Chi è colpito da una malattia, può sviluppare i migliori anticorpi per sconfiggerla. Per questo, credo che a Napoli possiamo essere attrezzati meglio di altri per affrontare i problemi. Per questo, a Sud si è sviluppato uno straordinario patrimonio di risorse e soluzioni contro le mafie. L’esperienza dell’antimafia, che è innanzitutto meridionale, è una delle più importanti storie civili del nostro Paese. E non ci racconta che il Sud è un romanzo criminale. Ci racconta innanzitutto che il Sud è la terra dove per la giustizia sociale c’è chi è pronto a sacrificare se stesso.

L’esperienza dell’antimafia non dimostra che il Sud è terra di povertà. Dimostra prima di tutto che è terra di ricchezza umana. Terra di un’umanità pronta a combattere il male e il crimine dove è più difficile. Lì dove c’è l’ingiustizia e il dolore. Lì dove c’è deprivazione e marginalità. Ed è qui, in questo profondo Sud, a Scampia come allo Zen, fra la polvere superficiale della povertà, delle mafie e dell’ingiustizia, che brilla la luce profonda di chi lotta per la giustizia e vuole costruire un altro mondo possibile.

Lo stiamo dimostrando con fierezza, a Napoli, con le Nazioni Unite al nostro fianco. Con le Nazioni Unite che hanno scelto Napoli, non perché sia la terra della camorra, ma perché è una città ricca di associazioni e umanità. Ricca dell’intensa rete di affetti di chi lotta contro il crimine, con più forza e caparbietà, perché semmai l’ha subito. La rete di chi è capace di ascolto e di risolvere i problemi. Il Sud delle soluzioni, non delle lamentazioni. Il Sud della giustizia, non della criminalità.

Grazie alle associazioni, e allo splendido lavoro del Comune di Napoli, qui c’è voglia di giustizia e di ascoltarsi: di stare insieme come comunità e di superare i problemi.

L’Unicri, l’Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia, infatti, ha scelto Napoli per un progetto bellissimo: “Voci contro il crimine”. Il racconto di chi lotta contro la criminalità perché vittima di violenza, ed è pronto ad aiutare gli altri per costruire, insieme alle istituzioni, una rete solidarietà, per rimarginare queste ferite e superare questi dolori. Unicri ha scelto Napoli perché Napoli è ricca di calore e di voglia di giustizia.

Ha scelto l’Italia, perché il nostro è innanzitutto il Paese di Falcone e Borsellino, non della coppola e della lupara.

Come italiani, non dobbiamo mai dimenticarci di questo. Non ci dobbiamo sottovalutare. Non dobbiamo pensare che siamo solo un Paese affetto da crimine e corruzione. Non tutti i Paesi che sperimentano alti livelli di violenza criminale e corruzione, maggiori di quelli che si registrano in Italia, hanno un’uguale capacità di opporvisi. Con forza di volontà, coraggio, intelligence. La mafia è diffusa in molte altre parti del mondo, ma non in tutte le parti del mondo abbiamo un movimento forte e autorevole come la nostra antimafia. Dobbiamo essere orgogliosi di questo. Dobbiamo capire la nostra forza, ribaltando le visioni più superficiali. Recentemente, ad esempio, si è discusso dell’Italia come il Paese con i maggiori indici di corruzione pubblica. Falso. I dati parlano di corruzione percepita. Allora, vi domando: noi italiani percepiamo che c’è tanta corruzione perché siamo oggettivamente più corrotti di altri, o anche perché non ci facciamo sconti e siamo pronti a criticarci con più forza perché vogliamo veramente un Paese migliore?

Io penso che, a Napoli come in tutta l’Italia, ci siano tanti problemi: corruzione e mafia, in primis. E ne dobbiamo parlare, non dobbiamo nasconderci. Ma c’è anche tanta voglia di combattere. C’è tanta voglia di costruire un altro mondo possibile.

Io so che “Voci contro il crimine” potrà rappresentare una buona pratica per quelle tante metropoli del pianeta, e sono la maggioranza, che hanno problemi criminali simili a Napoli, ma non un’uguale forza: città che non hanno sviluppato gli anticorpi che noi abbiamo.

Raccontare del nostro dolore e delle nostre ferite non sarà un segno di debolezza. Ma di forza. Perché i criminali cercano di tappare le bocca con più violenza a chi grida di più la sua voglia di riscatto. E il nostro grido di libertà non può essere silenziato neanche da mille cannoni.

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