Secondo i giudici contabili il sindaco di Bologna ha compiuto "un'inescusabile leggerezza" e gli contestano un'irregolarità di circa 45mila euro: ritengono infatti irregolare che sia stata retribuita una persona che non avrebbe potuto ricoprire quel ruolo
Per la vicenda di un contratto da capo di gabinetto ad un dirigente privo di laurea, la Corte dei conti ha chiesto il processo per il sindaco di Bologna, Virginio Merola, la sua giunta e due dirigenti comunali. Marco Lombardelli fu costretto a dimettersi poco più di due anni fa quando si scoprì che non era in possesso della laurea, necessaria per quel ruolo. Nelle scorse settimane i pm contabili – al termine della istruttoria e dopo aver ricevuto le controdeduzioni dai legali degli amministratori e dei dirigenti – hanno contestato al sindaco e alla sua squadra un presunto danno erariale di circa 45 mila euro. I magistrati contabili ritengono ci sia stato un danno erariale perché è stata retribuita una persona che non avrebbe dovuto ricoprire quell’incarico, non avendo i requisiti di legge. Con ogni probabilità il dibattimento avverrà solo nel prossimo autunno, spiega il quotidiano, che ricorda anche che a dicembre 2012 Federica Salsi del Gruppo misto (all’epoca Cinque Stelle) e Lucia Borgonzoni della Lega Nord avevano presentato un esposto sul fatto alla Corte dei conti.
Nella citazione in giudizio per il sindaco di Bologna, la Procura regionale della Corte dei Conti scrive che, “dando per scontato” che Merola avesse previamente visto il curriculum da cui emergeva che Lombardelli non aveva mai conseguito la laurea, “appare evidente la inescusabile leggerezza con la quale lo propose per il posto di responsabile”. Infatti prosegue la Procura – che oltre al sindaco ha citato la giunta e due dirigenti, contestando un danno erariale di 46mila euro, pari al compenso di Lombardelli – “il primo cittadino ben poteva e doveva sapere che le funzioni di responsabile del gabinetto del sindaco fossero inquadrabili nella categoria D del personale non dirigente (non rientrando certo in quella inferiore né – in assenza di una formale previsione – nella dirigenza) e che, pertanto, fosse necessario il requisito del diploma di laurea”. E se nella condotta del dirigente Donatella Iannucci “si ravvisano gravi negligenze”, perché a lei spettava “fornire gli elementi tecnici per rendere avvertito l’organo collegiale della illegittimità della nomina”, in quella degli assessori “è ugualmente ravvisabile il grado di colpa grave”. Questo perché “dovere di ciascuno dei componenti della giunta è deliberare in maniera informata e non accettare supinamente la proposta del sindaco“.