Corre voce che Fazi voglia candidare Publisher di Alice Di Stefano al Premio Strega.
C’è tempo fino al 31 marzo, i giochi sono in corso.
Se consideriamo che si tratta della biografia umoristica e romanzata di Elido Fazi editore e uomo, scritta dalla di lui moglie, Alice Di Stefano appunto, nonché editor della casa editrice stessa, l’operazione ha un che di sfacciato.
Eppure questo libro, che ho letto chiedendomi a ogni riga “mi piace o lo detesto?”, mi sembra un buon candidato al Premio Strega. Per 5 ragioni.
1 ) Publisher accende un faro su una casa editrice, che ha fatto molto per la buona letteratura in Italia. Lo fa rimestando fra vizi e virtù dell’Elido (FE del marchio sta per Fazi Editore ma anche per Fazi Elido), «uomo difficile e dal modo di fare inclassificabile se non ricorrendo alla formula classica: è uno stronzo» (pag. 49), qui dipinto al limite del trimalcionesco.
Il geniale editore di origini marchigiane si è fatto strada da sé nell’editoria grazie a:
-scommesse ardite e vinte (Cento colpi di spazzola),
-innegabile cultura (ha pubblicato Nobel e Pulitzer),
-intuizioni raffinate (se non avete letto Stoner, fatelo!)
– e solenni botte di culo (Stephanie Meyer e i suoi vampiri).
È il prototipo del genio odioso e adorabile, infaticabile lavoratore, seduttore capriccioso e tirannico, animale da salotti, dotato di fiuto e irragionevolezza in equilibrato mix, abituato al lusso guadagnato non senza merito e che lui ormai si gode con la disinvoltura di chi vive in un mondo non complanare con quello comune.
2) Per le ragioni di cui al punto 1, Publisher è un romanzo interessante e urticante insieme: per entrambi i motivi non si riesce a smettere di leggerlo. Non so voi, ma con Walter Siti, vincitore Strega 2013, non sono andata oltre pagina 30.
3) Sempre per le ragioni di cui al punto 1, Publisher è un libro sfacciato, ma sincero. Non inutile né volgare. E dunque coraggioso. Un ritratto italiano non meno ficcante de La grande bellezza di Sorrentino (mutatis mutandis, è chiaro) e uno spaccato di mondo editoriale che, in questi termini, non avevo mai letto.
4) Publisher ricrea al femminile il genere dell’autofiction, alla Francesco Piccolo, per intenderci. E quando dico al femminile intendo che c’è una cura del dettaglio complementare all’istinto più maschile alla visione di insieme – e qui mi aspetto commenti veementi, come è d’uso su questo blog… Questo, secondo me, lo rende fresco e nuovo.
5) Publisher è scritto magnificamente, con un umorismo canzonatorio che sparge pennellate di grottesco su ogni cosa: kermesse librarie, premi letterari, vita e dissidi in casa editrice, siparietti amorosi, quadri di famiglia allargata, viaggi, tanti e costosi, e persino momenti toccanti come la pubblicazione presso Fazi del romanzo di Cesarina Vighy, malata terminale e mamma di Alice Di Stefano. Questo stile narrativo, retto con maestria fino all’ultima pagina, permette infine di distinguere verità ed eccesso meglio di quanto avrebbe fatto una biografia tradizionale – della quale non avremmo sentito il bisogno.
Tanto basta, secondo me, perché Publisher meriti le “X mila” copie in più che si vendono con la fascetta “candidato/vincitore al Premio Strega”. E per consigliarvi di leggerlo.