Governo nuovo, vita nuova? Nulla di più falso. Per quanto riguarda l’istruzione la ex ministra Carrozza ha lasciato un po’ di gatte da pelare alla nuova ministra Giannini. Andiamo con ordine.
1. Diritto allo Studio
Innanzitutto Maria Chiara Carrozza aveva deciso di costituire una commissione ministeriale sui Livelli Essenziali delle Prestazioni sul Diritto allo Studio. Come sapete oggi il Diritto allo Studio è una competenza regionale e, quindi, da Milano a Palermo, da Bari a Trieste ci sono tanti sistemi di diritto allo studio quante sono le regioni, per questo il Miur aveva deciso di dotare tutti di un massimo comune denominatore che superasse alcune marcate differenze che ci sono nel paese, paese che negli ultimi anni ha perso più di 70.000 immatricolazioni.
La neo ministra Giannini si è già apertamente schierata per l’introduzione di un sistema di prestiti d’onore sul modello anglosassone in cui lo studente dovrà restituire ciò che riceve dallo Stato quando avrà un lavoro: questo sistema ha già mostrato tutte le sue pecche, specialmente in una fase in cui il 41% dei giovani è disoccupato e la maggioranza sono precari. Il prestito d’onore rappresenterebbe una spada di Damocle per le future generazioni che anche se garantisse il diritto all’istruzione, precluderebbe quello a costruirsi un futuro libero da condizionamenti economici.
Per questo motivo il mondo studentesco si sta già muovendo: per il 27 febbraio è convocata una Conferenza Nazionale sul Diritto allo Studio e, per il giorno successivo, è stata convocato un presidio sotto il Miur per consegnare le firme a sostegno della proposta di riforma del Diritto allo studio portata avanti da Link – Coordinamento Universitario.
2. Numero chiuso
La ministra Carrozza aveva deciso di anticipare i test d’ingresso per le facoltà di Medicina, odontoiatria e architettura a Aprile e di restringere il numero di posti disponibili di quasi un quarto.
In un’intervista di qualche giorno fa la ministra Giannini ha definito i test “un’anomalia italiana” che destano perplessità. Più che di perplessità nel mondo studentesco si sta profilando una vera e propria contrarietà, già espressa in una consultazione nazionale l’anno passato in cui il 57% degli studenti si diceva contrario alle barriere d’accesso (e il 30% si è schierato per il mantenimento del numero chiuso solo per le facoltà di Medicina, Odontoiatria e Architettura per le quali è stabilito a livello europeo).
Da quando il Miur ha deciso il taglio dei posti e l’anticipo molti studenti delle scuole superiori, già impegnati nello studio per l’esame di maturità, hanno moltiplicato gli appelli contro l’anticipo e contro la riduzione dei posti ma, più in generale, per un ripensamento dei sistemi di accesso all’università. E’ un dato di questi anni, infatti, che quasi il 60% dei corsi universitari ormai hanno il numero chiuso o programmato per far fronte alla riduzione dei fondi causata dai tagli della Gelmini. Infatti sempre più studi dimostrano che il nostro Paese avrà una penuria di medici e altri specialisti ed è notizia di questi giorni che l’Italia rischia sanzioni dall’Unione Europea perché i nostri medici lavorano troppo. Viene da chiedersi allora: perché continuiamo a aumentare i numeri chiusi? Se lo chiedono anche quegli studenti che tramite una petizione hanno lanciato una mobilitazione in tutta Italia per il 7 di Marzo per protestare contro la riduzione dei posti nelle facoltà a numero chiuso e programmato.
3. Diritti degli studenti in stage
Un altro treno che stava già partendo è quello legato ai diritti degli studenti e delle studentesse che dentro le scuole e le università fanno stage o tirocini. Spesso, purtroppo, questi importanti strumenti didattici che servono a conoscere il mondo del lavoro e a mettere in pratica le conoscenze apprese negli anni, sono totalmente inutili. Spessissimo ciò che gli studenti e le studentesse vanno a fare negli stage c’entra poco o nulla con quello per cui hanno studiato. Per questo sia il tavolo delle associazioni studentesche sia il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari stavano iniziando a discutere di statuti che possano garantire i diritti degli studenti stagisti affinché la propria esperienza di tirocinio o di stage fosse davvero qualificante. Cosa vorrà fare il Ministro Giannini che così spesso ha parlato del rafforzamento del legame tra istruzione e mondo del lavoro?
Molte sono, quindi, le gatte che il nuovo Governo si troverà a dover pelare e, in base a come deciderà di farlo, si potrà dare un giudizio sul suo operato. In arrivo nei prossimi anni ci saranno 80 miliardi dall’Europa sui Fondi Sociali (in parte diretti, in parte cofinanziati dallo Stato Italiano): l’Italia non ha mai brillato nel loro uso e spesso ha dovuto rispedirli indietro, senz’altro possono rappresentare una boccata d’ossigeno per garantire il diritto allo studio qualora fossero usati bene.
E’ certo che gli studenti non sono fermi, anzi, le mobilitazioni delle prossime settimane dimostrano una vitalità che, se non sarà ascoltata, crescerà nei prossimi mesi. Una variabile di cui le Larghe Intese forse non hanno tenuto conto è l’urgenza del cambiamento che si respira dentro le scuole e le università.