Slitta ancora l’arrivo a Gioia Tauro delle navi con le armi chimiche di Assad. Questa volta la battuta d’arresto alle operazioni di trasporto delle sostanze chimiche siriane sarebbe stata determinata dalle condizioni dei container che avrebbero dovuto trasportare l’arsenale chimico. Si tratta in sostanza di materie tossiche appartenenti alla classe 6.1 e, secondo quanto riferiscono fonti siriane, i container non avevano i parametri di sicurezza previsti a livello internazionale. Secondo le stesse fonti, in Siria si stanno quindi costruendo i contanier adatti, in modo da garantire la sicurezza del trasporto, con la supervisione di esperti internazionali. Questo ritardo si aggiuge a quelli già denunciati nelle scorse settimane dall’ex ministro degli Esteri Emma Bonino. Tante riunioni in prefettura a Reggio Calabria, anche con la Protezione civile, ma nessuna indicazione sulla data in cui al porto di Gioia Tauro sarà effettuato il trasbordo delle armi dalla nave danese “Ark Futura” a quella statunitense “Cape Ray”, già arrivata nel Mediterraneo e ferma in Spagna.
Questo ennesimo ritardo, relativo alle condizioni di sicurezza dei container, rischia di riaccendere le tensioni in Calabria e fare riesplodere il fronte del “no” che nelle ultime settimane sembrava essere stato addolcito dalle promesse di Palazzo Chigi. Un fronte del “no” del quale fanno parte i sindaci dei Comuni interessati, i sindacati portuali e quelli dei vigili del fuoco che nei giorni scorsi hanno lanciato l’allarme sull’inadeguatezza delle attrezzature che serviranno durante la fase operativa.
“Il fatto che i container non hanno raggiunto i parametri di sicurezza – afferma il sindaco di San Ferdinando Domenico Madaffari – vuol dire che le nostre preoccupazioni non erano poi campate in aria. Le rassicurazioni del governo oggi capiano che lasciano a desiderare perché ci ha promesso qualcosa di cui non era al corrente. Oggi capiamo che quando Letta ci ha incontrato, a Palazzo Chigi, evidentemente gli standard di sicurezza a cui faceva riferimento non erano raggiunti. Abbiamo parlato solo con politico e non con i tecnici che dovevano spiegarci come avveniva il trasbordo. Ben venga questo ritardo in modo che tutto possa essere svolto senza rischi. Non abbiamo notizie dall’autorità portuale”.
Gli fa eco il sindaco di Gioia Tauro Renato Bellofiore che chiede nuovamente al governo di non fare arrivare in Calabria l’arsenale di Assad ma in un luogo più sicuro. Bellofiore sottolinea come “è stato giusto tenere alta l’attenzione. Alla luce di queste ultime notizie, sarebbe opportuno spostare in un altro porto l’operazione di trasbordo delle armi chimiche. Noi rimaniamo delle nostra idea. Stiamo subendo questa imposizione. Nel nostro pensiero, sicuramente non siamo favorevoli al trasbordo. Il governo Letta aveva promesso di convocare un tavolo con i sindaci. Speriamo che Renzi lo faccia al più presto. Prima che arrivino le navi”.
E se da una parte l’Autorità portuale di Gioia Tauro, attraverso il suo portavoce, conferma di apprendere le notizie solo dai giornali e di non avere ricevuto alcuna comunicazione dalla prefettura di Reggio Calabria, il sindacalista dei portuali Sul Domenico Macrì punta il dito contro il pressappochismo di chi ha sottovalutato le operazioni di trasbordo: “È quello che abbiamo chiesto sempre noi. Se se ne sono accorti ora è preoccupante. Perché si apprestano a fare delle operazioni senza conoscere la sostanza che dovrebbe essere movimentata all’interno del porto? Chiediamo di conoscere di che cosa si tratta. Noi non siamo pronti per ricevere quelle armi chimiche”.