Guerra di parole e strategie militari sul territorio. La sorte dell’Ucraina resta sospesa tra le minacce della Russia e il tentativo di mediazione dei ministri degli esteri riuniti tra Parigi e Bruxelles. Mentre gli Usa studiano nuovi metodi per isolare Putin e Mosca, l’Ucraina assicura: “Stiamo cercando soluzioni pacifiche”. Così, mentre è fallito il dialogo tra Washington e Mosca per trovare un accordo per risolvere la crisi, su richiesta di Kiev, l’Osce ha inviato una missione di 35 osservatori militari per vigilare sulle attività e le esercitazioni sul posto. Una decisione ritenuta necessaria alla luce dei movimenti delle ultime ore. In Crimea ad esempio, i filorussi hanno preso il controllo parziale di due basi missilistiche. La prima è quella di Evpatoria, nell’ovest della penisola. La seconda invece, si trova nel sud e si tratta della base di Fiolent, vicino al porto di Sebastopoli, che ospita la Flotta russa del Mar Nero. Secondo quanto riferito da un funzionario ucraino, Volodymyr Bova, nella base “ci sono dei missili ma sono disarmati”. Ma non solo, secondo le ultime notizie, il comando della Marina ucraina nella capitale è stato circondato da una cinquantina di soldati senza insegne, presumibilmente russi.
E mentre sul territorio continuano le tensioni, le forze diplomatiche sono al lavoro per trovare una soluzione concreta. Il Consiglio dell’Unione europea, come riferiscono fonti di Bruxelles, ha deciso di mettere in atto il blocco dei beni di 18 cittadini ucraini, parte del pacchetto di sanzioni deciso dal Consiglio esteri del 20 febbraio. Le sanzioni scattano “per appropriazione indebita di fondi dello stato”. La lista dei nomi sarà pubblicata nelle prossime ore sulla Gazzetta Ufficiale Ue. Un piccolo spiraglio per l’Ucraina arriva dalla Commissione europea: “Abbiamo messo a punto un pacchetto di supporto per l’Ucraina”, ha detto il Presidente Barroso, “che vale, sotto varie forme 11 miliardi nei prossimi due anni“. L’Osce inoltre, ha inviato una missione di 35 osservatori militari in Ucraina, su richiesta del governo di Kiev. La missione comincia oggi da Odessa, si concluderà il 12 marzo ed è disarmata. Di essa fanno parte rappresentanti di 18 Paesi, con Usa, Canada, Rep.Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Lettonia, Lituania, Norvegia, Polonia, Slovacchia, Svezia, Turchia e Ungheria. Lo scopo della missione è “dissipare le preoccupazioni su attività militari insolite”. Ma gli Stati Uniti alzano i toni, e l’ex segretario di Stato Hillary Clinton ha dichiarato: ”L’operato di Vladimir Putin in Crimea ricorda quello di Hitler prima della Seconda Guerra Mondiale”. La moglie dell’ex presidente Usa si prepara alla corsa per la Casa Bianca che scatta tra pochi mesi e cerca così di conquistare gli elettori moderati.
Dalla diplomazia Ucraina fanno sapere che l’obiettivo è quello di risolvere”pacificamente” la crisi con la Russia: lo ha detto a Parigi il ministro degli Esteri ucraino, Andrei Deshizia. “Noi – ha dichiarato il ministro ucraino dopo essere stato ricevuto al Quai d’Orsay dal suo collega francese, Laurent Fabius – vogliamo risolvere pacificamente questa crisi. Non vogliamo combattere i russi. Vogliamo mantenere un buon dialogo, buone relazioni con il popolo russo. Apprezziamo tutti i contatti possibili”. Ad esprimere la sua preoccupazione per una soluzione pacifica, è stato anche il presidente Giorgio Napolitano: “Quella dell’Ucraina”, ha detto in visita a Tirana, “una questione nodale e le tensioni devono essere rapidamente disinnescate sulla base della reciproca comprensione e avendo come base l’indipendenza e l’integrità del Paese”.
La Francia e la Germania vogliono proporre un “piano di uscita” dalla crisi in Ucraina che potrebbe essere discusso già oggi a Parigi, a margine di un incontro internazionale sul Libano al quale partecipano diversi ministri degli Esteri dei principali paesi, fra i quali l’Italia. Il piano franco-tedesco, ha precisato Fabius, torna su diversi punti dell’accordo del 21 febbraio concluso a Kiev dopo diversi giorni di violenti scontri fra autorità e manifestanti filo-europei: “un governo di unione – spiega Fabius – il fatto che i russi si debbano ritirare, il fatto che se ci sono milizie estremiste devono essere disciolte, e il fatto che la costituzione del 2004 venga applicata e si vada verso elezioni presidenziali”. Oggi a Parigi, diversi capi delle diplomazie europee – fra questi il ministro Federica Mogherini, il russo Serghei Lavrov, l’americano John Kerry, il tedesco Frank-Walter Steinmeier, e la responsabile della diplomazia europea, Catherine Ashton – si incontreranno a Parigi, per la seconda riunione del Gruppo internazionale di sostegno al Libano. La riunione, che ieri è stata spostata dal Quai d’Orsay all’Eliseo, sarà ovviamente dominata dalla crisi ucraina, come ha confermato lo stesso Fabius. All’ordine del giorno, la proposta di creare un gruppo di contatto sull’Ucraina della quale la cancelliera tedesca Angela Merkel ha già parlato con il presidente russo Vladimir Putin. La riunione assume un rilievo ancora maggiore alla vigilia del vertice europeo straordinario sull’Ucraina di domani a Bruxelles, nel quale potrebbero essere varate sanzioni contro la Russia in assenza di segnali distensivi nella crisi ucraina.
Il senato russo invece sta lavorando ad un progetto di legge che consenta di confiscare i beni delle imprese e dei cittadini americani ed europei in caso di sanzioni alla Russia per il suo intervento in Crimea. “Il progetto di legge prevede di dare tali prerogative al presidente e al governo per difendere la nostra sovranità dagli attacchi”, ha spiegato il senatore Andrei Klishas, capo della commissione sulla legislazione costituzionale, precisando che i legali stanno studiando attentamente il problema per sapere se la confisca degli attivi e dei conti delle aziende e delle persone fisiche è in contrasto con la costituzione russa. Ma in ogni caso non dubitiamo che corrisponda alle norme europee, basta ricordare l’esempio di Cipro“, ha proseguito ricordando che “tutte le sanzioni devono essere reciproche”.
Sul fronte dei rapporti militari si fa sentire anche la Nato che ha deciso di “rivedere la gamma delle relazioni con la Russia”, sospendendo gli incontri previsti e interrompendo la partecipazione di Mosca alla scorta delle navi che rimuovono le armi chimiche dalla Siria. A riferirlo è Anders Fogh Rasmussen, annunciando una più stretta collaborazione con l’Ucraina: “Questi passi – ha detto il segretario generale dell’Alleanza Atlantica – mandano un chiaro messaggio: le azioni della Russia hanno conseguenze”.
Seccata la replica di Mosca: “La Russia è molto delusa”, per la decisione “preconfezionata” della Nato presa “in violazione degli accordi” secondo i quali Russia e Alleanza Atlantica dovrebbero discutere preventivamente ogni decisione. Lo ha detto l’ambasciatore russo alla Nato, Grushko, affermando che è stato usato un “doppio standard”.
Intanto rimane alta la tensione sul campo. Secondo la tv della Crimea, a Simferopoli, però l’auto su cui si trovava l’inviato dell’Onu, l’olandese Robert Serry, è stata assaltata da dimostranti e uomini armati mentre Serry si recava all’hotel Moskva, nella capitale della Crimea, per una conferenza stampa sulla sua missione. L’inviato di Ban Ki-moon si è poi rifugiato in una caffetteria dove poi è stato prelevato e portato sotto scorta all’aeroporto di Simferopoli, per poi raggiungere Kiev.