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C’era una volta il castello di Frinco: un altro pezzo d’Italia che se ne va

castello-frincoFrinco è un dolce paesino dell’astigiano di neanche 800 abitanti  A Frinco c’è un imponente maniero che sovrasta il comune, dominando l’antico abitato. Il castello è enorme e occupa  circa 3800 mq di superficie. Siamo su una collina di quel Monferrato da cartolina e da relax dove la campagna non è ancora stata invasa dai capannoni industriali e dove si coltivano vigne e campi.

Durante le recenti piogge il castello di Frinco ha subito un crollo parziale. Una parte della sua struttura è praticamente scivolata a valle, senza fortunatamente fare vittime dato che prudenzialmente una parte delle case che si trovavano sotto il castello erano state sgomberate.

Il castello è profondamente radicato nella storia del luogo: nel maniero nel 1193 fu sancita la pace fra Asti e il marchese Bonifacio I del Monferrato, mentre nel 1227 nei suoi saloni Bonifacio II di Monferrato firmò l’alleanza con Asti. Appartenne a importanti famiglie del Comune di Asti, come  i Pelletta, i Turco, i Mazzetti che, avendo il privilegio di batter moneta, nel 1487 vi installarono la loro zecca. Poi inizia una storia di passaggi di mano: venne ceduto ai Savoia, ai Roero di Settime e agli Incisa di Camerana. Più recentemente la proprietà passò ai padri Giuseppini. Per un po’ fu anche sede di un allevamento di polli, per poi essere ceduto all’attuale proprietà, un’immobiliare milanese poi fallita.

La stabilità del castello è peggiorata per una condizione franosa della quale già si aveva notizia nei bollettini parrocchiali di metà degli anni cinquanta. Nel 2011 ci sono state le prime avvisaglie della ripresa del movimento franoso. Prima del Natale 2013 la situazione è peggiorata al punto che il sindaco ha ordinato lo sgombero di tre abitazioni sottostanti l’edificio e interdetto l’utilizzo della chiesa parrocchiale. Poi il 5 febbraio 2014 il crollo di una porzione significativa del maniero che è precipitata sull’abitato, lambendo le case, travolgendo la piazza della chiesa e la strada comunale.

Ora la situazione è davvero grave, per la difficoltà di fermare il processo franoso e per la cronica carenza di fondi per la cura e manutenzione del patrimonio artistico. La stabilità dell’intero edificio è oramai  a rischio, con la possibilità, che l’edificio frani davvero sul paese sottostante.

Di castelli di Frinco in Italia ce ne sono migliaia. Sono piccoli o grandi gioielli di quel patrimonio di storia che è la maggiore ricchezza dell’Italia. Una ricchezza e un fascino che nessuna delocalizzazione produttiva potrà mai intaccare, che porta ancora fiumi di turisti in visita ammirata e spesso danarosa.

Siamo però di fronte a una metafora del divenire delle cose: la frana del patrimonio storico e artistico riflette la decadenza dell’Italia di questi ultimi anni, a cui assistiamo impotenti, come i 762 abitanti di Frinco, nella speranza che il loro castello, dopo secoli di veglia e di baldanza, non gli collassi addosso come un slavina di mattoni, calce, e terra.

Cosa possiamo fare noi per aiutare queste persone che vivono nell’incubo di ritrovarsi travolte dall’antico maniero, all’ombra del quale hanno trascorso le loro vite ?

Cominciamo con il condividere questa notizia, non lasciandola nell’oblio dei grandi mezzi di comunicazione, come se fosse un normale disastro, non degno di attenzione, meritevole  di silenzio. Come se il fatto che un edificio antico di 900 anni frani sulla testa dei cittadini di un paese non faccia notizia e meriti l’indifferenza generale, del Paese che solitamente si vanta di avere il 70% del patrimonio artistico mondiale. Sperando di non dover leggere e sentire le solite solfe intrise di retorica e di vittimismo se un giorno il castello si stuferà di aspettare che qualcuno inizi a curarlo e decida di vendicarsi dell’incuria scivolando fragorosamente sul piano.