La fondazione di Comunione e liberazione ha deciso di rendere all'Agenzia di marketing turistico della riviera di Rimini, organo pubblico della stessa Provincia, i fondi che secondo i pm sono stati ricevuti irregolarmente
La Fondazione “Meeting per l’amicizia dei popoli” restituisce i soldi pubblici finiti al centro dell’inchiesta della procura di Rimini, che due mesi fa ha chiesto il rinvio a giudizio per i suoi vertici con l’ipotesi di truffa aggravata. Da parte della difesa della Fondazione l’ipotesi di truffa è sempre stata respinta – anche di fronte al sequestro preventivo da un milione di euro eseguito dalla Guardia di finanza nel 2012 – perché ritenuta “infondata”, ma ora la scelta di restituire i contributi ricevuti sembra aprire all’ipotesi di un ripensamento. Lo dimostra il fatto che il 14 febbraio scorso gli avvocati degli imputati abbiano offerto di propria iniziativa i fondi secondo la Procura ricevuti irregolarmante all’Agenzia di marketing turistico della riviera di Rimini, organo pubblico della Provincia tra l’altro in liquidazione per via della scarsità di fondi in vista dell’abolizione degli enti intermedi.
La restituzione riguarda i contributi ricevuti per gli anni 2010 e 2011 (40mila euro più 40mila) oltre al 10% dell’intero importo come eventuale quantificazione del danno morale (generalmente quantificato nel 10% del danno patrimoniale). In tutto risultano 88mila euro. Ma non finisce qui. Per le edizioni 2009 e 2010, infatti, la Fondazione del Meeting aveva ottenuto 310mila euro, oltre che dalla Provincia, anche da Camera di commercio di Rimini e Regione. L’amministrazione guidata da Stefano Vitali, del resto, ha accettato la proposta dei legali della Fondazione “sentito il conforme orientamento sia della Camera di Commercio sia della Regione Emilia-Romagna per la restituzione dell’analogo contributo corrisposto”.
È la stessa Provincia a chiarire che l’atto appena licenziato “trae origine dall’avvio delle indagini preliminari, da parte della procura della Repubblica di Rimini, nei confronti del presidente di Fondazione impresa Meeting per l’amicizia tra i popoli nonché nei confronti del legale rappresentante, del direttore generale e del responsabile amministrativo della Fondazione, per aver ‘artatamente rappresentato un deficit di bilancio della Fondazione al fine di ottenere contributi pubblici’. Le indagini si sono concluse con la richiesta di rinvio a giudizio”.
L’Agenzia di marketing, in quanto parte offesa, ha ricevuto il 13 gennaio la notifica dell’avviso di fissazione dell’udienza preliminare. “Contributi concessi, ricordiamolo, a un evento di primaria importanza nel panorama nazionale e internazionale che, sia per i temi trattati e le personalità intervenute che per la notevole affluenza di pubblico e il forte interesse che suscita presso i mass media, ha un forte impatto sul territorio riminese”, tiene comunque a sottolineare la Provincia. In realtà, l’inchiesta sul Meeting continua a far discutere non poco nei palazzi della politica riminese. La prossima udienza per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio dell’ufficio coordinato dal procuratore Paolo Giovagnoli è fissata per il 13 marzo: si discuterà dell’ipotesi di truffa aggravata a carico della Fondazione, del direttore generale Sandro Ricci, del responsabile amministrativo Roberto Gambuti e di Massimo Conti, amministratore con delega ai contratti.
Secondo le indagini portate avanti nei mesi scorsi e concluse dagli investigatori del Nucleo di polizia tributaria della guardia di Finanza e della procura, gli indagati avrebbero inserito nei bilanci perdite fittizie per richiedere, e ottenere, contributi pubblici a cui altrimenti non si sarebbe potuto accedere. Il meccanismo, secondo la ricostruzione dell’accusa, era quello di spalmare quote dei ricavi sulle società collegate: in particolare, i riflettori si sono accesi sull’attività di Evidentia srl, una società controllata al 100% dalla Fondazione e delegata alla raccolta delle sponsorizzazioni. I 310mila euro di fondi pubblici ricevuti da Provincia di Rimini, Camera di commercio di Rimini e Regione, sarebbero stati ottenuti proprio grazie ai rendiconti “ritoccati”. Prassi che, in più di un’occasione, la Fondazione ciellina ha smentito con forza.