L'agenzia di rating minaccia di declassare la Cassa depositi e prestiti, su cui punta Renzi per ripagare i debiti della pubblica amministrazione e andare incontro ai piccoli imprenditori. Precisa che "non è ancora chiaro come la Cdp verrebbe coinvolta", ma "la garanzia statale potrebbe violare la Costituzione"
Cambia il governo, resta l’ottimismo. Se l’ex ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, vedeva la “luce in fondo al tunnel”, il suo successore Pier Carlo Padoan sostiene che “è arrivata l’ora della riscossa“. Il numero uno di via XX Settembre annuncia che “abbiamo l’energia per riformare il Paese profondamente”, sottolineando che “dobbiamo rimuovere le strozzature che imbrigliano la nostra società e aprirci al contributo dei più giovani e di tutti coloro che sono impegnati a dare qualcosa di sé al bene comune”.
L’ottimismo di Padoan non è in linea con i timori di Fitch, che solleva serie perplessità sul piano economico annunciato settimana scorsa da Matteo Renzi. L’agenzia di rating minaccia di declassare la Cassa depositi e prestiti (Cdp), che gestisce i risparmi postali degli italiani, attorno a cui ruota il programma del governo (il premier punta infatti sulla Cassa anche per andare incontro ai piccoli imprenditori). “Il proposito di usare la Cdp per accelerare il rimborso dei debiti della pubblica amministrazione potrebbe mettere sotto pressione il rating della Cassa”, avverte Fitch, spiegando che un ingente aumento dei prestiti sul mercato probabilmente aumenterebbe la quota di passività di Cdp che non beneficiano di una garanzia statale.
“Renzi ha annunciato di voler rimborsare rapidamente tutti gli arretrati della pubblica amministrazione (nei confronti delle aziende private, ndr) possibilmente attraverso la Cdp”, aggiunge, precisando che “non è ancora chiaro come Cdp verrebbe coinvolta”. L’agenzia di rating spiega poi che “se il piano del nuovo governo venisse messo in atto e se si passasse interamente per il finanziamento sul mercato con un maxi bond da 50 miliardi di euro, la quota di passività non garantite passerebbe al 30%, dal 19% della fine del 2012. Ma è molto improbabile che il ricorso al mercato possa essere aumentato di un simile ammontare nel breve periodo”.
Una delle ipotesi per ripagare i debiti della pubblica amministrazione è che le imprese cedano i crediti di parte corrente alle banche e queste, in caso di morosità, li vendano alla Cdp entro un tetto annuo di 3-5 miliardi; lo Stato facilita l’operazione riconoscendo una garanzia statale sui debiti. “Questo meccanismo potrebbe non essere compatibile con i criteri di erogazione del credito di Cdp”, mette in guardia Fitch, “mentre la garanzia statale potrebbe addirittura violare la Costituzione che vieta al governo nazionale di garantire le amministrazioni territoriali”.