Dopo Generali e Seat, anche gli ex manager della Fondazione della banca senese finiscono al centro di un'azione di responsabilità. Ma il provvedimento riguarda anche gli istituti di credito che nel 2011 prestarono 600 milioni alla Fondazione
Dopo Generali e Seat Pagine Gialle, anche gli ex manager della Fondazione di Monte dei Paschi di Siena finiscono al centro di un’azione di responsabilità. Ma il provvedimento non riguarda solo la vecchia direzione dell’ente. Sono infatti chiamate in causa anche diverse banche creditrici.
L’azione di responsabilità, approvata dalla deputazione generale della Fondazione Mps, riguarda Mediobanca-Banca di credito finanziario, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Banca Imi. Ma anche Jp Morgan, che era l’advisor dell’ente in occasione dell’aumento di capitale 2008, e poi Barclays Bank, Bnp Paribas, Credite Agricol Corporate and Investment Bank, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Natixis, De Royal Bank of Scotland e Jp Morgan Limited. Ovvero il pool di banche che concesse alla fondazione un prestito di 600 milioni per la sottoscrizione dell’aumento di capitale deciso dalla banca Mps nel 2011.
La deputazione generale ha deciso l’azione di responsabilità “dopo aver esaminato il parere del professor Giorgio De Nova, che è stato acquisito dalla deputazione amministratrice in seguito all’incarico affidato a quest’ultima dalla deputazione generale”. L’azione di responsabilità coinvolge le ultime due deputazioni amministratrici (quelle in carica nel 2008 e nel 2011), mentre secondo quanto si apprende non sarebbero stati chiamati in causa i componenti delle due precedenti deputazioni generali.
Nelle stesse ore la Guardia di finanza ha dato il via a perquisizioni in varie città italiane inerenti – come spiega Mps – alle “indagini in corso da diversi mesi nel filone definito banda del 5% (cosiddetta perché su ogni operazione significativa pretendeva tale percentuale) ascrivibili a situazioni riguardanti la precedente gestione”. Una delle perquisizioni si svolge a Milano, negli uffici di Centrosim, società di intermediazione mobiliare con controllo esclusivo da parte dell’Istituto centrale delle Banche popolari italiane.
La perquisizione eseguita dal nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza è finalizzata a raccogliere prove documentali di operazioni svolte da Centrosim con Mps attraverso il broker Enigma. Alcuni broker di tale azienda sono già indagati nel filone sulla cosiddetta banda del 5 per cento. Le perquisizioni sono a carico di persone non indagate e sono finalizzate alla ricerca di prove documentali della truffa a carico di Mps ipotizzata dai pm di Siena. L’inchiesta ha 11 indagati, tra i quali ex dirigenti e funzionari di Mps e broker della società Enigma securities di Londra. La truffa ai danni della banca è stimata in circa 90 milioni di euro, circa la metà dei quali sottoposti a sequestro.
Da Bruxelles arriva intanto un avvertimento. Se Mps non produrrà utili per pagare gli interessi sui Monti bond dovrà tagliare altri costi, a partire dal personale. Un documento sulle motivazioni del nulla osta comunitario agli aiuti di Stato, citato da Repubblica, avverte quindi che in tale ipotesi “tagli addizionali di spese amministrative e del personale sarebbero necessari, fino a compensare il deficit con gli obiettivi di redditività al 2015 e 2016”.