Con uno scarto di soli 4 voti, Lorenzo Cesa batte lo sfidante Gianpiero D’Alia, ministro della Pubblica amministrazione nel governo Letta, e viene riconfermato segretario dell’Udc. “E’ stato un congresso bellissimo”, ha commentato Pierferdinando Casini, che da patron storico dello scudocrociato non ha preso parte alla competizione. Che pure c’è stata, non per contrapposizione nelle scelte politiche, ma a causa della fatale contesa della leadership nel partito, proprio come accadeva 30 anni fa nella Democrazia Cristiana.

Non a caso, l’intervento di Ciriaco De Mita è stato applaudito a scena aperta, nonostante le critiche che l’ex premier della prima Repubblica ha rivolto a tutti. Non è in discussione la rotta nel prossimo futuro: appoggio al governo Renzi fino a quando durerà; costruzione di un polo dei popolari italiani ispirato al Ppe europeo; alleanza con un centro destra nel quale il ruolo di Silvio Berlusconi dovrebbe essere sempre più marginale. La non scontata vittoria di Cesa lascia aperto un problema per i vertici dell’Udc. “Non ci sarà una cogestione del partito – ha puntualizzato D’Alia – perché serve un forte cambiamento del gruppo dirigente. Il marchio dello scudo crociato deve rimanere ben solido fino a quando non ci sarà certezza sul nuovo soggetto di aggregazione in Italia dei Popolari, nel modo più chiaro”.

Cesa getta acqua sul fuoco dopo il voto che lo ha confermato segretario: “Non esiste nessun rischio di un partito diviso. Dopo questo congresso l’Udc è più unita e forte di prima. Sarà una gestione unitaria. Siamo una grande famiglia che vuole affrontare i problemi dell’Italia e questo deve unirci e non può dividerci”. Salomonica la conclusione di Casini: “C’è un partito che ha dimostrato di saper discutere, di avere passione, di votare, di avere una linea politica unica, ma con tante individualità”.

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