Il prossimo 11 marzo uscirà il loro secondo album intitolato McMao e fin dalla copertina si capisce che la provocazione, come il loro essere irriverenti, sono insiti nel loro dna. L’idea di sbeffeggiare il rivoluzionario cinese in realtà è dell’artista siciliano Giuseppe Veneziano, del quale i Management apprezzano lo stile “inconfondibile e molto attuale”. Sono rimasti molto colpiti dalla sua opera che raffigura Mao come un clown: “Il volto di Mao truccato da pagliaccio del McDonald’s – afferma Romagnoli – è la fine di tutti i sogni e delle utopie. Rappresenta la vittoria definitiva del capitalismo”. Del resto non è un caso che i consumatori cinesi hanno acquistato nel 2013 il 47 per cento di tutti i beni di lusso venduti nel mondo. Una spesa di ben 102 miliardi di dollari! All’interno del booklet del cd c’è anche il McObama: un per mettere in risalto una certa somiglianza tra il modello della dittatura politica orientale e quello della cultura dell’omologazione economica occidentale”.
Composto da undici brani, il disco è anticipato dal singolo James Douglas Morrison, un intimo dialogo col Re Lucertola a cui si chiede se vale la pena continuare a suonare, o se sia meglio “dire basta e morire nella vasca”. Del resto anche a Jim capitò di esser considerato un idiota. Oggi però gli stessi che lo consideravano tale guadagnano denaro grazie al suo volto impresso sui gadget e magliette che vendono. Un paragone che è un invito a non fermarsi in superficie e ad andare in profondità, per scoprire il cantautorato elettronico del Management del Dolore Post Operatorio. I brani, scritti da Luca Romagnoli, inducono in utili riflessioni ed è molto valido il sound della band formata dal chitarrista Marco Di Nardo, dal batterista Nicola Ceroli e dal bassista Luca Di Bucchianico. Le canzoni che val la pena ascoltare sono Oggi chi sono, Coccodè, Cinematografo e la folle La rapina collettiva che chiude l’album. Brani provocatori dove sono tante le stoccate nei confronti della società svuotata di valori e della cultura sempre più omologante, in cui non conta ciò che si sa, ma ciò che si fa. Da Morrison si passa con nonchalance a Luca Carboni, personaggio da loro amato e del quale è presente la cover di Fragole buone buone. Un bel modo di celebrare la folle gioia di vivere male come metodo di sopravvivenza alla precaria esistenza quotidiana.