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Cronache dal Niger – R-Esistenze africane

Sono figlio di un partigiano. Kent lo chiamavano in codice nella Vecchia Cento Croci. Una delle bande  dell’entroterra ligure-emiliano. Non ha mai preso le armi. Gli bastava il mulo per essere utile al comandante e agli altri partigiani assediati sul monte Gottero. Ha r-esistito anche dopo la resistenza. Con la tessera dell’Anpi e soprattutto col sindacato dei laterizi con la Cisl. Orfano in fretta solo per imparare la fatica di diventare padre per tentativi. E’ partito presto perché il cuore non ha retto alla vita minacciata dalla malattia del figlio. Il suo infarto fu come un’insurgenza.

L’Africa R-Esiste. Non fa che r-esistere. Muoiono in tanti prima dell’anno di vita. Altri scompaiono strada facendo. Scialuppa da dove l’umanità ha migrato il mondo. R-esistenze che si nascondono sulla sabbia e tra i mari che la circondano. La donne in prima linea e le carovane di resistenti che non ammettono di scomparire. Le centinaia di migranti che danno l’assalto alle reti metalliche di Ceuta nel Marocco della Spagna. Poi degli altri fili spinati nascosti nel mare e nel deserto. R-Esistono perché non possono farne a meno. La storia dei poveri si scrive tra le lacrime della vita.

La  prima guerra è stata in Liberia. Preceduta solo da variazioni sul tema in Croazia qualche anno prima. Le guerre si assomigliano nel risultato finale. Possono cambiare i metodi e le finalità. Il prodotto finito è simile. Profughi, sfollati, stupri e distruzioni. Visitavo i campi dove migliaia di persone aspettavano il giorno dopo. L’attesa di tornare alla casa che avrebbero trovato diversa. La violenza negli occhi e nel destino. I corpi predati dalla guerra e poi dal sistema umanitario globale. Le guerre reali non finiscono coi trattati di pace. Le guerre si fanno coi soldi e le armi.

La maggior parte delle guerre del mondo si fabbricano nell’Africa Sub-Sahariana. Secondo il rapporto ‘Barometro 2013’ i conflitti armati limitati e totali sono 18. Le guerre sono esportate e realizzate per rubare le risorse più preziose delle economie globali. Si generano per procura e si perpetuano per complicità. Sembra una maledizione divina tradita dalle circostanze. Un complotto per generare campi di controllo umanitario. Il rapporto presentato dall’Unhcr alle Nazioni Unite rileva che un quarto dei profughi e un terzo degli sfollati del mondo si trovano in Africa.

All’inizio come volontario per un paio d’anni. Poi come ‘passeur’ a tempo pieno ovvero missionario. In Costa d’Avorio al tempo della prima crisi politica degli anni ’90. La Liberia della guerra civile per sette anni. Prima, durante e dopo il regime di Taylor e delle bande armate di liberazione. Infine il Niger come terra di mezzo e saccheggio concertato. Fanno vent’anni di vita annotando nomi e scritture di transito. Sceso o forse salito per intercettare i migranti che si inseguono al sud di Lampedusa. Alcuni incontrati nel carcere di Marassi e gli altri al Porto Antico.

Jennifer ha traslocato ieri coi figli che nel frattempo sono saliti a 7. Il Centrafrica è lontano come una memoria abbandonata lungo la strada. Ha venduto tutto e rivendica solo la dignità cercata negli occhi e nelle mani. Samuel arriva al terzo giorno dopo essere stato detenuto a Sabha in Libia. Manca dal 2000 da Monrovia e dice di essere imbianchino, cuoco e baby sitter. Lei invece ha 16 anni ed è scappata da casa perché sua zia la picchia con cavi tessuti da fili della luce. Vorrebbe studiare quello che al suo paese non può. La Nigeria coltiva pozzi di petrolio e di ricca miseria.

Nei vari ritorni dall’Africa addolora vedere la Costituzione della repubblica manipolata e umiliata. La perdita delle proporzioni. La stolta ostinatezza della realtà barattata con l’astrazione che cresce nella politica e nell’economia. La violenza che mutila il destino delle persone che vorrebbero solo nascere. Cresce il rammarico per chi ha tradito ciò per cui non si è vissuto. Era fondata sul lavoro.

L’Africa R-Esiste. Non ama gli amori astratti. Gli odori e i sapori son reali. Come le donne e gli uomini che fanno ancora figli senza alchimie da laboratorio. Attraversa la storia e il destino come un vincitore sconfitto. Vive la vita neanche fosse la prima volta. Si vanta di cominciare di nuovo.

Niamey, marzo 2014