Il rito è sempre lo stesso: prima si controlla il gas. Una, due, dieci volte, come il signor G. di Gaber, finché rischi di lasciarlo aperto davvero. Poi dai un’occhiata alla serratura, alle finestre. Infine passi da loro, nella stanza dei figli. Li guardi, li ascolti: sì, respirano. Chi più veloce, chi a strappi come colto da improvviso trasalimento. Allora ti chiedi che cosa staranno vedendo nei loro sogni irraggiungibili. Così diversi dai nostri appesantiti di adulti.
Ma stasera, in quella penombra un po’ misteriosa, ti viene in mente lui. Sì, Renzi. Hai dei problemi, direte. Il fatto è che vorresti chiederglielo: Signor Renzi (qualcuno lo chiamerà già Matteo), ma lo sa che ha in mano la vita dei miei, dei nostri figli. Lei può cambiare la loro esistenza, come ha fatto, purtroppo, con noi Berlusconi che ci ha funestato vent’anni, che ci ha presi ragazzi e ci ha scaricati adulti dopo averci scippato le illusioni. Davvero viene il dubbio che quasi nessuno di quelli che hanno guidato l’Italia negli ultimi decenni lo avvertisse davvero: governare un Paese significa cambiare la vita di milioni di persone. Deciderne le scuole (quindi le aspirazioni), il lavoro (cioè il benessere), la giustizia e la salute. In una parola la “felicità”, termine citato forse con ingenuità – forse no – nella Costituzione americana. Chissà, magari sarebbe un pensiero paralizzante. Perfino dannoso. Meglio ragionare in termini di categorie più che di individui: studenti, lavoratori, imprenditori, immigrati, anziani.
Eppure ci speri, oggi che con un po’ di disincanto ti accingi a essere governato dall’ennesimo salvatore della patria. Intanto, dopo mezzora che ronzi in camera, sei riuscito a svegliarli. Ti guardano interrogativi con gli occhi a fessura. Ma come potresti spiegarglielo: sai, non mi è piaciuta per niente questa crisi, la più extraparlamentare della nostra storia. Renzi va al governo senza voto. Lui che non è mai stato votato e valutato come possibile premier, che non è nemmeno parlamentare. Nessun passaggio in Parlamento, ma solo nella stanze di partito. Un governo di fatto, deciso da rapporti di forza non scritti. Come se noi cittadini non esistessimo. E… scusa, ma il truffaldino inciucio destra-sinistra, così contrario alla volontà popolare, non era una soluzione di emergenza? Invece è diventato alleanza di legislatura. Poi, diciamocelo, come faccio a lasciarvi nelle mani di uno che per fare il nuovo si presenta al Quirinale con la Smart? Ora vedrai che circo: ministri che vanno a giurare in bici, in monopattino o a cavallo.
É questo il cambiamento? C’è qualcuno che si ricorda che auto avevano Allende, Gorbaciov o Mandela? Ma queste cose non le puoi spiegare a tuo figlio. Puoi solo sperare che gli vada meglio che a te. O che almeno non duri vent’anni. Buonanotte, continua a sognare. Almeno tu.
Il Fatto Quotidiano, lunedì 17 febbraio 2014