Prima di lasciare la lussuosa residenza di Mezhygirya, il 21 febbraio, il presidente deposto Viktor Yanukovich ha fatto gettare da suoi uomini migliaia di documenti nel lago artificiale accanto alla sua dimora. Dmytro Gnap, Vlad Lavrov e Oksana Kovalenko, tre reporter accorsi per raccontare la fuga dell’ex presidente, si sono subito accorti che le prove di tante loro inchieste galleggiavano sul pelo dell’acqua. Qualche carta si è salvata. I giornalisti ne hanno cercate altre: la casa straborda di altri documenti esplosivi, sarebbero più di 100mila. I giornalisti le hanno messe a disposizione di tutti i reporter d’inchiesta del mondo attraverso un sito Yanukovychleaks.org.

Pare che nella massa di documenti ci siano le prove dei collegamenti tra Yanukovich e i suoi compagni di partito: il gruppo di persone che l’opposizione chiamava “La Famiglia”. Per esempio, ci sarebbero i documenti che provano i passaggi di denaro alla Tanalit Ltt, uno degli asset degli Yanukovich, con sede a Londra. L’azienda nasconde una galassia di altre controllate: un impero finanziario che gravita attorno all’ex presidente. A guidarla, il suo commercialista di fiducia Reinhard Proksch.

La Tanalit era finita sulle prime pagine dei giornali ucraini perché era, secondo le accuse, la cassaforte dove la maggioranza parlamentare ucraina avrebbe dirottato oltre 58mila euro destinati, in teoria, al premio per studenti universitari intitolato al poeta Taras Shevchenko. Soldi che servivano a Yanukovich per ristrutturare le sue case. Della vicenda aveva cominciato a parlare Forbes.ua, prima che la testata fosse comprata da Serhiy Kirilenko, uno dei sodali del presidente. Qualcuno dei più stretti amici di Yanukovich ha iniziato a dare credito al nuovo governo. Come Sergey Kluyev: “Auguro buon lavoro al nuovo esecutivo”. Lo stesso che nel 2007 avrebbe acquistato l’ex appartamento del presidente al 10 di via Sichnevogo Povstannya per 7 milioni di dollari, un prezzo altamente fuori mercato. E ancora ci sarebbero le prove della volontà politica di punire la reporter Tatyana Chornovil, pestata a sangue a Natale 2013. Ci sarebbe anche un dossier che riguarda le Femen, le attiviste per i diritti delle donne che protestano a seno nudo.

“Posso dire che ci sono chiari segnali di riciclaggio di denaro sporco. Niente di sorprendente per un presidente che aveva a che fare con la mafia”, spiega Drew Sullivan, giornalista americano che da dieci anni lavora con i centri di giornalismo investigativo del sud-est Europa. Oggi dirige il progetto Organized crime and corruption reporting project (Occrp). Lo ha chiamato Vlad Lavrov perché mettesse a disposizione le sue competenze per costruire una macchina in grado di salvare i documenti e metterli a disposizione degli altri giornalisti investigativi. È nato così yanukovychleaks.org, la miniera di documenti online del presidente deposto. Ci collaborano una decina di volontari e altrettanti giornalisti d’inchiesta ucraini.

Robert Kaplan, direttore del Network internazionale di giornalisti d’inchiesta (Gijn), sostiene che un ruolo importante nella sconfitta di Yanukovich sia da attribuire alle testate di giornalismo investigativo che hanno messo alle strette il regime dell’ex presidente. Non è un caso che oltre ai giornalisti di Yanukovychleaks ce ne siano altri che stanno scavando tra i segreti del presidente. Uno è yanukovich.info, della ong ucraina Prep watch. Questi gruppi di giornalisti investigativi sono sostenuti da fondi internazionali, legati ad Open society foundation (del filantropo Georges Soros), il ministero degli Esteri danese e l’ente di cooperazione internazionale americano Usaid. Drew Sullivan ammette che il lavoro iniziato una sette giorni fa è solo all’inizio. “I primi articoli usciranno nel giro di qualche giorno, chiaramente ci sono delle piste. Ma per il materiale forte ci vorranno almeno un paio di mesi”.

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