Come da tradizione storica nella pubblica sicurezza verde-oro, quando sorge un problema, la risposta è la militarizzazione. L’idea della segreteria di pubblica sicurezza dello Stato, è di non dotare questi agenti di arme letali, ma solo di teaser, manganelli, e puntando piuttosto a un addestramento nel combattimento corpo a corpo
L’avvio del Mondiali di calcio è ormai prossimo, ma di certo i numerosi turisti attesi sono ancora lontani dal Brasile, così come le partite in programma per il torneo. Eppure il pericolo di tumulti e la gestione dell’ordine pubblico che si annuncia difficile, sono le preoccupazioni principali delle autorità brasiliane e in particolare di quelle carioca. Come da tradizione storica nella pubblica sicurezza verde-oro, quando sorge un problema, la risposta è la militarizzazione.
E stavolta la trovata per cercare anche di dare un’immagine di controllo soprattutto all’estero, dove da mesi si cerca di inviare solo le migliori cartoline di Rio, è degna del folclore carnevalesco che anima la città nel weekend più caldo dell’anno. È stata infatti presentata alla stampa internazionale, l’armatura che sarà indossata da un nuovo nucleo di poliziotti appena costituito, il “Battaglione di pattugliamento nei Grandi Eventi”. Una protezione a metà tra il cinematografico Robocop e un giocatore di football americano, del peso di quasi 15 chili, che sarà utilizzata per il momento da 200 poliziotti del nuovo reparto. Appena inserita dai circuiti delle agenzie di stampa, l’immagine ha immediatamente suscitato ironia soprattutto sul web. Peccato solo che di ironico non ci sia poi molto.
Annunciata già lo scorso luglio, la costituzione del nuovo battaglione è dunque ormai realtà. Il nucleo scelto, composto al momento di circa 600 uomini della polizia militare, si affiancherà al Batalhão de Choque (Battaglione di Choc) e agli agenti della Pm già normalmente impiegati in strada. Obiettivo delle autorità è quello di impiegare il nuovo strumento soprattutto nel contrasto ai manifestanti più facinorosi e avvezzi al lancio di oggetti contundenti e alla violenza nel corso delle manifestazioni che si annunciano numerose e violente. La prima linea dovrà essere dunque ben equipaggiata. L’idea della segreteria di pubblica sicurezza dello Stato, è di non dotare questi agenti di arme letali, ma solo di teaser, manganelli, e puntando piuttosto a un addestramento nel combattimento corpo a corpo. Non a caso il training principale è rivolto proprio a questo aspetto. Non è escluso che già nei prossimi giorni possa esserci l’uscita ufficiale. Magari dopo carnevale per non creare confusione.
Piuttosto che il cercare di approfondire le questioni sociali alla base delle rivolte che da mesi infiammano quotidianamente le strade di Rio, così come quelle delle principali città del Paese, si cerca di reprimere il dissenso e di creare nuovi deterrenti. Questo sforzo umano ed economico non è però ripagato, come dimostrato sia dal crescente numero di manifestazioni, tumulti e scontri urbani, spesso estemporanee e disorganizzate, sia anche dall’aumento dei dati della criminalità.
La sicurezza, fuoco della gestione del governatore Sergio Cabral, mostra dunque le sue falle. Gli indici di violenza hanno subito un peggioramento drastico nel 2013. I dati sono stati divulgati eri dall’Istituto di Sicurezza Pubblico. Da gennaio a dicembre dello scorso anno è stato registrato un inquietante +16,7% di omicidi nello stato di Rio de Janeiro. Il 9,7% nel solo municipio della capitale Rio. Mese nero quello di Novembre dove, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente l’aumento per la sola capitale è stato del 32,9%. Anche nei reati contro il patrimonio le cose non sono andate meglio: nello Stato infatti, le rapine per strada ai danni di cittadini singoli hanno visto una crescita di quasi un terzo: +22,6% rispetto al 2012. Crescita del 32,9% invece per le rapine a negozi e centri commerciali.
Un’analisi sintetica e superficiale delle cause non è certo semplice. Di certo gli elementi principali sono due. Il primo è il contrasto alla criminalità: è evidente che non con una presenza militare (evidente anche nella pratica di pacificazione delle favelas), soprattutto senza un sostrato di investigazioni e di reale lotta al crimine organizzato si vada molto lontano. Il secondo è più sociale: la feroce disuguaglianza, l’aumento dei prezzi a due cifre per affitti, beni di prima necessità e tariffe, ha costretto molti all’emarginazione. Che lo stato sociale abbia problemi, i manifestanti lo urlano e continueranno a urlarlo per molto tempo, soprattutto identificando, a torto o a ragione nelle spese dei mondiali, la maggiore incoerenza e ingiustizia sociale degli ultimi anni.
@luigi_spera