Alle Europee potrebbe esserci anche Franco Berardi. La candidatura dell’ex leader del ’77 bolognese è al vaglio del sestetto fondativo della neonata Lista Tsipras, appena ribattezzata L’Altra Europa con Tsipras. Ancora qualche firma da raccogliere e poi la scelta finale sul nome di Bifo, e di decine di altri aspiranti europarlamentari, spetterà ad Andrea Camilleri, Paolo Flores D’Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli e Guido Viale. “Sono stati gli amici dell’associazione Neurogreen ad insistere perché mi candidassi – spiega Bifo al fattoquotidiano.it – il processo si è avviato e il metodo di selezione da parte dei fondatori della lista mi sembra ragionevole. Attendo il responso tra una decina di giorni”.
Se il suo nome verrà accolto, non sarebbe la prima volta di Bifo candidato alle elezioni. Già nel 2009 Berardi si era presentato con Bologna Città Libera, che aveva proposto Valerio Monteventi a sindaco di Bologna, raccogliendo l’1,7 per cento dei consensi: “Attenzione, continuo a non credere nella democrazia rappresentativa. Infatti – prosegue – non credo in un buon risultato della lista Tsipras, e potrei anche essere più radicale dicendo che non credo nella politica. Però – precisa – credo nella costruzione di una campagna culturale di lungo periodo che vada oltre la crisi sociale attuale e ricostruisca un’altra idea d’Europa”. E se per Bifo le istituzioni di Bruxelles non decidono più nulla perché sotto il controllo delle banche (“la Ue è costitutivamente un’autocrazia finanziaria”) ecco che la candidatura e l’appoggio alla lista Tsipras può aiutare a contrastare i nazionalismi sempre più xenofobi di numerose parti d’Europa: “Non possiamo più sventare questo pericolo, perché è già un dato di fatto – dice – In Francia il Fronte Nazionale della signora Le Pen è il primo partito e non credo che entro maggio 2014 regredirà. In tal caso la Ue entrerà in una crisi formale senza precedenti. Insomma siamo già dentro una deriva non contrastabile. Con questa lista non freneremo le ondate nazionaliste, ma metteremo le basi per un processo di cambiamento di lungo periodo dal basso che vuole l’identità europea come identità di pace”.
Reddito di cittadinanza è la parola d’ordine (“chiamatelo come volete ma il concetto è quello”), a cui si aggiunge un addio formale: “Rinuncio alla parola sinistra e pongo al centro la questione del lavoro. Voglio rovesciare le politiche neoliberiste dicendo che il futuro per l’Europa è lavorare meno. Infatti riconoscendo la tecnologia come una ricchezza, il lavoro umano sarà sempre più obsoleto. Allora bisognerà ridurre l’orario di lavoro standard e l’età in cui si va in pensione, più incentivare le imprese che lo fanno. Altrimenti da questa crisi non usciamo”. Proposte radicali che hanno dato più volte Bifo vicino ai 5 Stelle, come alla tornata elettorale di febbraio 2013 quando su Facebook Berardi dichiarò il suo voto per loro. “Certo – spiega – mi interessava la loro funzione di blocco allo spadroneggiamento neoliberista. Sono riusciti a produrre ingovernabilità e questo va bene, ma dopo un anno non sono riusciti a costruire una prospettiva. Alcuni interessi li abbiamo in comune, altri punti del loro programma sono imbarazzanti. Il reddito di cittadinanza l’avevano messo in programma, ed è un valore positivo non sviluppato. Ora lo facciamo diventare un discorso esteso all’Europa e vedremo”.