“Davvero la democrazia è chiamare ogni tanto i cittadini alle urne, incassarne i voti su un certo programma e usarli per fare esattamente l’opposto?” Marco Travaglio chiude il suo editoriale di oggi con questa domanda. Che cos’è la democrazia appunto? Le prime forme di governo democratico (dal greco démos, popolo, e cràtos, potere, per i non iscritti alla lista Tsipras) nascono in Grecia nel V secolo a.C. con le città-stato, ovvero porzioni di territorio che erano, da una parte, grandi abbastanza da richiedere una strategia politica a lungo termine, e, dall’altra, sufficientemente piccole da permettere che le decisioni venissero prese dai cittadini riuniti in assemblea nella piazza cittadina, l’agorà.
All’epoca non c’era quindi distinzione tra democrazia partecipativa (diretta) e quella rappresentativa (indiretta): i polìtai, gli aventi diritto al voto (ovvero tutti i cittadini maggiorenni escluse donne, schiavi e stranieri), erano così pochi che non avevano bisogno di eleggere qualcuno che curasse gli interessi della città al posto loro. Andavano nell’agorà per discutere attivamente di norme o posizioni politiche da prendere e, alla bisogna, per espellere dalla comunità chi si comportava male.
Si chiamava ostracismo (da ostrakon che in greco vuol dire coccio) perché si scriveva il nome della persona da esiliare su un pezzo di terracotta. La votazione era valida se vi partecipavano almeno 6000 degli aventi diritto. Se il cittadino colpevole riceveva una maggioranza semplice dei voti, veniva esiliato per 10 anni dall’Attica.
Sono seguiti poi secoli in cui il potere era concentrato nelle mani di pochi (imperatori, re, nobili), poi ci fu la Rivoluzione francese e tornò la democrazia ma nel frattempo gli Stati erano diventati molto più grandi e più complessi da gestire rispetto alle piccole città-stato dell’antica Grecia. I cittadini non partecipavano più alla vita politica, ma delegavano qualcun altro al posto loro. Superate le due Guerre Mondiali, il Dio Denaro è tornato a regnare sulla Terra: tutto è diventato un business, compresa la politica. I partiti sono aziende che devono generare ricchezza: entrano nel mondo della finanza attraverso le banche che non dimenticano di ringraziare con un regalo da 7,5 miliardi di euro, influenzano l’opinione pubblica attraverso i giornali degli amici imprenditori-editori a cui restituiscono il favore agevolando le loro aziende, se ne sbattono di quello che pensano i loro elettori e spendono, a titolo esemplificativo e non esaustivo, 50 miliardi di euro per acquistare cacciabombardieri che dovrebbero servirci per iniziare guerre che nessuno gli ha detto di intraprendere o per difenderci da un nemico che nessuno ha ancora individuato.
Arriviamo così ai giorni nostri e al Movimento 5 Stelle. Per chi non l’avesse ancora capito, il M5S ha un progetto ben preciso: quello di riportare la democrazia al suo funzionamento originale, quello in cui le persone decidono attivamente e direttamente in che posto far nascere i propri figli, come regolare le loro vite e perfino di che morte dovranno morire. Ora tutto questo è di nuovo possibile grazie alla Rete: entro, mi informo, interagisco, voto e poi mi adeguo a quello che la maggioranza ha deciso. Come a scuola, come in viaggio con gli amici, come in una riunione condominiale.
Che cosa c’è di strano, quindi, nelle espulsioni di ieri? I 4 espulsi stavano danneggiando il Movimento, stavano rallentando il naturale processo evolutivo che prima o poi ci porterà comunque alla democrazia diretta, con o senza il M5S. Se anche a voi che avete votato per i soliti partiti piacerebbe un giorno poter fare login e votare gratuitamente da casa per il vostro futuro, al momento l’unica alternativa è il M5S: non ci sono altri partiti o movimenti che hanno il medesimo progetto e non credo che ne vedremo altri nella nostra esistenza.
Poi ci sono quelli che vorrebbero a tutti i costi la democrazia diretta ma a cui non piacciono Grillo e/o Casaleggio. A tutti questi voglio dire di riguardarsi bene il simbolo del Movimento 5 Stelle: se guardate sotto c’è scritto beppegrillo.it e quella scritta sta a significare che il M5S non esisterebbe senza Grillo, senza Casaleggio o senza la Rete; non ci sarebbe nulla di tutto questo. Se due Pincopalli qualsiasi avessero avuto la stessa idea, o se Grillo e Casaleggio l’avessero avuta negli anni ’80, altro che percentuali da prefisso telefonico, altro che 5 stelle: al massimo sarebbe stata una cometa passeggera, e anche molto veloce.
Grillo lo dice almeno da 10 anni che i politici sono nostri dipendenti e che dovremmo poterli licenziare qualora si comportino male o vadano contro gli interessi dei cittadini. Io gliel’ho sentito dire con le mie stesse orecchie dal vivo durante il celebre spettacolo Solo la Rete ci salverà, quando per la prima volta ho udito qualcuno parlare del sapere condiviso di Wikipedia, degli amministratori delegati dalle cento poltrone, della finanza speculativa che avrebbe fatto fallire l’economia reale.
Lo diceva e lo ha fatto, come tutte le altre cose che gli sento dire fin da quando sono bambino. Anzi, lo abbiamo fatto: lo hanno fatto i nostri portavoce in Parlamento che hanno votato per sottoporre alla base la questione dei 4 dissidenti e lo hanno fatto i 30.000 iscritti certificati che ieri hanno votato per l’espulsione. Prima delle elezioni Grillo aveva stimato una percentuale di potenziali scilipotini del 20%, pari a 32 parlamentari 5 stelle, e non ne è uscita neanche una dozzina. Dov’è la frattura quindi? 10 da una parte e 150 dall’altra sarebbero forse una scissione? Il 6% da una parte e il 94% dall’altra sarebbero forse uno scisma? Ma fatemi il piacere e tornate a leccare i piedi dei vostri padroni che vi useranno e vi butteranno via quando non avranno più bisogno dei vostri pezzi ancora umidicci. Loro sì che vi licenzieranno in tronco: senza nessun preavviso, senza alcuna votazione e senza ombra di democrazia.
Niccolò Valentini
Ingegnere Tlc e Blogger
Politica - 27 Febbraio 2014
Espulsioni M5S: cosa c’è di strano?
“Davvero la democrazia è chiamare ogni tanto i cittadini alle urne, incassarne i voti su un certo programma e usarli per fare esattamente l’opposto?” Marco Travaglio chiude il suo editoriale di oggi con questa domanda. Che cos’è la democrazia appunto? Le prime forme di governo democratico (dal greco démos, popolo, e cràtos, potere, per i non iscritti alla lista Tsipras) nascono in Grecia nel V secolo a.C. con le città-stato, ovvero porzioni di territorio che erano, da una parte, grandi abbastanza da richiedere una strategia politica a lungo termine, e, dall’altra, sufficientemente piccole da permettere che le decisioni venissero prese dai cittadini riuniti in assemblea nella piazza cittadina, l’agorà.
All’epoca non c’era quindi distinzione tra democrazia partecipativa (diretta) e quella rappresentativa (indiretta): i polìtai, gli aventi diritto al voto (ovvero tutti i cittadini maggiorenni escluse donne, schiavi e stranieri), erano così pochi che non avevano bisogno di eleggere qualcuno che curasse gli interessi della città al posto loro. Andavano nell’agorà per discutere attivamente di norme o posizioni politiche da prendere e, alla bisogna, per espellere dalla comunità chi si comportava male.
Si chiamava ostracismo (da ostrakon che in greco vuol dire coccio) perché si scriveva il nome della persona da esiliare su un pezzo di terracotta. La votazione era valida se vi partecipavano almeno 6000 degli aventi diritto. Se il cittadino colpevole riceveva una maggioranza semplice dei voti, veniva esiliato per 10 anni dall’Attica.
Sono seguiti poi secoli in cui il potere era concentrato nelle mani di pochi (imperatori, re, nobili), poi ci fu la Rivoluzione francese e tornò la democrazia ma nel frattempo gli Stati erano diventati molto più grandi e più complessi da gestire rispetto alle piccole città-stato dell’antica Grecia. I cittadini non partecipavano più alla vita politica, ma delegavano qualcun altro al posto loro. Superate le due Guerre Mondiali, il Dio Denaro è tornato a regnare sulla Terra: tutto è diventato un business, compresa la politica. I partiti sono aziende che devono generare ricchezza: entrano nel mondo della finanza attraverso le banche che non dimenticano di ringraziare con un regalo da 7,5 miliardi di euro, influenzano l’opinione pubblica attraverso i giornali degli amici imprenditori-editori a cui restituiscono il favore agevolando le loro aziende, se ne sbattono di quello che pensano i loro elettori e spendono, a titolo esemplificativo e non esaustivo, 50 miliardi di euro per acquistare cacciabombardieri che dovrebbero servirci per iniziare guerre che nessuno gli ha detto di intraprendere o per difenderci da un nemico che nessuno ha ancora individuato.
Arriviamo così ai giorni nostri e al Movimento 5 Stelle. Per chi non l’avesse ancora capito, il M5S ha un progetto ben preciso: quello di riportare la democrazia al suo funzionamento originale, quello in cui le persone decidono attivamente e direttamente in che posto far nascere i propri figli, come regolare le loro vite e perfino di che morte dovranno morire. Ora tutto questo è di nuovo possibile grazie alla Rete: entro, mi informo, interagisco, voto e poi mi adeguo a quello che la maggioranza ha deciso. Come a scuola, come in viaggio con gli amici, come in una riunione condominiale.
Che cosa c’è di strano, quindi, nelle espulsioni di ieri? I 4 espulsi stavano danneggiando il Movimento, stavano rallentando il naturale processo evolutivo che prima o poi ci porterà comunque alla democrazia diretta, con o senza il M5S. Se anche a voi che avete votato per i soliti partiti piacerebbe un giorno poter fare login e votare gratuitamente da casa per il vostro futuro, al momento l’unica alternativa è il M5S: non ci sono altri partiti o movimenti che hanno il medesimo progetto e non credo che ne vedremo altri nella nostra esistenza.
Poi ci sono quelli che vorrebbero a tutti i costi la democrazia diretta ma a cui non piacciono Grillo e/o Casaleggio. A tutti questi voglio dire di riguardarsi bene il simbolo del Movimento 5 Stelle: se guardate sotto c’è scritto beppegrillo.it e quella scritta sta a significare che il M5S non esisterebbe senza Grillo, senza Casaleggio o senza la Rete; non ci sarebbe nulla di tutto questo. Se due Pincopalli qualsiasi avessero avuto la stessa idea, o se Grillo e Casaleggio l’avessero avuta negli anni ’80, altro che percentuali da prefisso telefonico, altro che 5 stelle: al massimo sarebbe stata una cometa passeggera, e anche molto veloce.
Grillo lo dice almeno da 10 anni che i politici sono nostri dipendenti e che dovremmo poterli licenziare qualora si comportino male o vadano contro gli interessi dei cittadini. Io gliel’ho sentito dire con le mie stesse orecchie dal vivo durante il celebre spettacolo Solo la Rete ci salverà, quando per la prima volta ho udito qualcuno parlare del sapere condiviso di Wikipedia, degli amministratori delegati dalle cento poltrone, della finanza speculativa che avrebbe fatto fallire l’economia reale.
Lo diceva e lo ha fatto, come tutte le altre cose che gli sento dire fin da quando sono bambino. Anzi, lo abbiamo fatto: lo hanno fatto i nostri portavoce in Parlamento che hanno votato per sottoporre alla base la questione dei 4 dissidenti e lo hanno fatto i 30.000 iscritti certificati che ieri hanno votato per l’espulsione. Prima delle elezioni Grillo aveva stimato una percentuale di potenziali scilipotini del 20%, pari a 32 parlamentari 5 stelle, e non ne è uscita neanche una dozzina. Dov’è la frattura quindi? 10 da una parte e 150 dall’altra sarebbero forse una scissione? Il 6% da una parte e il 94% dall’altra sarebbero forse uno scisma? Ma fatemi il piacere e tornate a leccare i piedi dei vostri padroni che vi useranno e vi butteranno via quando non avranno più bisogno dei vostri pezzi ancora umidicci. Loro sì che vi licenzieranno in tronco: senza nessun preavviso, senza alcuna votazione e senza ombra di democrazia.
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Beirut, 16 mar. (Adnkronos) - Hezbollah ha condannato in una dichiarazione gli attacchi americani contro obiettivi Houthi nello Yemen. "Affermiamo la nostra piena solidarietà nei confronti del coraggioso Yemen e chiediamo a tutti i popoli liberi del mondo e a tutte le forze di resistenza nella nostra regione e nel mondo di unirsi per contrastare il progetto sionista americano contro i popoli della nostra nazione", ha scritto in una nota il Partito di Dio.
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi americani in Yemen sono "un avvertimento per gli Houthi e per tutti i terroristi". Lo ha detto a Fox News il vice inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Morgan Ortagus, sottolineando che "questa non è l'amministrazione Biden. Se colpisci gli Stati Uniti, il presidente Trump risponderà. Il presidente Trump sta ripristinando la leadership e la deterrenza americana in Medio Oriente".
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Steve Witkoff, ha definito "inaccettabili" le ultime richieste di Hamas in merito al cessate il fuoco a Gaza. Riferendosi alla conferenza del Cairo di inizio mese, l'inviato statunitense per il Medio Oriente ha detto alla Cnn di aver "trascorso quasi sette ore e mezza al summit arabo, dove abbiamo avuto conversazioni davvero positive, che descriverei come un punto di svolta, se non fosse stato per la risposta di Hamas".
Hamas avrebbe insistito affinché i negoziati per un cessate il fuoco permanente iniziassero lo stesso giorno del prossimo rilascio di ostaggi e prigionieri palestinesi. Secondo Al Jazeera, Hamas ha anche chiesto che, una volta approvato l'accordo, i valichi di frontiera verso Gaza venissero aperti, consentendo l'ingresso degli aiuti umanitari prima del rilascio di Edan Alexander e dei corpi di quattro ostaggi. Inoltre, il gruppo ha chiesto la rimozione dei posti di blocco lungo il corridoio di Netzarim e l'ingresso senza restrizioni per i residenti di Gaza che tornano dall'estero attraverso il valico di Rafah.
"Abbiamo trascorso parecchio tempo a parlare di una proposta di ponte che avrebbe visto il rilascio di cinque ostaggi vivi, tra cui Edan Alexander, e anche, tra l'altro, il rilascio di un numero considerevole di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane", ha detto Witkoff. "Pensavo che la proposta fosse convincente: gli israeliani ne erano stati informati e avvisati in anticipo". "C'è un'opportunità per Hamas, ma si sta esaurendo rapidamente", ha continuato Witkoff. " Con quello che è successo ieri con gli Houthi, ciò che è successo con il nostro ordine di attacco, incoraggerei Hamas a diventare molto più ragionevole di quanto non sia stato finora".
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha scoperto un nascondiglio di armi nel campo profughi di Nur Shams, fuori Tulkarem, nella Cisgiordania settentrionale. Lo ha reso noto l'Idf, precisando che sono state rinvenute diverse borse contenenti armi, una delle quali conteneva anche un giubbotto con la scritta 'Unrwa'. Le armi confiscate sono state consegnate alle forze di sicurezza per ulteriori indagini.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".