Il sito è quello ufficiale del Quotidiano del Popolo. Ed il gioco si chiama “Spara ai diavolacci”. Giocarci è intuitivo, non occorre sapere il cinese, a meno che non si sia interessati a conoscere la dettagliata biografia dei “diavoli”, termine denigratorio con cui i cinesi indicano i giapponesi, specie i criminali di guerra. Comunque sia, basta cliccare sulla faccia di uno di questi personaggi ed ecco che appare una pistola, con la quale bisogna cercare di colpirli mentre cercano di rifugiarsi nel tempio Yasukuni.
Pechino non ha nessuna intenzione di gettare acqua sulla polemica contro la preoccupante impennata del nazionalismo giapponese, interpretata dalle recenti uscite revansciste e negazioniste del premier Shinzo Abe. La cui recente visita al tempio Yasukuni, sorta di Milite Noto del Giappone, dove accanto a centinaia di migliaia di caduti per la patria, militari e civili, vengono “venerati” anche alcuni criminali di guerra, ha scatenato l’ennesima ondata di proteste nei paesi più colpiti dall’aggressione giapponese, Cina e Corea, i cui leader hanno sospeso ogni incontro ad alto livello oramai da mesi.
Il governo cinese, proprio in questi giorni, ha annunciato l’istituzione di due nuove feste nazionali. Una il 3 settembre, data della sconfitta definitva del Giappone nell’ultima guerra, l’altra il 13 dicembre, per commemorare il massacro di Nanchino. Massacro che i media giapponesi amano comparare con quello perpetrati dai nazisti sugli ebrei. Così, mentre Tokyo annuncia di voler rivedere per l’ennesima volta i libri di testo, per ridare orgoglio alla nazione, Pechino lancia la sua offensiva diplomatica internazionale con una lettera che decine di ambasciatori cinesi hanno inviato ai governi di cui sono ospiti per denunciare la pericolosa svolta giapponese.
Non solo. Il leader cinese Xi Jinping, che nei prossimi giorni compirà un’attesissima visita in Germania, ha chiesto ufficialmente alle autorità di Berlino di poter visitare il mausoleo dell’Olocausto. Simbolo, ha spiegato l’ambasciatore cinese She Mingde, di un popolo, quello tedesco, che ha ammesso i propri errori e attraverso un sincero ravvedimento, ha riconquistato la stima ed il rispetto della comunità internazionale. Indovinare a differenza di chi.