Tutti bocciati gli emendamenti, ma i partii che sostengono l'Italicum (quelli del governo Renzi più Forza Italia) toccano perfino quota 316. E intanto scoppia un nuovo caso sulla parità di genere. Il Salva Lega non eliminato, ma solo "accantonato"
La “larga maggioranza” a sostegno della legge elettorale comincia il suo cammino e diventa subito – all’esame dei primi voti a scrutinio segreto – una maggioranza più che normale, se non addirittura stropicciata: 341 voti nel primo, 316 nel secondo. In un primo momento sembrava quasi che fosse fisiologico visto che i deputati presenti nel pomeriggio sono stati circa 520. In realtà non bisogna dimenticarci che la maggioranza che sostiene il governo Renzi può contare – con tutti i parlamentari presenti a Montecitorio – su 394 voti, ma a questi vanno aggiunti i 67 parlamentari di Forza Italia che ha stretto una nuova intesa con il Pd giusto ieri. In totale dunque la base dei voti sarebbe stata di 461 e quindi nel migliore dei casi sono mancati 120 voti. Per la cronaca nel giorno della fiducia a Renzi a Montecitorio i sì erano stati 378 (con 599 presenti e Forza Italia votò contro, come si sa). Difficile insomma parlare con scienza di franchi tiratori, ma le probabilità sono alte.
Montecitorio ha votato (e bocciato) in tutto 7 emendamenti alla legge elettorale, di cui 3 con voto a scrutinio segreto. L’esame riprenderà domani alle 10. Il primo voto segreto è stato richiesto da Sel su un emendamento del Movimento Cinque Stelle firmato da Emanuele Cozzolino: prevedeva la soppressione dell’intero articolo 1, cioè dell’intera parte del sistema elettorale per la Camera. I contrari al primo emendamento sono stati 341, i favorevoli 188. Al secondo voto segreto sull’emendamento di Marco Di Lello (Psi) che chiedeva di aumentare dal 38 al 40% la soglia per ottenere il premio di maggioranza è stato bocciato con 316 voti favorevoli e 212 contrari. Nell’ultima votazione a scrutinio segreto l’emendamento di Arcangelo Sannicandro (Sel) che chiedeva di aumentare al 50% la soglia per ottenere il premio di maggioranza è stato bocciato dall’assemblea di Montecitorio con 325 voti favorevoli e 198 contrari.
Il punto è che l’Italicum rischia di slittare ancora e non chiudere, come aveva auspicato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, venerdì. Oggi ci sono state solo 7 votazioni, di cui 3 a scrutinio segreto, e venerdì pomeriggio l’assemblea non potrà riunirsi per permettere al gruppo di Fratelli d’Italia di partecipare al congresso. In tutto ci sono circa 200 proposte di modifica “scremate” dai gruppi. Sono 13 quelle che hanno ottenuto il parere favorevole del relatore di maggioranza Francesco Paolo Sisto (Forza Italia) e del governo, 31 gli accantonati. Inoltre c’è ancora da risolvere il nodo delle proposte di modifica accantonate, circa 31, su cui si riunirà il comitato dei 9 domani mattina (5 marzo) alle 9,30. Tra le norme non esaminate anche quelle che riguardano la delega al governo per la ridefinizione dei collegi elettorali, il Salva Lega (che pareva eliminato e invece è solo “accantonato”) e la parità di genere. In quest’ultimo caso tutti i partiti ne fanno una bandiera in queste ore, ma come spiega la deputata di Sel Titti Di Salvo “in questo contesto di teatro dell’assurdo gli emendamenti per migliorare il testo prevedendo il 50 per cento dei capolista donne e l’alternanza di genere nelle liste, firmati da deputate di tutti gli schieramenti, hanno avuto il parere negativo della commissione e del governo”.
Tra le forze di maggioranza la più critica è Popolari per l’Italia, gli ex Scelta Civica guidati da Mario Mauro: “Per l’Italia mantiene tutti i suoi emendamenti alla legge elettorale e chiede all’Aula su di essi un voto responsabile – ha dichiarato in Aula Gregorio Gitti – Difendiamo la dignità della nostra Costituzione. Non possiamo immaginare di essere semplicemente notai di un accordo esterno a questo Parlamento”. Va oltre lo stesso Mauro che a RaiNews24 dichiara: “L’accordo che prevede l’Italicum solo alla Camera dei deputati e in attesa di riformare il Senato è un pessimo accordo che peggiora un già pessimo accordo”.
Resta l’opposizione – con coloriture e motivazioni diverse – di tutte le opposizioni: Sel, Movimento Cinque Stelle, Lega Nord, Fratelli d’Italia. “Il Pregiudicatellum è anche peggio del Porcellum – affermano i deputati grillini – assegna i seggi ‘ad minchiam’ e fa sì che il voto del cittadino possa non valere nulla”. Un concetto ribadito poi in Aula dall’uomo delle leggi elettorali dei Cinque Stelle Danilo Toninelli.
Sinistra Ecologia e Libertà invece ha presentato un disegno di legge da far marciare di pari passo con la riforma elettorale che si occupi dell’incompatibilità, ineleggibilità e soprattutto del conflitto di interessi degli eletti. Il primo firmatario è il presidente della Giunta per le Immunità del Senato Dario Stefano (Sel) che lo ha illustrato in una conferenza stampa alla quale hanno preso parte anche esponenti del M5S. “Mi sembra un provvedimento di buon senso – spiega Serenella Fucksia – valuteremo all’interno del gruppo se sostenerla, ma credo che daremo il nostro appoggio”.