Prima ha annunciato 23 licenziamenti giusto all’indomani della firma della convenzione con Palazzo Chigi e nonostante la società sia in utile. Poi non ha neanche concesso ai dipendenti uno spazio aziendale per riunirsi in assemblea. Infine, nei giorni scorsi, la proposta di ritirare i licenziamenti previa la rinuncia volontaria dei lavoratori a tutta una serie di prerogative su vasta scala, mentre ad alcuni è stata riservata la prospettiva della sola cig a zero ore con la messa alla porta dietro l’angolo. Ed è stato subito sciopero. Del resto con le continue provocazioni contrattuali del direttore-editore sempre più simile a un Sergio Marchionne di stampo editoriale, è naturale ipotizzare che la trattativa sindacale in corso all’Adn Kronos sia ancora tutta in salita. Anche perché il tema è piuttosto scottante, specie per le agenzie di stampa che campano di contratti di servizio con Palazzo Chigi e sulle quali incombe un progetto governativo di accorpamento il cui iter è stato interrotto soltanto dal recente cambio di governo. Ma al Cavaliere del Lavoro Giuseppe Marra detto Pippo poco importa. “Io non sono Marchionne, sono Marra”, commenta rivendicando che quella della sua azienda “è una normale esigenza strutturale e di rinnovamento”. E non gli mancano mica né il tempo, né le risorse, né gli amici di lunga data. Nè, tanto meno, la previdenza, come dimostrano le sue mosse degli ultimi anni.
Soltanto nel 2012, per esempio grazie al solo incarico di amministratore unico dell’Adn Kronos (di cui è anche direttore) ha incassato un emolumento di 875mila euro compresa l’indennità di fine mandato. In pratica poco meno del 10% di quanto la sua agenzia ha ricavato dalle convenzioni governative, cioè una decina di milioni su un fatturato complessivo di 21,3 milioni di euro. Senza contare che al “gettone” di amministratore di Adn Kronos spa va aggiunto anche quanto Marra percepisce da tutte le altre società del gruppo editoriale controllato dalla sua Gmc che il Cavaliere guida insieme alla moglie Angela Antonini. Per avere un’idea basta pensare che nel 2012 il consiglio di amministrazione della holding a capo del polo editoriale che dall’agenzia stampa ricava il 72% del suo fatturato, ha complessivamente incassato 1,581 milioni di euro sotto forma di compensi dalle controllate. “E’ normale – replica lui a ilfattoquotidiano.it – e comunque quest’anno non è più quello di una volta, perché ho abbassato il mio emolumento, perché non prendo mai la distribuzione degli utili. E se un’impresa non distribuisce gli utili non è più impresa, se non mi prendo i dividendi devo prendere qualcosa. La società, che è privata, è in utile perché cerco di non farla andare in rosso”.
Del resto Marra con gli affari ci sa fare. Soprattutto i propri. E non è solo merito delle amicizie che contano a Roma dove l’editore calabrese è arrivato nel ’63 diventando rapidamente amico di Angelo Albanese, ombra di Eugenio Cefis, presidente e padrone dell’Iri. E poi stringendo alleanze con Bettino Craxi, Pierferdinando Casini e soprattutto l’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga. Anche se si tratta di un patrimonio di conoscenze importanti, come testimonia il fatto che per festeggiare i 50 anni dell’agenzia il direttore-editore dell’Adn sia stato ricevuto dal capo dello Stato Giorgio Napolitano. Sarà stata l’aria che tirava, sarà stata la coincidenza temporale del contratto di leasing che stava scadendo, fatto sta che una delle ultime mosse del cavalier Marra, quella che nel 2010 l’ha visto scorporare gli immobili del gruppo e passarli sotto una società esterna di nuova costituzione (ma sempre di sua proprietà), è stata di grande preveggenza. In pratica, infatti, dall’Adn Kronos sono uscite (per passare prima direttamente sotto Gmc poi sotto la newco esterna Gpm) proprietà valutate quasi 12 milioni di euro, oltre a circa 5 milioni di riserve che sono state distribuite all’azionista unico sotto forma di dividendo. Insieme alle proprietà, poi, è tornato in capo alla capogruppo anche il contratto con cui la holding aveva concesso in leasing all’agenzia la sede di piazza Mastai Roma. Con un dettaglio: il contratto è scaduto poche settimane dopo l’operazione, mentre nel corso degli anni Adn, oltre ad aver versato alla controllante canoni annui da quasi due milioni, aveva apportato all’immobile migliorie milionarie. Altro dettaglio: il passaggio avvenuto (legittimamente) senza conguaglio in denaro ha determinato un decremento del patrimonio dell’agenzia di una decina di milioni.
Successivamente Gmc ha ceduto ancora una volta gratuitamente tutti gli immobili, anche quelli ricevuti in dote da Adn Kronos, alla neonata scatola del mattone della famiglia Marra, la Gpm. La nuova srl di Marra nel mattone, con pochi debiti e zero dipendenti, incassa ora dagli affitti di queste proprietà 3,18 milioni l’anno. E fra i locatari può contare anche sulla Adn Kronos, agenzia sulla quale però continuano a gravare 11,5 milioni di debiti, la metà dei quali verso i fornitori. Certo, oggi può ancora contare sul contratto di convenzione pubblica che è ampiamente sufficiente a coprire gli stipendi della totalità dei dipendenti (4,8 milioni di euro nel bilancio 2012). Ma che evidentemente non sazia gli appetiti del suo editore che ad aprile 2011 si è staccato anche una cedola da 4,64 milioni completando così l’opera di prosciugamento della riserva rivalutazione immobili da 16 milioni che due anni prima era in capo all’agenzia. Difficile, in ogni caso, capirne di più. “Cosa c’entra? Questa è un’informazione che riguarda la mia famiglia – risponde il direttore-editore interpellato in merito da ilfattoquotidiano.it– L’informazione è inesatta”. Eppure tra giugno e novembre 2010 c’è stato più di un atto ufficiale che ha portato al perfezionamento dell’operazione… “E’ una scissione di società, è normale, nelle società sono peanuts”, chiude.