“Allo stato attuale non è credibile alcun piano di recupero ambientale.” (dalla pagina Wikipedia sul petrolchimico siracusano)
“Chi entra a Gela non può fare a meno di notare le enormi ciminiere fumanti che, quando il vento soffia verso occidente, ammorbano l’aria rendendola irrespirabile. Gela, prima che arrivasse l’industria, era una graziosa cittadina che stava lentamente sviluppando il settore turistico come centro balneare ed archeologico. Oggi il tasso di tumori e malformazioni tra gli abitanti di Gela è molto più elevato rispetto a quello dei comuni vicini e della media nazionale. Le emissioni superano spesso i limiti massimi di legge.” (dalla pagina Wikipedia sull’ambiente di Gela)
Era l’estate del 2007. Una sera in cui ero a casa dei miei genitori, a Lanciano, da sola, felice di questa estate spensierata prima di iniziare il mio tanto desiderato nuovo lavoro a Los Angeles. Guardo distrattamente la tv, fa caldo, cambio i canali senza pensare. Fuori ci sono le cicale. E poi arrivo su RaiTre. Viva L’Italia in diretta. Riccardo Iacona. Gela.
Raggelo io. Inquinamento, illegalità, prepotenza, rassegnazione, assenza di controlli e di volontà. È sconvolgente. Non riesco a capacitarmi di tanta sofferenza, di tanta cattiveria da parte dei signori del petrolio. Fa male vedere le storie di bambini innocenti avvelenati prima ancora di nascere. Mi chiedo perché non ne se ne parli di più, sento rabbia e un bisogno astratto di fare qualcosa. Ma la Sicilia è lontana e io non sono nessuno. E poi passano tre, quattro mesi ed arriva il Centro Oli di Ortona nella mia vita. Ripenso a Gela e non posso accettare che questo stesso destino capiti ai luoghi della mia infanzia. Indago sulla Basilicata: mutatis mutandis, la canzone è la stessa. In Abruzzo siamo ancora in tempo. E in qualche modo parto.
È per questo che sento sempre di avere una sorta di debito verso le località trivellate in silenzio in Italia prima che la lotta al petrolio diventasse di moda. Gela e Viggiano hanno solo avuto la sfortuna di essere state petrolizzate prima che l’opinione pubblica si svegliasse. Tanti anni fa tante cose non si sapevano e chissà, forse Enrico Mattei o l’Istituto Luce o chi per loro, pensavano davvero di portare sviluppo e benessere con i buchi. Ma adesso le cose sono diverse e non possiamo più fare finta di niente. È per questo che certe cose continuano a sconvolgermi.
Rosario Crocetta è l’attuale governatore della Sicilia ed è stato sindaco di Gela per diversi anni, oltre che impiegato Eni per un periodo della sua vita. Non può non conoscere il dolore che il petrolio ha regalato a quella città. Nel dicembre 2013 la sua giunta approva la legge di stabilità. Si parla di “scelte rivoluzionarie”, di solidarietà, di uguaglianza, di risanamento dei conti pubblici e di aiuti alle fasce più deboli.
Tra gli articoli della norma compare la diminuzione delle royalties da versare alla regione Sicilia da parte dei petrolieri dal 20 al 13%. Notare che le royalties erano state fissate al 20% solo l’anno prima quando si passò dal 10 al 20% su proposta del Movimento Cinque Stelle. E infatti quest’anno a parte qualche coraggiosa voce indipendente, sono stati quasi solo i grillini ad opporsi all’abbassamento delle royalties.
Perché Crocetta ha fatto tutto questo? Con tutti i problemi che hanno i siciliani, il governatore e la giunta della Regione dovevano farlo proprio ai petrolieri questo sconto? O che i petrolieri sono anche loro fasce deboli della popolazione?
Secondo i dati Istat relativi al 2012 e pubblicati nel luglio 2013, la Sicilia è la regione più povera d’Italia, con l’incidenza di povertà al 29,6%. Quasi una famiglia su tre. Perché dopo i veleni di Gela, e Priolo e Augusta e Melilli e Siracusa e i mari di Ragusa, anche lo sconto royalties? Perché non usare quei soldi, tanti o pochi che siano, per bonifiche, per risarcimenti, per migliorare, anche di un poco soltanto, la qualità di vita di queste comunità martoriate?
La storia ha però una sorta di lieto fine: a fine gennaio 2014, il Prefetto Carmelo Aronica, Commissario dello Stato per la Regione Sicilia, che esercita il controllo di legittimità dei disegni di legge approvati dall’assemblea regionale di Sicilia, ha bocciato la riduzione delle royalties con questa motivazione:
“il legislatore dispone che l’aliquota di prodotto dovuta dal titolare di concessione di coltivazione di giacimenti di idrocarburi liquidi e gassosi e di gas diversi dagli idrocarburi sia ridotta dal 20% al 13%, ma non si preoccupa di quantificare le evidenti minori entrate e la conseguente copertura dell’onere derivante“.
Resta la domanda: cosa farà Crocetta per migliorare la qualità di vita di chi vive vicino agli impianti petroliferi?
Per ora si è tornati alle storie di tutti i giorni: l’altro ieri infatti si è verificata un’esplosione alla raffineria Isab Sud a Priolo.
Qui una serie di video, uno più triste dell’altro, sui veleni petroliferi di Sicilia.