Dal 4% al 27%, con il sogno di nuova una speranza per l’Europa intera: la parabola di Alexis Tsipras diventa un film. La prossima settimana uscirà sugli schermi ellenici e anche su alcuni circuiti europei “Il Filo”, interpretato dal leader del partito ellenico di Syriza, il 40enne che ha dato il nome alla lista civica europea su proposta di intellettuali italiani come Andrea Camilleri, Barbara Spinelli e Paolo Flores d’Arcais, con la regia di chi lo ha seguito per un anno intero. Il film partecipa al 16 ° Thessaloniki Documentary Festival, ed è firmato da Alexandros Papanikolaou e Emily Yannoukou.
Dalla campagna elettorale del giugno 2012 fino alla chiusura di ERT nel giugno 2013: dodici mesi per raccontare chi è e cosa ha fatto il ragazzo nato ad Atene il 28 luglio di un caldissimo 1974 (pochi giorni dopo l’invasione turca di Cipro), con sullo sfondo i comizi, i palchi, i chilometri in auto e lo slogan “non combattiamo solo per il popolo greco, ma per quello di tutta Europa”. Nel giorno del “katarì deftera”, che di fatto segna l’inizio della Quaresima ellenica, in una Grecia depressa dai consueti report della troika che minacciano di non prestare più denaro salvo poi fare marcia indietro non appena si licenziano altri 5000 dipendenti pubblici, il docufilm su Tsipras è un segno di vitalità di un circuito socio-politico in lenta decomposizione, dove le elezioni anticipate sembrano ormai alle porte e dove proprio Tsipras figura tra i possibili vincitori. Il premier conservatore Antonis Samaras appare “azzoppato” dall’aver accettato sic et simpliciter i tagli e il rigore praticamente su tutto, con interi reparti dei nosocomi che ancora oggi chiudono i battenti lasciando i pazienti per strada. Mentre i socialisti del Pasok, per trent’anni padroni incontrastati del Paese, hanno raggiunto il minimo storico del 6%, con il leader Evangelos Venizelos attualmente vicepremier della larghe intese e ministro degli esteri, e toccato da scandali significativi come la Lista Lagarde assieme al suo predecessore Iorgos Papacostantinou.
Ed ecco che Tsipras, al netto di un provabilissimo voto di protesta che potrebbe di contro far lievitare i consensi per gli ultradestra dell’Alba dorata, tenta di giocare una carta nuova e in qualche misura rassicurante. Come si evince dalla pellicola, in numerosi passaggi sottolinea di non chiedere l’uscita della Grecia dall’euro, perché oggi sarebbe un danno e non un’ancora di salvezza. Puntando invece sulla ridefinizione del memorandum con i creditori, con politiche di sviluppo che affianchino la spending review e il risparmio ma senza mortificare i diritti. Alcuni suoi comizi, come si scorge in alcuni frammenti de “Il filo”, sono preceduti non solo dal tam tam mediatico sui social network di militanti o curiosi, ma da un megafono piazzato artigianalmente su un pick up che fa il giro della piazza cittadina dove di lì a poche ore ci sarebbe stato il discorso di Alexis. È su questi binari che si è sviluppata la sua campagna elettorale nella primavera del 2012, quando l’incubo del default ellenico era drammaticamente vicino, quando di notte si stampavano milioni di euro in dracme e in gran segreto, quando i Paperoni dell’Acropoli partivano in volo per Londra dove acquistavano cash appartamenti e immobili, per sfuggire alle indagini del magistrato ateniese che, quasi due anni dopo, prosegue in solitudine nelle sue inchieste su Lista Lagarde e fondi neri per armi acquistate dai tedeschi.