Ennesimo fine settimana di cortei e tensioni a Caracas, dove ieri durante una manifestazione studentesca è stata fermata Francesca Commissari, fotografa italiana – di Reggio Emilia – residente da qualche anno nel Paese. Insieme ad una quarantina di manifestanti, la Commissari è stata portata via dagli uomini della guardia nazionale bolivariana durante una marcia nella plaza Altamira, uno dei punti chiave delle contestazioni studentesche anti-chaviste di questi giorni. A fare la denuncia poco dopo é stato il Sindacato nazionale dei lavoratori della stampa (Sntp). La fotografa è collaboratrice di El Nacional (tra i principali media del paese), che oggi, dopo aver saputo del fermo, ha pubblicato nella home page una sua fotogalleria con immagini del Venezuela. La Commissari ha trascorso la notte a Fuerte Tiuna, principale base militare del paese, dove fin da ieri viene assistita dai rappresentanti diplomatici italiani. “Francesca sta bene, non è in una cella ma in una stanza. Ho visto sia lei sia le altre persone portate via ieri sera”, ha detto all’Ansa l’avvocato Alfredo Romero, dell’ong Foro Penal Venezolano. “Siamo in attesa, ha aggiunto, che portino tutto il gruppo dal Fuerte Tiuna al palazzo di Giustizia per l’udienza sul loro caso. Sono tutti stati trattati bene”.

“Francesca vive in Venezuela da anni, sto seguendo da vicino la sua vicenda” sottolinea una ragazza di Caracas che condivide l’appartamento con la Commissari, citata dall’Ansa. “Siamo davanti al palazzo di Giustizia in attesa che portino lei e le altre persone fermate alla piazza Altamira per un’udienza giudiziaria”, racconta la ragazza, precisando che ieri ha iniziato a cercare Francesca “perché sapevo che era andata ad Altamira e non era rientrata a casa”. “Vista la situazione a Caracas e il fatto che si era recata a fare le foto in uno dei cortei degli studenti, mi sono preoccupata e ho iniziato a fare un giro di telefonate – continua – Poco dopo ho saputo che Francesca era riuscita a mandare un tweet tramite una terza persona nel quale avvisava che era stata fermata e che le avevano preso gli apparecchi fotografici”. “Ore dopo si è presentato a casa un capitano chiedendo del suo passaporto”, ha aggiunto, ricordando che Francesca, nata nel 1979, è in Venezuela da anni ed è autrice di “diversi servizi fotografici all’interno del paese, tra l’altro delle donne delle comunità indigene negli stati di Bolivar e Amazonas”. 

Le autorità legali hanno in programma entro domani – 2 marzo – un’udienza per pronunciarsi sul caso della fotografa, che potrebbe essere rilasciata, espulsa oppure sottoposta ad un arresto preventivo. In attesa della decisione, il sindacato della stampa ha convocato una protesta davanti al palazzo della Giustizia, proprio “a seguito dell’arresto illegale della fotoreporter italiana”. La vicenda della ragazza viene seguito con la massima attenzione dall’ambasciata italiana, che si é attivata con la procura, il ministero degli esteri e la “guardia bolivariana”.

Il fermo della Commissari e del gruppo di manifestanti è stato uno delle tematiche più seguite sulle reti sociali, dove tra l’altro circola una sua immagine, ripresa tempo fa, nella quale la stessa fotografa sostiene un cartello con la scritta “se fossi venezuelana sarei chavista“. Alcuni tweet hanno commentato il fatto definendolo “l’ironia della sorte”. La vasta “operazione speciale” portata a termine ieri a piazza Altamira da parte delle forze della sicurezza è stata d’altra parte oggi al centro di una “carovanA” di protesta organizzata a Caracas “contro la tortura e la repressione”. I manifestanti hanno tra l’altro chiesto il rilascio di diversi studenti detenuti e del leader di Voluntad Popular (destra), Leopoldo Lopez.

Domani a Caracas torneranno d’altra parte in piazza gli studenti, in quella che sará una nuova protesta contro il governo del presidente Nicolas Maduro.

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