Don Antonio Polese, intervistato dall'all news PiùEnne, minaccia il giornalista Claudio Pappaianni che ha scritto dei suoi legami con Raffaele Cutolo e della presunta origine camorristica dell'albergo ‘La Sonrisa’ di Sant’Antonio Abate (Napoli), location della fortunata trasmissione di Real Time
Il “Boss delle cerimonie” crede di parlare a telecamera spenta. E si lascia andare a minacce contro il giornalista dell’Espresso, Claudio Pappaianni. “La pagherà cara”, dice ai microfoni di Veronica Bencivenga, la reporter di PiùEnne (canale all news di Avellino) che lo sta intervistando. “Se vi permettete di toccare questo argomento avrete la querela. Ve lo dico già adesso” sottolinea. L’argomento che non si può toccare è la presunta origine camorristica del mega albergo ‘La Sonrisa’ di Sant’Antonio Abate (Napoli), la location della trasmissione di Real Time ‘Il Boss delle cerimonie’, reality trash sui matrimoni dell’entroterra napoletano.
Don Antonio Polese (vero nome Tobia Polese, come scritto nelle sentenze che lo riguardano), il patron della Sonrisa, ce l’ha con l’Espresso. Nei giorni scorsi il settimanale ha rivelato il contenuto di un colloquio in carcere tra Raffaele Cutolo e la nipote, in cui il capo della Nuova camorra organizzata (Nco) rivendica di aver investito 700 milioni di lire in un ex rudere spagnoleggiante “dove fanno il festival della canzone… adesso vale 60 miliardi… (di lire, ndr)”. Secondo gli inquirenti dovrebbe trattarsi proprio della Sonrisa, da decenni teatro della kermesse ‘Napoli prima e dopo’, appuntamento quasi fisso della programmazione estiva Rai. Polese smentisce di aver conosciuto personalmente Cutolo “anche se può darsi che sia andato all’udienza, per curiosità… ma non ci ho mai parlato”.
Non può smentire la condanna a due anni e sei mesi per favoreggiamento personale al capo della Nco per la vicenda della compravendita del Castello Mediceo di Ottaviano. “Eravamo cinque imprenditori insospettabili, fummo costretti a intestarcelo e Cutolo se ne volle appropriare. Volevano darci l’associazione a delinquere (in primo grado furono condannati a cinque anni, ndr), ma io avevo fiducia nella giustizia e la giustizia fu fatta per bene, ci hanno dato solo il favoreggiamento…”. Il Castello mediceo divenne la sede dei summit camorristici. Ma il boss delle cerimonie è ferito dall’inchiesta di Pappaianni, insiste sul fatto che Cutolo non c’entri nulla con la Sonrisa, anche se ammette che “certo, il Palazzo del Festival della canzone napoletana è questo qua!”. Dubita persino che Cutolo abbia mai detto quelle parole: “Non esiste proprio che abbia potuto dichiarare che lui aveva un palazzo dove si facevano le canzoni napoletane, lo vogliamo vedere questo verbale”. E i giornalisti che ne scrivono? “Sono capaci di inventare cose sporche” risponde.