Politica

Legge elettorale: perché la terra dei cachi è la terra dei cachi

“Quanti problemi irrisolti ma un cuore grande così” cantavano Elio e le Storie Tese e se non sapessimo che La terra dei cachi risale a Sanremo 1996 verrebbe quasi da pensare che alcuni estratti del testo siano dedicati a Matteo Renzi

E’ senz’altro grande il cuore di Matteo mentre siede in un paesino alle porte di Tunisi con cinque ragazze tunisine a parlare di primavera araba e democrazia; sprizza anima e nobili sentimenti da tutte le parti quando sciorina la sua visione di una presidenza italiana dell’Ue “che non sia solo un fatto istituzionale o economico, ma una fase di ideali, di valori e di speranze”. Peccato che nel frattempo in Italia sì-Italia no il mucchio dei problemi irrisolti stia raggiungendo l’altezza delle piramidi egizie.

Renzi ha promesso una riforma al mese e, costi quel che costi, non ci rinuncia. Poco importa se la riforma è in peggio: le mosse politiche di Renzi sono come il deodorante spruzzato sopra la puzza di sudore, che ottiene come risultato quella miscela acre e dolciastra insieme che dà immediatamente il voltastomaco.

Dunque ieri, mentre il premier discettava di massimi sistemi sorseggiando tè, le volgari questioni politiche nostrane venivano risolte con una spruzzata di deodorante sulla legge elettorale: grazie al geniale emendamento D’Attorre è stato proposto e poi accettato d’introdurre l’Italicum solo alla Camera. L’alibi ufficiale? A che scopo introdurre una nuova legge elettorale in un organo che si è deciso di abolire? La verità ufficiosa? Quale modo migliore per scongiurare le elezioni per un bel lasso di tempo (giacché il Senato richiede una riforma costituzionale – e dunque tempi molto lunghi per essere abolito – e andare al voto con due leggi elettorali incompatibili è completamente privo di senso)?

Gli scranni del Parlamento devono essere più comodi delle poltrone di Le Corbusier visto la volontà bipartisan di lasciarci le chiappe attaccate: perché che ci sia Monti, Letta, Renzi o Grande Puffo, abbandonato il gioco iniziale delle parti e qualche schermaglia da copione, va bene qualsiasi cosa purché si resti lì e ci si resti a lungo.

“Tanta voglia di ricominciare abusiva”, canta Elio: il Presidente del Consiglio sta dando il via ai suoi abusi edilizi sull’area – che dovrebbe essere – protetta dell’esausta speranza italiana, grazie all’appalto ottenuto truccando la buona fede della gente con la demagogia del cambiare verso.

Renzi non ha pensato neanche per un attimo di lavare davvero le ascelle del Parlamento e del Governo italiani; ha ritenuto che uno stuolo di facce più giovani, meno note e spesso già altrettanto impresentabili fosse un deodorante abbastanza forte per anestetizzarci l’olfatto.

Tanto in fondo la terra dei cachi è la terra dei cachi.