E’ tornato nella sua cella, nel carcere milanese di Opera, il capomafia Totò Riina, ricoverato martedì pomeriggio dopo un malore. Il padrino di Corleone si era sentito male e ha accusato vomito e dolori addominali: i sanitari del carcere avevano temuto un infarto – il boss è cardiopatico -, da qui la decisione di portarlo di urgenza nel reparto detenuti dell’ospedale San Paolo. Già ieri l’elettrocardiogramma ha escluso che si trattasse di un attacco di cuore. Per i medici ha avuto un’indigestione.

Arrestato dai carabinieri il 15 gennaio del 1993 col suo fedelissimo autista Salvatore Biondino, dopo circa un quarto di secolo di latitanza, al capomafia venne applicato subito il regime detentivo del 41 bis. Riina, che compirà 84 anni a novembre, deve scontare decine di condanne definitive all’ergastolo tra le quali quelle per le stragi mafiose del ’92, costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Borsellino, e per gli attentati nel Continente del 1993. Nel primo pomeriggio il padrino corleonese, ritenuto ancora nonostante anni di detenzione il capo della mafia, si è sentito male – lamentando vomito e dolori addominali -, mentre era nella sua cella. Il personale del carcere ha dato subito l’allarme e il boss è stato sottoposto a un primo elettrocardiogramma che ha evidenziato delle anomalie.

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