La diffusione della notizia ha provocato un'ondata di indignazione popolare che ha costretto la Giunta della regione autonoma a intervenire
Alla fine ce l’hanno fatta. Movimento 5 Stelle Alto Adige e giornali locali hanno costretto la Regione autonoma a fare marcia indietro sulle pensioni milionarie concesse ai propri consiglieri. Alla prima riunione del consiglio regionale, che riunisce i rappresentanti delle province autonome di Trento e Bolzano, il presidente Ugo Rossi è stato costretto a ingranare la retro e a dare il benservito ai 130 consiglieri ed ex che si preparavano a incassare la cifra record di 90 milioni di euro per le loro pensioni.
Ecco cosa ha deciso il parlamentino più a Nord d’Italia: intervenire anche in modo retroattivo sui vitalizi e le somme accantonate degli ex consiglieri regionali, abolizione di tutti i trattamenti pensionistici degli attuali consiglieri e costituzione di un fondo regionale da destinare ad interventi socio-assistenziali.
La Giunta regionale ha anche deciso di incaricare il professor Luca Nogler dell’Università di Trento di fornire, entro un mese, il quadro giuridico di un possibile intervento retroattivo su vitalizi, relative anticipazioni e sugli accantonamenti del cosiddetto fondo “family”. Sarà invece un disegno di legge, che verrà presentato dalla Giunta, a porre l’obiettivo di evitare per il futuro che la Regione debba continuare ad erogare i trattamenti pensionistici relativi alla legislatura appena iniziata. In futuro, hanno deciso i membri della Giunta, i consiglieri provinciali e regionali avranno solamente l’indennità. Mentre la pensione sarà privata e completamente a loro carico. Tutte le somme recuperate saranno poi destinate ad un apposito fondo regionale per politiche in campo di welfare e assistenza sociale. Che non è proprio il fondo per il microcredito che chiedeva l’M5S altoatesino, ma sicuramente un’iniziativa che va nella direzione auspicata dai consiglieri provinciali grillini.
La diffusione della notizia, prima sui giornali del territorio e poi sul Fatto Quotidiano, aveva provocato un vero e proprio terremoto e, sull’ondata dell’indignazione popolare aveva costretto la Giunta a provvedere alla prima occasione.