Le pensioni dei medici truffate e un danno di 250 milioni di euro all’Enpam, l’Ente nazionale di previdenza cui aderiscono con una quota minima tutti i camici bianchi. Sono le conclusioni alle quali sono giunti i pm romani Nello Rossi e Corrado Fasanelli che hanno notificato l’atto di chiusura indagine – che di norma prelude a una richiesta di rinvio a giudizio – nei confronti di quattro persone che hanno gestito negli anni scorsi il patrimonio dell’ente, circa 11 miliardi.
Si tratta di Eolo Parodi, ex Dc poi passato a Forza Italia nel 1994, deputato dal 2001 al 2006 e per 20 anni a capo dell’Enpam; di Maurizio Dallocchio, professore della Bocconi, noto alle cronache per aver conferito la laurea a Sara Tommasi e in passato anche membro del cda dell’ente; di Leonardo Zongoli, consulente fino al 2007 dell’attività sulla gestione finanziaria e di Roberto Roseti. I quattro potrebbero finire a processo con l’accusa di truffa aggravata e ostacolo agli organi di vigilanza. Si chiude così una prima tranche dell’inchiesta nata nel 2011 dopo le denunce di alcuni iscritti che segnalavano anche alla Corte dei Conti il danno causato da investimenti in derivati. Dopo le indagini condotte anche dal nucleo valutario della Guardia di finanza, i pm hanno scoperto come dal 2006 in poi siano stati investiti circa 2 miliardi e 940 milioni di euro in derivati tossici, oltre tre quarti del patrimonio mobiliare dell’ente.
Agli indagati viene contestato di aver ingannato il cda che approvava gli investimenti. Da qui il reato di truffa aggravata all’ente che avrebbe subito, soprattutto dal 2008 in poi, un depauperamento di 250 milioni di euro. Sono otto i derivati tossici finiti nel mirino degli inquirenti. Una delle contestazioni riguarda l’obbligazione Oak Harbour emessa da Saphir Finance Plc e proposta dalla banca Lehman Brothers, fallita nel 2008. Il valore nominale ammontava a 20 milioni di euro. Al cda dell’Enpam veniva detto che tale obbligazione “garantiva il rimborso del capitale alla scadenza – è scritto nel capo d’imputazione – e che assicurava un rendimento cedolare certo e redditi”. In realtà Parodi, secondo l’accusa, era consapevole “dell’esistenza di un rischio di mancato rimborso del capitale e del rendimento previsto”. Questo investimento procurava “all’emittente Saphir Finance Plc costituita dalla banca Lehman Brothers un ingiusto profitto consistito nella corresponsione di una somma di denaro pari al valore dell’obbligazione con danno all’Enpam che si vedeva restituire nell’ottobre del 2011 solo il 79 per cento del capitale investito e perdeva così un rendiconto cedolare di circa 9 milioni di euro”.
Dallocchio e gli altri sono accusati anche di aver ostacolato gli organi di vigilanza perché avrebbero esposto “fatti non veri – si legge nel capo d’imputazione – sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della fondazione”. Ossia i dati dei bilanci di previsione dal 2004 al 2011. Maurizio Dallocchio è stato sentito dai pm a dicembre scorso. Contattato dal Fatto commenta: “Le decisioni le prendeva il cda. Nessuno considerava quei derivati come tossici”. I pm invece sì, anche se non ci sono prove che gli indagati si siano arricchiti grazie agli investimenti rifilati all’Enpam. La Procura di Roma continua poi a indagare su una serie di operazioni immobiliari per un esborso di circa 590 milioni di euro. Tra queste l’acquisto del palazzo della Rinascente, in piazza del Duomo a Milano, per 472 milioni, con una plusvalenza di circa circa 108 milioni di euro per il venditore, il gruppo Prelios.
Da Il fatto Quotidiano del 19 febbraio 2014