Non sorprende che i primi sondaggi siano favorevoli al nuovo premier, visto che il primo discorso parlamentare di Matteo Renzi ha il profumo del discorso elettorale. I segnali non mancano. Quel suo parlare a braccio e con la mano in tasca, innanzitutto, come un sindaco che si rivolge ai bravi cittadini delle mille Rignano italiche e non ai poco bendisposti membri del Senato di cui con l’abituale ruvidezza ha già preannunciato la cancellazione. E poi quel vasto programma che non a caso accompagna alle due magiche parole: “sogno” e “coraggio” e che sembra dire: votatemi.
Per carità, sentimenti che si addicono al vivace trentottenne che (parole sue) se non avesse fortemente sognato di sedere un giorno a Palazzo Chigi oggi farebbe ancora politica in provincia. Come si può, allora, non plaudire al taglio del 10 per cento del cuneo fiscale, al saldo dei debiti della Pubblica amministrazione o al piano per l’edilizia scolastica? Ma i sogni costano e il Sindaco d’Italia si è ben guardato dallo spiegare dove mai troverà quel centinaio di miliardi, a dir poco, necessari alla bisogna.
Lo stesso scaltro stile, sia detto senza offesa, di quando Berlusconi prometteva l’abolizione dell’Ici senza dire con quali soldi, ma poi vinceva le elezioni. Infine, Renzi si è fatto troppi nemici, soprattutto nel Pd e lo sa benissimo. Impensabile che un tipino del genere si faccia rosolare a fuoco lento come un Letta qualsiasi. Resterà in sella il tempo necessario per approvare la nuova legge elettorale e dimostrare la nequizia dei partitini. Più o meno fino al prossimo ottobre. Scommettiamo?
il Fatto Quotidiano, 25 Febbraio 2013