Inchiesta nei confronti di Porcellacchia (capo operazione della rimozione) e del consulente Casella: "Sigilli violati". L'ex comandante ottiene l'ok del tribunale per partecipare a un sopralluogo sulla nave
Da una parte Francesco Schettino potrà tornare a bordo della Costa Concordia per partecipare al secondo sopralluogo insieme a magistrati e avvocati. Dall’altra qualcuno a bordo potrebbe esserci già stato, secondo la Procura di Grosseto: ci sono due indagati per violazione dei sigilli, “modifica dello stato dei luoghi” e frode processuale. A finire sotto inchiesta il custode giudiziale della Costa, Franco Porcellacchia, a capo del progetto di raddrizzamento e rimozione del relitto, e il consulente di Costa, comandante Camillo Casella. Sono state anche eseguite perquisizioni a Genova e in altre città e tra le misure che i pm stanno valutando c’è anche il divieto di dimora all’Isola del Giglio. Gli accertamenti sono stati disposti dalla Procura dopo il sopralluogo a bordo della nave svolto il 23 gennaio scorso per esaminare gli apparati della plancia di comando nell’ambito della nuova perizia disposta durante il processo in corso a Grosseto a carico dell’ex comandante della nave, Francesco Schettino. Secondo quanto risulta ai magistrati, gli indagati sono saliti sulla Concordia il 22 gennaio scorso, cioè il giorno precedente il primo sopralluogo per la perizia disposta dal tribunale: così facendo gli indagati avrebbero violato un’area posta sotto sequestro senza autorizzazione dell’autorità giudiziaria. Secondo l’Ansa – oltre a Porcellacchia e Casella – c’è anche un terzo indagato, un altro dipendente di Costa Crociere. Il reato di frode processuale, in particolare, è di particolare importanza perché la violazione dei sigilli sulla Costa Concordia, che è sotto sequestro, sarebbe avvenuta proprio in relazione agli sviluppi del processo sul naufragio.
Nel frattempo i giudici del tribunale di Grosseto hanno autorizzato Schettino a salire a bordo della Concordia dopodomani, 27 febbraio, in occasione del nuovo sopralluogo stabilito per una perizia integrativa. L’ex comandante della nave, naufragata all’isola del Giglio il 13 gennaio 2012, aveva chiesto tramite i suoi legali al tribunale di di poter partecipare per la perizia al generatore di emergenza. La richiesta era stata formalmente presentata dai difensori di Schettino alla cancelleria del processo, sottolineando che è un diritto dell’imputato quello di poter recarsi sui luoghi dei reati. Secondo alcune ipotesi, nel caso in cui il tribunale accorderà a Schettino la possibilità di salire a bordo, sarà da stabilire se potrà svolgere il suo sopralluogo insieme ai periti del tribunale e ai consulenti delle parti o in un momento diverso. Dopo aver prelevato hard disk e computer dalla plancia di comando nel primo sopralluogo del 23 gennaio scorso, dopodomani i periti si dovranno occupare del generatore diesel di emergenza che già poco dopo l’urto della Concordia contro gli scogli del Giglio non funzionò. Il presidente del collegio giudicante Giovanni Puliatti ha ricordato che Schettino, quando sarà sulla nave, “ci sarà come imputato e non come consulente”. Quindi, ha anche detto il presidente, “l’imputato assisterà alle operazioni ma non potrà interloquire”.