzionale?

13) Sui costi della politica: i cittadini avevano chiesto un drastico taglio degli emolumenti non solo per ‘risparmiare’, ma anche per moralizzare la politica, sgonfiare il ‘mercato delle preferenze’, riappropriarsi della selezione degli eletti, dare una possibilità d’entrata a chi porta in dote progetti per il bene comune. Da Veltroni in poi, i leader hanno invece dirottato l’opinione pubblica sulla riduzione del ‘numero’ dei Parlamentari (tanto la cosa non li riguarda: loro si auto-nominano al Parlamento). Non è un po’ una truffa?

Conclusione

14) L’attuale Parlamento è stato eletto con una legge elettorale incostituzionale non democratica. Per il principio di continuità dello Stato è legittimato a legiferare: ma certo ciò non significa che sia anche legittimato a cambiare la Costituzione? Quale legittimità avrebbe una Costituzione fatta da un Parlamento eletto con metodo non democratico?

Sbaglierò, ma a me pare che le riforme e la “profonda sintonia”  di Renzi e Berlusconi non spingano il sistema politico verso l’inclusività: temo perciò che possano aggravare il declino e l’imbarbarimento.

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