Davide Guglielmo Righi, l’aggressore di Alfredo Famoso, il tassista 68enne morto dopo due giorni di coma a Milano, è stato scarcerato. Il gip del capoluogo lombardo Gianfranco Criscione gli ha concesso i domiciliari e ha derubricato il reato da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale, riconoscendo a Righi l’attenuante della provocazione ed escludendo l’aggravante contestata dai pm dei motivi abietti e futili.
Dopo cinque giorni appare chiaro quello che è successo in via Morgagni, angolo piazzale Bacone. La ricostruzione è confermata da quattro testimoni oculari ascoltati dalla polizia. Righi, 48 anni, e sua moglie, incinta di 9 mesi, stanno rincasando nel loro appartamento nella vicina via Plinio. Stanno attraversando sulle strisce pedonali quando il taxi Toyota Prius guidato da Famoso passa senza rispettare la precedenza. Righi, spaventato e stizzito, sferra un colpo all’auto con una confezione da quattro bottiglie d’acqua colpendo il mezzo nella parte anteriore. Famoso inchioda, scende dal taxi e inveisce contro l’uomo. Gli va incontro. Righi a quel punto, forse sentendosi minacciato, gli sferra un colpo con la stessa confezione, colpendolo al volto. L’uomo batte contro la ruota posteriore del suv e cade a terra. A questo punto Righi e la compagna si allontanano. Ma vengono fermati da un maresciallo della Guardia di finanza fuori servizio. Sono già lontani 150 metri dal luogo della lite. Il maresciallo chiede i documenti. Righi non li ha. Lascia nome e cognome, insieme al numero di cellulare e – secondo il maresciallo ascoltato come testimone – Righi dice di abitare in via Plinio 67 (indirizzo sbagliato) e assicura che tornerà non appena avrà accompagnato la moglie spaventata a casa.
Diversa invece la versione del consulente informatico. L’uomo racconta di aver colpito involontariamente l’auto del tassista, che è sceso dall’auto per chiedere conto del danno all’auto e, – secondo Righi – con fare minaccioso, si è diretto verso di lui. “Ho cercato di tenerlo a distanza con il braccio sinistro”, racconta ancora l’uomo. Poi sottolinea: “Il tassista mi ha afferrato il braccio sinistro”. Per questo ammette di aver colpito il 68enne, ma non con l’intera confezione di acqua, bensì con una sola bottiglia. Poi l’aggressore, dopo aver fornito le generalità e il numero di cellulare, senza però fornire l’indirizzo dell’abitazione ma indicando solo con la mano il palazzo dove abita. Avrebbe poi detto al maresciallo di chiamarlo in caso ce ne fosse stato bisogno. Il cellulare però – racconta al gip durante l’interrogatorio di garanzia – si sarebbe scaricato senza che lui se ne accorgesse. Per questo la stessa sera, insieme alla moglie, se ne va a mangiare una pizza.
La Procura di Milano aveva chiesto che Righi rimanesse in carcere con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, ossia l’accettazione della possibilità e del rischio di uccidere. Nell’interrogatorio di ieri davanti al gip, Righi ha sostenuto, tra le altre cose, che quando il tassista è sceso dalla macchina dopo non aver rispettato la precedenza delle strisce pedonali, ha avuto un atteggiamento aggressivo nei suoi confronti. Il giudice ha riconosciuto all’indagato l’attenuante della provocazione. Il gip gli ha riconosciuto l’attenuante della provocazione perché, da quanto si è saputo, Righi stava per essere investito insieme alla sua compagna incinta e perché il tassista sarebbe sceso dalla macchina con fare minaccioso e aggressivo.
L’uomo è stato fermato lunedì scorso, nell’ambito dell’ inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Alberto Nobili e dal pm Maria Teresa Latella. E proprio nel giorno della sua scarcerazione, Righi diventa papà per la terza volta. La donna che era in sua compagnia durante la lite ha partorito una bambina. Inoltre, da quanto si è saputo, il precedente penale a carico di Righi riguarderebbe una condanna per violenza privata per un litigio con la ex moglie.Famoso è morto dopo due giorni di coma all’ospedale Niguarda. Tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima verrà eseguita l’autopsia.