L'ex presidente, di cui si sono perse le tracce, è ricercato. Timori per la secessione del Paese. Medvedev minaccia di ritirare l'ambasciatore a Kiev e non riconosce il governo. La Ue: "E' legittimo"
E’ stato visto per l’ultima volta a Balaklava, in Crimea, poi ha fatto perdere le sue tracce. Il nuovo esecutivo ha però spiccato nei confronti di Viktor Yanukovich, presidente deposto dell’Ucraina, un mandato di cattura per “uccisione di massa di civili”. E dopo l’elezione di Oleksandr Turchynov alla presidenza, l’eurodeputato croato ed ex ministro degli Esteri, Tonino Picula, ha spiegato che probabilmente sarà Arseniy Yatsenyuk, leader del partito Patria e tra le personalità di spicco dell’opposizione, “a formare il nuovo governo che entrerà in carica tra uno o due giorni”.
Piazza Maidan, simbolo della protesta antigovernativa, è ancora presidiata da migliaia di manifestanti che rendono omaggio alle vittime degli scontri dei giorni scorsi. Le facce dei dimostranti uccisi sono apparse su un megaschermo e diverse bare, portate a spalle dai manifestanti, hanno attraversato le strade adiacenti alla piazza, provocando grande commozione tra la folla. L’Ucraina, però, è spaccata. Si fa strada la paura della scissione tra le regioni dell’est, filorusse, e quelle dell’ovest, filoeuropee. Un timore scongiurato anche da Merkel e Obama, che invitano Mosca e Kiev alla coesione territoriale perché, ha detto la Casa Bianca, “la divisione nel Paese non è nell’interesse di nessuno”.
Legittimità del governo, spaccati Ue e Russia – Dopo il fine settimana che ha rivoluzionato i vertici del potere, Bruxelles e Mosca mantengono posizioni contrapposte circa il nuovo governo ad interim. La Commissione europea riconosce Oleksandr Turchynov come legittimo presidente. Al contrario, il Cremlino punta il dito contro le tendenze “dittatoriali”, i “metodi terroristici” e le “misure anti-russe” che stanno emergendo nel Paese. Medvedev “solleva forti dubbi” sul nuovo esecutivo perché si tratta di istituzioni giunte al potere come risultato di una “ribellione armata”. Poi attacca l’”assenza di interlocutori” e annuncia di volere richiamare l’ambasciatore a Kiev perché “c’è una minaccia ai nostri interessi, alla vita e alla sicurezza dei nostri cittadini”. Le stesse parole utilizzate da Mosca nel 2008, quando aveva lanciato un intervento militare “per aiutare” i cittadini russi dell’Ossezia del sud.
Medvedev ha aggiunto che Mosca sarà pronta a riprendere le relazioni con Kiev una volta che vedrà “un governo normale, moderno e basato sulla legge e la Costituzione dell’Ucraina”. “Se considerate governo la gente con maschere nere che porta i kalashnikov in giro per Kiev, allora per noi sarà dura lavorare con quel governo”, ha aggiunto il premier russo, che ha poi definito una “aberrazione di coscienza” il riconoscimento delle nuove autorità ucraine da parte dell’Ue. Oggi l’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea, Catherine Ashton, sarà a Kiev per incontrare le parti coinvolte nella crisi e discutere del sostegno dell’Ue.
Mosca, l’accordo con Kiev per il gas – A determinare la posizione di Mosca c’è anche la questione dell’estensione dell’accordo per la riduzione del prezzo del gas (di un terzo) con Kiev, concordata alla fine dello scorso anno da Vladimir Putin e Viktor Yanukovich e formalizzata a inizio gennaio dalle compagnie del gas dei due paesi. Per il Cremlino, a seguito della caduta dell’ex presidente, “sarà oggetto di consultazioni”. Il premier Medvedev sottolinea che Mosca intende rispettare “tutti gli accordi vincolanti con l’Ucraina” (l’accordo sul gas è valido solo per i primi tre mesi dell’anno, la sua validità deve essere riconfermata dalle parti ogni tre mesi, ndr).
Yanukovich scomparso – Dalle prime ore di oggi si sono perse le tracce dell’ex presidente, ha detto il ministro degli Interni facente funzione Arsen Avakov, citato dal Kiev Post, precisando che l’ultima volta che il presidente licenziato sabato dal Parlamento è stato visto si trovava nei pressi di una residenza privata nella località di Balaklava, in Crimea. L’ex capo di gabinetto di Yanukovich, Andriy Klyuyev, e gli uomini della sicurezza che gli erano rimasti fedeli, nella notte hanno lasciato la villa a bordo di tre auto e chiuso ogni possibilità di contatto.
L’ex leader del partito della Regioni ha lasciato Kiev in elicottero venerdì notte e, insieme a Klyuyev, si è diretto a Karkhiv, dove avrebbe dovuto intervenire al Congresso regionale del suo partito. Sabato, non ha invece preso parte alla riunione dei governatori locali ma ha registrato l’intervista alle televisioni locali in cui denunciava il golpe e precisava che non si era dimesso per poi lasciare Karkhiv, sempre in elicottero, per recarsi nel suo feudo di Donetsk, dove ha cercato di imbarcarsi, insieme alla sua sicurezza, su due arei privati. Il personale di frontiera dell’aeroporto ha impedito il decollo degli aerei e Yanukovich si è fermato presso un’altra residenza dello stato a Donetsk. Nella notte, è partito in auto per la Crimea, ed è lì, nel cuore dei movimenti secessionisti filo russi, che la nuova leadership ucraina ha perso ogni contatto con lui.